Archivi del mese: febbraio 2018

Piccola Italia, in un fiume

Ponte fiume Aso

Nella piccola Italia delle cittadine poco conosciute e dei borghi lontani dal clamore, e che tali vorrebbero restare,  possiamo sorprenderci a riflettere sull’intensità del significato dei segni e significati che la percorrono e che sono sotto gli occhi di tutti a patto che si vogliano o sappiano vedere.
Questa immagine rappresenta del fiume Aso che scende dai Monti Sibillini ed è arrivato alla sua foce per gettarsi nel mare Adriatico che si intravede, come una nebbiosa linea verde-turchese, oltre agli alberi spogliati dall’inverno.
Sul fiume ed adiacente al mare corre una delle principali linee ferroviarie italiane, la Ancona-Lecce Adriatica. Lì vicino scorrono anche la Strada Statale n.16 e l’Autostrada A24.
Segnali intensi di vita in movimento che comunica, trasmette, collega. Segni della natura ed opere dell’uomo e della sua innata tensione verso il nuovo, l’altrove, l’esperienza, la conoscenza.
Il fiume Aso percorre una parte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, i monti azzurri che ispirarono, come noto, Giacomo Leopardi, sfiora diversi paesi e cittadine,  irriga la vallata che prende il suo nome, Valdaso. Passa e lascia il suo segno anche se negli anni poca attenzione è stata riservata al suo stato che richiederebbe cure adeguate.
Non posso fermarmi a guardare questa realtà, tuttavia, senza pensare ai segni di una vita millenaria e tuttora intensa che ci parla per dire, con la ruvida immediatezza che hanno i greti dei fiumi e la quotidianità, che non possiamo fermarci, non possiamo tornare al passato o piegarci a rimpiangere l’impossibile.
Ed è esattamente questo che fa un, pur breve ma ostinato, fiume: avanza sempre e si fa spazio, non ritorna mai indietro, anzi intorno alla sua presenza si generano altre esistenze, altre visioni, altri segni. Indifferente ai confini.

Piccola Italia in estinzione

PANORAMA DA MONTEFIOREIn Italia, nelle piccole realtà di paesi e località, e tutti sappiamo che la nostra è terra di piccoli centri e non solo di qualche grande città, ci si è omologati a una politica di puro profitto.
Si elimina tutto ciò che non rende in termini di denaro, si chiudono perciò servizi pubblici essenziali quali i piccoli ospedali, ambulatori, uffici postali, stazioni di Carabinieri. Il vigile urbano, se c’è, fa un turno di lavoro giornaliero (a volte suddiviso in due mezze giornate da dedicare a un altro borgo) e ovviamente lascia scoperte tutte le altre ore diurne e notturne. Si eliminano servizi bancari, infatti chiudono perfino i Bancomat.
Questo argomento, che avevo sottolineato ieri in un commento ad un post, viene trattato questa mattina su La7, nella trasmissione Coffee break dove è stato mandato un servizio sulla chiusura dei servizi nei piccoli paesi, ad esempio il bancomat, in questo caso della Sabina (non vanno troppo lontano…) che possiamo considerare come emblematici di centinaia di altri luoghi dove pure i bisnonni devono arrancare per chilometri per prelevare cento euro o la pensione. E poi nascondere il mini tesoretto in casa rischiando quello che tutti sappiamo.
Gli abitanti delle piccole realtà locali, e a volte i territori delle città di provincia, che hanno un contorno di terreni, colline, montagne abitate da piccolissimi borghi, casolari, fattorie, piccole imprese artigiane esposte al pubblico, devono oggi assistere impotenti ai crimini e devono subire frequentissimi casi di furti, scassi e violenze gravi, fino alla morte, contro persone che vi abitano o lavorano.
Adesso non parliamo di chi delinque. Il male esiste.
Esiste anche un proverbio dei bisnonni che recitava: “l’occasione fa l’uomo ladro”.
Il problema oggi è che non solo il ladro può essere armato fino ai denti come un mercenario, ma è stata spazzata via l’etica dei rapporti sociali. L’occasione, attualmente, fa e favorisce il delinquente e siccome non possiamo davvero affermare che si viva nel “migliore dei mondi possibili” ossia in una utopica landa della felicità, trovo davvero sorprendente (come direbbero gli Angela) che tra i diritti civili che strenuamente tutti difendiamo non si comprenda il diritto di essere difesi civilmente nella quotidianità. E non difesi in armi, ma prevenendo il crimine ripristinando servizi, tutela del territorio e perfino i suddetti ed indispensabili bancomat e la rete, che consenta pagamenti online, ma che non raggiunge tutta l’Italia
L’Italia è forse il paese più bello del mondo, le sue realtà rurali, montane, marine, quelle immerse nella natura, quelle che ostinatamente continuano a vivere solo perché qualche meravigliosa famiglia di artigiani o contadini o allevatori o semplicemente persone che amano la loro terra ricca solo di tradizione e relazioni modeste ma vive, questa Italia è una delle parti migliori della nostra cultura; ma non rende in termini di consumi perché sovente ha dovuto lasciar partire figli, figlie e nipoti e continua a vivere di lavoro e sussistenza. Non rende perché sarebbe improduttivo installarvi un Centro Commerciale francese o tedesco o multinazionale. Non rende perché si pensa che il servizio pubblico, sia esso sanitario, dei trasporti o della tutela del paesaggio o dell’ordine si vuole e impone, incostituzionalmente tra l’altro, che diventi produttivo. Perché può accadere che i suoi abitanti ancora oggi si facciano il pane o i dolci o il formaggio in casa, allevino quattro polli e due galline, rammendino i vestiti, riparino ancora le suole delle scarpe, si pitturino i muri di casa e aggiustino le finestre: pessimi clienti, dunque, per Carrefour, per Panorama o Leroy Merlin… o per Intimissimi e Benetton.
Dunque si lasciano morire. E se qualcuno si spaventa un po’ di più se ne andrà anche prima. Meglio.
Il profitto, invece no, il profitto non deve morire, e le persone? Poche e inutili, meritano l’estinzione, e se l’assenza di un intervento ospedaliero salvavita o la presenza di una criminale mannaia provvedono non sarà così grave.