Archivi del mese: aprile 2015

Ceffoni e disperazione

Le mamme-chioccia non sono solo le italiane. Sta di fatto che contro l’ingiustizia e la violenza razzista non bastano certo i sedicenni, né i ragazzi neri ammazzati; se anche io, in prima battuta, approvavo la mamma Toya, che si riporta a casa il figlio a ceffoni bisogna pur dire che i ceffoni non li meritava il ragazzo.
E se è necessario insegnare ai figli a scappare di fronte alla forza bruta organizzata e resa legale è anche necessario smettere di godersi lo spettacolo in tv sghignazzando sui ceffoni della disperazione.

Noi non siamo yogurt in scadenza

No, anche sia abbiamo qualche lunga stagione in più di quella dei dorati quarant’anni, noi non siamo yogurt in scadenza.
Tra i più insopportabili disagi degli anni che passano c’è quello di veder lievitare l’insolenza di certi pseudo giovani renzianeggianti e non . Gente che dilaga e contagia nell’imporre categorie buono/da scarto in base all’età o al tempo trascorso.
Quando avevo 31 anni una mia studentessa quindicenne mi disse chiaro-chiaro : lei ci chiede i compiti anche di giovedì grasso perché non è giovane!
Aveva ragione, ma lei era davvero giovane, e io incassai senza fare la giovanilona.
Meditare è d’uopo.

Ex prof


Immagino che sia deformazione, professionale intendo, nel pensare che quando, come, dove e anche se, si ammassano creature, fossero pure animali, ma sono invece cuori con con anime e cervelli, e le si trattano come se fossero solo un problema o un accidenti, un guaio o una scocciatura e una spesa, immagino, dicevo, che sia solo con responsabile attenzione, con strumenti e strategie, con guide severe ma attente all’altro, che si riesca a fare venire alla luce la gemma che c’è in ciascuno di noi. Se questa è la condizione umana allora la gemma c’è in ciascuno. E quella gemma ha un nome: uguaglianza responsabile dei diritti.

MAMME BULLE

Alla cassa del supermercato c’è una mamma che spinge un carrello nel cui cestone ci sono la sua spesa e una bambina di circa cinque anni. La noto perché sta gridando addosso alla bambina: “vuoi uno schiaffone sulla faccia? eh? vuoi uno schiaffone sulla faccia? vuoi uno schiaffone sulla faccia?” e si china sulla bambina che appare impietrita a testa bassa. “Vuoi uno schiaffone sulla faccia? Rispondi!”
La bambina scuote piano la testa, sottovoce dice finalmente di no.
Non scrivo come mi sono sentita, qualunque persona normale sa come ci si sente.
Ma penso anche che la signora che ha trasgredito alla norma igienica prescritta in tutti i supermercati infilando la figlia non nel seggiolino, ma direttamente nel cesto, ha dato alla bambina una efficace lezione di violenza e, perché negarlo, di bullismo.
Bullismo da subire e bullismo da imporre. Dipende solo da circostanze e ruolo.