Archivi del mese: gennaio 2018

C’è una Scuola da difendere

V A 2004 001

una mia classe agli Esami di Maturità

Leggo (ormai inizio spesso così) sulle bacheche di social post e commenti in cui si parla di fatti che accadono, in questo periodo, nelle scuole. Leggo commenti di studenti, di ex studenti, di genitori, di prof (di ogni ordine e grado).

Leggo di: – docenti scherniti e a volte picchiati da loro studenti – di docenti presi a botte da madri e padri allertati dal ragazzino per fatti irrisori (rimproveri) – di docenti filmati mentre sono sottoposti a sommosse costruite ad arte
ma anche
– di insegnanti che maltrattano con atti e parole piccoli al nido (!) o alla materna – di insegnanti che tranciano e trinciano giudizi come se stessero affettando un merluzzo surgelato – di docenti che seducono, plagiano e ottengono prestazioni sessuali dalle loro studentesse (ma non mancano nemmeno molestie ai maschi).
Di fronte a tutto questo alcuni generalizzano, altri tirano giù santi e beati, altri decidono che la scuola sia da buttare, a vantaggio delle private sulle quali, tuttavia, si abbattono i recenti scandali. Probabilmente accade perché è facile attirare l’attenzione su quello che non va, sulle violenze, sugli abusi; mentre poco interessa alla nostra valutazione, malata di sensazionalismi mediatici, parlare di quello che va bene. Poco si sa parlare di buone pratiche, di bravi docenti, di ragazzi che vanno a scuola con fatica (perché no) ma tutto sommato ben motivati Ci avevamo provato con La Scuola che funziona messa in rete da Gianni Marconato tempo fa, e di questo network il documento più significativo è, e rimane, Il Manifesto degli Insegnanti, una bella esperienza. Adesso di buona scuola si parla, ed è giusto e corretto lo si faccia (a patto che non diventi una vetrina per dire solo “sono innovatrice/ore: quanto sono brava/o); ma si dice poco se funzioni o meno, molti bravi docenti dicono di no e motivano; altri di sì. Non è questo il mio temino di oggi. Scrivo infatti tutto questo sollecitata sia da recenti denunce verso maestre picchiatrici, sia dagli attuali fatti di abusi sessuali di insegnanti (di scuole pubbliche, ma anche di illustri Istituti privati apparentemente insospettabili, ma va a capire). Non difenderei nemmeno per un miliardo di euro né con parole, né con azioni chi alza le mani, chi insulta, chi abusa di un minore. Sono “debolezze” che considero un vizio irresponsabile, violento, odioso. Non sosterrei mai, allo stesso modo, chi tenti ipocritamente di coprire vicende che coinvolgono bambine o bambini, ragazze o ragazzi e tanto meno quegli orribili docenti che, approfittando del ruolo, plagiano le persone che dovrebbero educare.
la mia cattedra, di Italiano

io prof in classe, con un mio studente, alla cattedra, gli altri nei banchi

Però difendo la scuola come istituzione, come corpo dei lavoratori docenti dei quali la quasi totalità è preparata, impegnata e in buona fede. Un corpo docente immerso nella realtà e che si confronta quotidianamente con una nuova dimensione giovanile complicatissima, distratta da tanti fattori che sappiamo, a volte priva di riferimenti famigliari importanti, sollecitata compulsivamente da mille esempi a volte fuorvianti. Non tiro in ballo liberismo, culto dell’immagine, perdita di valori e simili “catastrofi”; li conosciamo già. Però chiederei, se ne avessi autorità, ai bravi insegnanti di non coprire mai le scorrettezze, i sospetti, le violenze, le (lasciatemele chiamare così) turpitudini di quei pochi che sporcano la scuola e il lavoro onestamente svolto. Abbiamo bisogno, per i nostri bambini, ragazzi e giovani, di messaggi chiari e puliti. Se un docente sbagliasse perché si è dimenticato una data, una forma sintattica o una formula dobbiamo sapere che il primo a preoccuparsene e a rimediare sarebbe essere lui stesso, e non deve essere disprezzato per questo. Se invece un docente picchiasse un bambino, se si permettesse di avere comportamenti equivoci, se addirittura intrattenesse o richiedesse prestazioni sessuali a un minore non deve essere coperto e tanto meno giudicato con indulgenza perché non solo compie reato con effetti irreversibili, ma danneggia tutto un sistema di Istruzione che nonostante tutto funziona, che può funzionare meglio, ma che in ogni caso è essenziale funzioni per il futuro di tutti. Per questo difendo la scuola, la scuola pubblica soprattutto, dalla ipocrisia, dalla malevolenza, dalle calunnie ma anche dagli interessi di chi vuole metterci sopra le mani.

A proposito di Marino, il breve

C’è una bella analisi, di Anna Lombroso, sulla vicenda dell’ex sindaco detronizzato che possiamo leggere in Sale Marino
L’analisi tocca molti punti importanti, tra questi ho scelto quello, ben noto, che è stato più volte comunemente sintetizzato in “Marino sarà anche onesto, ma l’onestà non basta a fare un buon politico”; ma Lombroso ne dice molto altro.
Per quanto mi riguarda mi limito a una breve osservazione.

