Archivi del mese: novembre 2015

La paura non rende liberi (modeste ragioni del nostro scontento – 3)

L’attuale modo di fare giornalismo non mi piace da parecchio (e nel disapprovarlo non sono sola). In questi ultimi giorni ed ore sta mostrando il suo volto meno nobile. La ricerca dell’emozione, del macabro, dell’orrore sembrano sempre più allestimento di spettacolo che tenga lo spettatore avvinto e sempre meno riflessione su eventi mondiali tragici ma fronteggiabili. Che il mondo non possa resistere e difendersi dal terrorismo appare infatti incredibile; ovviamente gli assassini non smettono o non smetteranno spontaneamente di uccidere, ma non sono la bomba atomica, almeno non per ora. E pur violenti e mostruosi sono sempre un numero contenuto, almeno per ora.
Invece se ne parla come se il rapporto con il resto degli abitanti del pianeta fosse uno a uno. E non è così. Se ne parla come se i formidabili e temibili arsenali di guerra che le super potenze (che ancora esistono e dominano) possiedono fossero aeroplanini di cartone e cerbottane con palline di mollica di pane.
E così noi abbiamo paura, sorridiamo all’intervistatore di turno che chiede a viaggiatori e passanti se si sentono “più sicuri o rassicurati” per essere stati perquisiti o per avere la presenza di militari in città o alle stazioni: questo a me sembra uno sviare dalla verità. E viaggiatori e passanti annuiscono: “sì come no, mi perquisiscano pure, mi piace, sono contento!”
Forse sarebbe il caso di ragionare: se siamo presidiati, perquisiti, controllati non è perché così siamo più sicuri, ma perché siamo meno liberi e abbiamo ceduto la libertà in cambio di un piatto avvelenato da terrorismo e guardiani del medesimo.
E se siamo disposti a cedere libertà in cambio di paura, allora non siamo affatto più sicuri. Se le misure di controllo sono necessarie non possono, però, e non dovrebbero tranquillizzare nessuno.
Se fossimo tranquilli non ne avremmo bisogno.

Se, al contrario, potessimo stare tranquilli allora potremmo ammettere che la prevenzione funziona, ma deve funzionare dove nasce il terrore, non solo dove esplode e uccide.
Sono consapevole di stonare nel coro, ma pazienza.
Stonar non nuoce, e io stono  ma dico sommessamente che la paura no, la paura non ha mai reso libero nessuno.

Modeste ragioni del nostro scontento – 2 : la Bellezza

Rospo: a rischio estinzione

In fondo cosa sarebbe la bellezza?
E cos’è mai, invece, la convinzione di poterla definire e racchiudere in un canone se non una ulteriore forma di superba presunzione?
E poi perché la bellezza dovrebbe significare imitare modelli?
Insomma dopo secoli di serie battaglie tra studiosi e filosofi sull’argomento perché, giova chiedersi, perché dovremmo accontentarci di uno di questi sgargianti ambulanti di passaggio che irrompono, arrembanti di certezze, a dirci cosa sia quella famosa bellezza e che la medesima può fruttar denari?
I grandi artisti morti in miseria sono dunque tutti dei grandi imbecilli?
No, non è così che riconosciamo la bellezza.

Modeste ragioni del nostro scontento – 1

immagine da web, la compagnia Kalambur, al Teatro di Venezia con un’interessante riscrittura de Il Bugiardo di Carlo Goldoni. 2011

Quanto più pomposa ed enfatica si esibisce la propaganda (ehem pro-paganda…) tanto più potremmo dubitare del suo contenuto.
Per farla breve, immaginiamo per un attimo il prototipo della persona bugiarda, fanfarona, ammiccante, allusiva, piaciona; la persona dell’imbonitore e dell’imbroglione o, perchè no, della maliarda ammaliatrice: beh quella o quello.
E potremmo mai fidaci?
Invece tanti si fidano.
Ecco qua una piccola ragione del nostro scontento.