Per la mia ostinata incapacità di accettare per buone le verità rivelate, specialmente quelle correntemente diffuse, non riesco a impietosirmi né per le masse (che non voglio qualificare) che tifano per ‘o stadio de ‘a Roma, né, e so che scandalizzo molti se non tutti, per chi sia senza tetto non per reali problemi fisici o di mancanza di lavoro ma, in un certo senso, per sua scelta. Mi impietosisco per chi lascia la vita sotto le macerie ingrassate dal profitto, ma non mi commuovono per niente per le parole alate, secondo me velatamente arroganti, di Renzo Piano che costruisce modellini, ma poi delega agli Ingegneri la costruzione e tutte le responsabilità che ne conseguono.
I morti ci sono, ma nemmeno i preti li piangono, il cardinale di Genova, per dirne uno, ri-lancia lo slogan : “Genova risorgerà più bella e superba di prima…” Bravo, grazie, prego, scusi. Ma i morti non risorgono, e se risorgessero farebbero bene ad andarlo a cercare, possibilmente di notte disturbandone la digestione.
Ma tornando ai senza tetto allontanati dagli stabili abusivamente occupati, posso dire che ognuno valuta le cose anche in base alle proprie esperienze di vita.
Per questo mi sento di affermare che ho girovagato per Italia e dintorni fin dall’infanzia seguendo mio padre che cercava lavoro nel dopoguerra; e nel dopo anni 60 ho cominciato a girovagare per mio conto sempre “appresso” al lavoro. e che con quel lavoro pagavo affitti che si mangiavano quasi tutto lo stipendio. Meno male che si lavorava in due (pessimi esempi per gli attuali standard coniugali, no?)
Penso che le eventuali fatiche, se così vogliamo definirle, che abbiamo fatto noi, o io, qui di casa e famiglia, non siano tali da non poter essere sopportate da molti.
Dunque non mi piace che si reclami il “diritto alla casa” prima di un eventuale reclamo di “diritto allo studio”, “alla ricerca”, “alla fatica” o al “Lavoro”. Tutti diritti, quelli appena enunciati, che si realizzano anche patteggiando, rinunciando a qualcosa non sempre inutile o semplicemente dandosi da fare.
Ora se è corretto denunciare se si mettono i bambini per strada allora ammettiamo che sia anche per lo meno corretto denunciare chi li ha fatti vivere tra i topi.
Ci sono strade e itinerari di vita indubbiamente faticosi a volte fino allo spasimo, ma prima o meglio prima di arrendersi all’abusivismo, all’arte di arrangiarsi, all’illegalità bisogna almeno tentare di percorrerle.
Ho apprezzato e voluto bene, anche se solo a distanza, ad una giovane donna sfrattata che diceva in una intervista tv: “non è che una non vorrebbe camminare con le sue gambe “(ecco il camminare, il percorrere di cui parlavo sopra) “ma se ti chiedono 600 o 800 euro per l’affitto non ce la fai.”
E allora questa è dunque, a mio parere, la dura verità, questa è la causa degli orribili modi di escludere: è stato abolito lo stato sociale, è stato tolto valore all’istruzione, si è lasciato che il liberismo peggiore abbia preso possesso (per dirne una) perfino della gestione degli affitti (ma potremmo parlare di sanità, di urbanizzazione, di strade e autostrade, di industrie). Ma abbiamo (hanno i sindacati in primis) accettato che si applicassero affitti liberi, in nero, esosi fino al parossismo. E non si ascoltano o appoggiano le lotte dei lavoratori a cui la cosiddetta sinistra è ridotta ha chiedere scuse tardive se non ridicole.
Ci sono, d’altro canto, brave persone che non chiedono “la casa aggratisse”, che non dicono “dove vado se non occupo?”, ma chiedono giustizia sociale.
Tutto il testo, consentitemi la volgarità per una volta sola, mi fa pensare a un’applicazione demagogica del “rutto libero” fantozziano. Parole sudice che escono da pessima digestione.
E concludo.
Totti, vigoroso paladino del nuovo stadio della Roma, mi era simpatico, ora meno.
Il popolo lo amavo, ora quello da stadio non lo sopporto.
Le cose serie sono altre.
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