Non è per ostinarsi sull’argomento, ma la questione #petaloso a me pare davvero un sintomo, anzi direi meglio una sindrome della abituale scarsa modalità di relazione con l’infanzia che, invece, si dovrebbe ascoltare sempre.
In realtà il bambino, e certamente non solo quel bambino, tende liberamente a creare, inventare, fare: questo si chiama, o si può chiamare anche, gioco.
Il gioco è con le cose, gli animali, le persone, le occasioni, ma sarebbe meglio più in generale dire: con le sue relazioni verso l’esterno di sé e verso se stesso.
Un bambino gioca coi suoi piedi, incrocia gli occhi, prova a sputare e magari fa anche una gara di sputo o di pipì (quello lo fanno i maschietti) per vedere chi arriva più lontano.
In questo gioco, a un certo punto, entra anche il linguaggio verbale.
Potrei elencare,e non solo lo potrei io ma tanti genitori, le parole o i giochi di parole “inventate” dalle mie figlie da piccole (e non solo da piccolissime).
Non ci si dovrebbe sorprendere.
La cosa sorprendente, caso mai, potrebbe essere che quel bambino specifico si sia messo a giocare con le parole a scuola; luogo di solito in cui si adotta un codice e ci si attiene alla regola.
In realtà quello che sorprende me è che la maestra si sia sorpresa.
Ma la sorpresa è spesso un momento bello, meglio, no?
PS: ho letto da qualche parte che una arguta persona ha giustamente detto che petaloso è un effetto indotto dal Banderas che fabbrica il biscotto “inzupposo”. Io penso abbia visto giusto.
Ma tutto sommato forse è anche meglio sorvolare.