Dopo la spaventosa scossa di questa mattina nelle tv continua, enfatico, il macerie-show (che più macabro e spettacolare non potrebbe essere) naturalmente intervallato dalla prescritta pubblicità. Più strazianti sono le scene: la carrozzina dell’invalido spinta a passo di corsa, donne e uomini sotto choc che non sanno dove andare, le suorine che scappano in frotta come rondini in fuga dallo scoppio di un fucile, le persone inginocchiate davanti a una basilica crollata, le mani sul viso di chi nasconde le lacrime, maggiore è l’attenzione suscitata e lo share vince.
Durante il macerie-show si sottolinea, con grandi sospironi di sollievo, che non ci sono state vittime.
Beh sì, non ci sono scappati morti, almeno fino ad ora; e tuttavia come non chiedersi che vita attende chi adesso è rimasto senza nemmeno un cambio di biancheria, senza le sue cose, senza casa, senza il suo paese e spesso senza il suo lavoro.
Parcheggiati in anonimi ma ospitali “hotel della costa”, cosa accadrà di questa gente dei paesi delle Marche, del Lazio, dell’Umbria che fino a poche settimane fa viveva laboriosa e fiera, silenziosa e parcamente ospitale, ma comunque bastante a se stessa, spesso arroccata sulle sue montagne e in paesi dove la vita non è mai stata facile, in piccoli borghi annidati come nidi di falchetti su rupi e nella vallate che quasi nessuno conosceva, ma dove forti e antichi erano i legami, le tradizioni, la vita sociale . Che ne sarà degli agricoltori di terre avare ma amate, di allevatori, di artigiani, di pastori dalle bocche silenziose e mani sapienti? Che ne sarà di quelle parlate dialettali ancora vive che potrebbero fare la fine di quelle lingue che più non si sanno?
Dopo gli abbracci di rito, dopo le comparsate di Errani, dopo le folgoranti visite premieresche cosa sarà di loro? Ci sono borghi che dicono che non sono ancora arrivate le telecamere né la protezione civile e i soccorsi; e non sanno nemmeno se mai arriveranno.
E quando il premier dice “ricostruiremo tutto” sapete tutti cosa intende? Normative, leggi, mutui, prestiti, ricostruzioni in attesa di eventuali rimborsi, regolamenti fino a ieri del tutto estranei a una popolazione che, giova sottolinearlo, era bastata a se stessa.
E allora io mi permetto di dire che anche il patrimonio artistico, peraltro fino a ieri praticamente sconosciuto alle masse (che ad Amatrice andavano per i bucatini e a Norcia per le salsicce o il pecorino), quel patrimonio di chiese, edifici, opere d’arte potrà forse essere restaurato almeno in parte, ma quelle vite di persone vive non saranno più come prima e in nessun modo saranno restituite a se stesse se non per quella parte che il coraggio e la fierezza personale potranno consentirlo.
Tanto più futile e scandalosa, dunque, a mio modesto avviso, sia l’esibizione di promesse “non lasceremo solo nessuno, tutto sarà ricostruito”, sia l’enfasi cafona per la cosiddetta Nuvola ieri inaugurata a Roma Eur; e non solo per il suo visionario-vanesio ideatore, ma per lo spreco che grida vendetta.
E chi quei luoghi conosce e ama spera, io spero, che vendetta ci sia.