La questione #onestà è molto cara, come noto, agli slogan dei cinquestelle; e d’altronde come negare che possa suscitare adesioni e come negare sia questione che scotta.
Ma è proprio vero che essere onesti non è sufficiente.  Facciamo attenzione però, questo non deve e non può bastare a farci digerire i tanti mascalzoni, imbroglioni e corrotti che circolano serviti e riveriti nelle autostrade della politica.
Dobbiamo badare bene, specie in tempi di campagna elettorale, a non farci intortorare dai discorsi del tipo: beh non sarà onesto, ma è abile; certo è corrotto, ma sa far soldi; ok è un lestofante ma sa muoversi. La disonestà genericamente intesa, non è come la medicina amara, ma che fa passare la febbre; la disonestà è invece come la pallina di zucchero che Pinocchio pretendeva promettendo di prendere la medicina che poi era pronto a rifiutare.
E molti, troppi, per quella pallina di zucchero ingurgitano il liquame ringraziando.
Tornando alla scelta di un partito a cui dare fiducia e della persona che ci dovrebbe rappresentare in quel partito e poi nelle istituzioni,  non dovrebbe sfuggire a nessuno, ma questo non accade, che se un partito è costretto a cercare altrove dal suo ambito persone che possiedano le altre indispensabili qualità, e non solo l’onestà, allora cade, e cadiamo noi, nelle mani dei cosiddetti e nefasti cosiddetti tecnici.
Le qualità politiche indispensabili come la competenza, la lucidità nel momento delle scelte, l’intelligenza (pare strano dirlo), una buona cultura, la capacità di analisi dei problemi, una forte tempra morale portatrice di valori condivisibili, e via dicendo, dovrebbero essere considerate essenziali e fondamentali.
Ma ahimè i nostri non sono tempi maturi, almeno a me sembra, per tutto questo. Questi sono i tempi in cui si considera dote politica il saper apparire e comunicare. E dal nostro berlusconuccio al megatrump è tutto un orrore.
Del resto dove sono le strutture e le istituzioni formative?
Tra poco si affermerà che uno strumento elettronico robotizzato o meno valga quanto un bravo insegnante, se non di più.
Del resto la nostra scuola è stata depotenziata, il nostro liceo viene sfoltito come un barboncino e la nostra Università è qualcosa di cui si parla solo per esibire intelligenze migranti o, oggi proprio oggi, sfilate di moda.
E il cerchio si chiude.
Una proposta moderata?
Ce l’ho: diamogli fuoco.
(dimenticavo, e spargiamo sale sulle ceneri)

Colpe di poveri e moderni untori

ragnatelaSì lo so, io cito troppo spesso Manzoni. Non lo fo per piacer mio, potrei dire, ma perché vi trovo tante realtà immutate che i lettori frettolosi e conformisti preferiscono, da decenni, ignorare.

È, ad esempio, il caso di Renzo, scambiato per untore.
Ma è soprattutto il caso degli untori, persone in realtà mai esistite, e non poteva essere diversamente, accusati però dall’ignoranza popolare, accortamente guidata e insufflata ad arte dal potere del tempo, di spargere un morbo fatale e mortale diffuso dalla guerra, ignorato per inettitudine delle autorità, aggravato dalla carestia e contro cui ogni cura era inutile.
Una sorta di livella che, tuttavia, nel romanzo ha una sua funzione, e nella Storia un fondamento serio. A margine possiamo solo aggiungere che le epidemie di peste nera furono, in passato, ricorrenti e drammaticamente fatali.
Gli untori non sono mai esistiti, ma facevano comodo.
Gli untori diventano un modo per trovare un colpevole facile, comodo e contro cui si poteva convogliare e scatenare una rabbia popolare che tutte le autorità temevano.
Fantocci che non esistevano e molto utili. Infatti pur non esistendo avevano quella loro funzione strategica: c’era l’epidemia di peste con annesse carestia, dolore, perdita di beni e persone, morte ineluttabile?
Bene: Dagli all’untore! (*)
Ed anche oggi si fa così. Se ci pensiamo un attimo troviamo tante analogie. E per non scomodare questioni internazionali ( e ce ne sarebbero, in parecchi infatti stiamo ancora chiedendoci a cosa sia servito abbattere regimi dittatoriali, guerrafondai, dotati di armi chimiche o che sgranocchiavano bambini a colazione se poi non sono sparite né dittature, né guerre, né minacce nucleari, né violenze di morte sull’infanzia e le creature più deboli ), vorrei sottoporre all’attenzione di rari, eventuali ma cari amici lettori le questioni dei disservizi nelle nostre città dove poco o nulla funziona bene: dalla sanità all’inquinamento, dallo smaltimento dei rifiuti alla regolazione del traffico o alla eventuale mancanza di cura dei beni artistici e così via noi siamo quotidianamente ad accusare qualcuno.

Se vai in Ospedale te la prendi col medico o col portantino, se vai a spasso e ti ammorbi di gas te la prendi con chi guida l’automobile, se vuoi buttare l’immondizia e trovi i cassonetti pieni e schifezze per terra te la prendi con gli addetti alla nettezza urbana e se c’è l’ingorgo te la prendi coi vigili, se scoppia un’autocisterna in autostrada te la prendi con la distrazione dell’autista.

Ah dimenticavo: se il pupo o la pupa di casa vanno male a scuola allora abbasso la maestra, dagli al prof e così via. Ma la cosa è reciproca in questo caso (al mondo c’è giustizia finalmente! e qui ricito il mio Manzoni) perché se il fanciulletto o la pischella sono maleducati, arroganti e non studiano allora il docente se la prende con la famiglia.

Insomma l’ UNTORE va via come il pane, l’untore è trendy, l’untore ci salva.

Devo aggiungere qualcosa? Non mi va di ripetere un pippone rabbioso contro il sistema a 360°, ma quello è.
Ho poca speranza che qualcuno si unisca per, almeno, borbottare “dagli al sistema” anche senza sprecare nemmeno un esclamativo. E restiamo dentro a una rugiadosa ragnatela che, piano piano, ci divora facendoci odiare il prossimo.
Con affetto

Serena 

(*) (Un po’ come con le streghe medievali, senza nemmeno una farsa di processo)