Archivi del mese: Maggio 2018

Il Mercato, Imperatore nudo

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Ci sono due o tre ritornelli ossessivamente ripetuti dai cosiddetti esperti, giornalisti accreditati al saper tutto e opinionisti politici quattro stagioni.
Il primo dice:
“Il Mercato chiede nuovi tipi di lavoro, scordatevi le vecchie garanzie”
Il secondo dice:
“Sono gli effetti inevitabili della Globalizzazione
Il terzo, più spelacchiato dei primi due invece afferma:
“ Stiamo uscendo dalla crisi, non si può tornare indietro”.
Dimenticavo il quarto, anche perché forse è meno assoluto e più qualunquista, ma lo detesto con particolare fervore, che dichiara:
“Le ideologie sono morte, non c’è più ragione di parlare di destra e sinistra

Si potrebbe ribattere con numerose argomentazioni a tutt’e quattro.
Ma  qualunque individuo cittadino, fosse pure analfabeta e questa è una condizione molto più comune di quanto si creda, può vedere da sé l’illogica falsità che contengono.
Tuttavia, per amor di dialogo, vorrei condividere una banale riflessione o meglio una obiezione mutuata dalla frase che un’anima candida di ragazzino, scevro da servilismo e paure reverenziali, pronuncia nella famosa favola di H.C.Andersen I vestiti nuovi dell’Imperatore: “Non ha niente addosso!” ovvero, “L’Imperatore è nudo!” (seguono perplessità e risate).

I Re e gli Imperatori, che reggono oggi la nostra vita e il destino nel futuro ossia il Mercato e la Globalizzazione di cui sopra non sono, come vogliono farci credere, inviolabili despoti sacri e assoluti creati da alieni pericolosi sbarcati da una galassia ostile: sono il prodotto di scelte economiche e politiche e così via fatte da persone umane come noi (con stomaco, intestino, naso, occhi, mani e piedi e tutto l’ambaradàn) diverse solo perché (certamente non è poco) infinitamente potenti e proterve. Nel corso della Storia, che non si studia più e infatti nelle scuole sembra diventata materia secondaria, ancillare, meno importante di tutte le altre, sono cadute teste di Re, sono vacillati drammaticamente e infine caduti Imperi estesi almeno quanto quello odierno.
Inoltre è palesemente falso che si sia usciti dalla crisi come dimostra il fatto che siamo sempre più poveri e circondati da miseria, sempre più assaliti da paure per il futuro e sempre più rassegnati a rinunciare al welfare, al lavoro, alla sicurezza.
Se gli italiani, infine, non sono più interessati alla differenza tra destra e sinistra è solo perché sono palesemente più anestetizzati, rincoglioniti e passivi e sono troppi i giovani che hanno perso ogni spinta sia verso la costruzione di futuro sia anche verso la stima di se stessi e la propria dignità.
Ma provate a togliere ai suddetti le paghette delle le zie provvide, l’assistenza di genitori quattro stagioni o di nonni interventisti, togliete anche i w/e da sballo o il regalo dell’ultimo smartphone e ci si accorgerebbe che c’è molto bisogno di autentica e vivace sinistra.

A conferma del triste quadro cito solo una sconsolante battuta pronunciata da un giovane precario spettatore del concertone del primo maggio di questo 2018:

Noi non chiediamo di avere le condizioni dei nostri genitori: lavoro sicuro, welfare, pensione e tutele, noi chiediamo un minimo di dignità. –
A questo confuso e melanconico giovane, clonato sull’autentico modello del come ci vuole l’Imperatore, dovremmo rispondere :
Ma tu, ragazzo mio, e pensi davvero che rinunciando a sicurezza e welfare esista dignità? Pensi che umiliarsi aiuti a vivere come donne e uomini “degni” di proporsi al mondo e di rispettare se stessi? Pensi che autocommiserarsi sia utile compenso?
Ti sei perso qualcosa, anzi hai già perso tutto. Torna alla Storia, torna alla ragione. Torna a lottare per i diritti essenziali -.
(Ma prevedo che mi guarderebbe scocciatissimo, forse aprendosi una birretta).