Archivi del mese: febbraio 2015

Guerrafondai in conto spese (altrui)

Invocare, accettare o anche ipotizzare l’uso delle armi da parte dell’Italia contro un nemico (qualsiasi) significa constatare il fallimento di decenni di vita di organizzazioni e organismi internazionali, significa non richiamare fortemente i suddetti alle loro responsabilità, significa ammettere che siamo incapaci di essere costruttori di pace, significa anche non capire che siamo pedine che subiscono e non protagonisti attori di un gioco deciso altrove.

Significa anche rinnegare la costituzione, ma questo ormai accade a 360, e più se possibile, gradi.
Infine, e mi limito, significa che non abbiamo studiato la storia, che non abbiamo capito cosa sia davvero una guerra e che siamo ancora soggetti alla logica del passato. Significa che non abbiamo a cuore i piccoli, i deboli, gli indifesi ma solo il nostro personale fortino ben foraggiato.
Manteniamo da decenni istituzioni internazionali: non possiamo ricordarci delle nostre spese e tasse solo per bofonchiare contro le auto blu.
Vergogna.

Sfratti e favori a Roma

Forse solo chi, abitando a Roma, ha sempre pagato affitti esosi e/o di mercato sa che chi oggi lamenta tragedie e se la prende con opere pie (e non) per eventuali sfratti ha in realtà ottenuto a suo tempo, grazie a speciali conoscenze e/o raccomandazioni abitazioni in affitto a condizioni di assoluto favore.
Queste persone hanno, di solito, abitato in quartieri del centro storico e, non di rado, in bei palazzi d’epoca.
Accedere a quei favori era, per un comune mortale cittadino come me e tanti altri, del tutto impossibile.
E’ vero, oggi quelli che han goduto sono spesso sono anziani e con problemi, ma per lunghi decenni hanno pagato una miseria mentre le persone normali, come me e tante altre, si sono svenate per pagare l’affitto e le cauzioni per poi esser costretti a cercare di acquistare un appartamento pagando mutui da farsi venire il cosiddetto fiatone; e si paga per tutta la vita.
Allora, per piacere, diciamola tutta.
Senza nulla togliere a chi subisce uno sfratto esoso.

L’oliva di Eric Baume – La situazione greca è un ricorso della storia?

Ho sempre pensato che studiare la storia e conoscere le testimonianze del passato, con i suoi progressi, ma anche con i suoi orrori, sia un insegnamento fondamentale per le giovani generazioni e non solo.
Oggi i testimoni, uno alla volta, se ne vanno via; ci rimangono però la storia, le storie e i racconti come questo che Giuseppe Ricci ha ritrovato e pubblicato nel suo blog.
Questa narrazione ha un protagonista, un bambino greco che muore di fame accanto alla sua mamma anch’essa morta per fame. Accanto alle vittime la narrazione manda in scena i vincitori (provvisori, ma non meno arroganti e violenti): le truppe di occupazione della Grecia; i militari tedeschi insomma.
Leggetela. 
L’oliva di Eric Baume – La situazione greca è un ricorso della storia?
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Per il bene del paese?

I miei studi sono prevalentemente letterari e storici, la mia passione la poesia e la letteratura, il mio impegno principale l’educazione, la scuola e quindi la pedagogia. In questi anni potrei dedicarmi con maggior tempo e libertà a scrivere di ciò che amo. Invece ogni volta che mi trovo davanti a questo display, che per me è come un foglio bianco, mi sembra più urgente sollecitare, per quel che possa una voce come la mia, a smascherare il perpetuo inganno in cui si tenta di trascinarci compulsivamente tramite i media e tanta politica. E mi sembra necessario smascherare qualcosa di cui anche molti altri si saranno certamente accorti. Le martellanti dichiarazioni degli araldi politici nostrani e dei loro padroni iniziano, intercalano e si concludono con un paio di di stilemi chiave: per il bene del paese, per ciò di cui gli italiani hanno bisogno. Su questa sorta di mantra (oggi si dice così) innescano qualunque nefandezza, giustificano qualunque sopruso, propinano ogni genere di fregatura. E poi c’è anche il contraltare; quelle/i che perentoriamente affermano che questo alla gente non interessa.
In questo modo sono coperte entrambe le aree di chi occupa la scena e i posti d’onore mentre noi, noi stiamo nel posto che spetta alla plebe di ogni tempo, sugli spalti più alti e lontani, a ingurgitare vergogne, tasse, riduzione di diritti, invenzioni funamboliche di provvedimenti generici (vedi ad esempio gli spot dei ministeri e del governo) e, recentemente, anche minacce di guerre, di invasioni, di pandemie.
Ma già tutto è  per il bene del paese, per ciò di cui gli italiani hanno bisogno.
Ebbene rispondiamo: Quello che serve agli Italiani o di cui ha bisogno il Paese, egregi signori che sul collo ci state, sciabordando imperterriti sui vostri intoccati e intoccabili privilegi, sappiate che non è nient’altro che giustizia ed uguaglianza in termini di libertà ossia: lavoro, equità e sostegno ai davvero deboli e malati.
Per tutto il resto facciamo da soli e siete invitati ad andare a sciacquarvi la bocca, lingua compresa, perché avete proprio esasperato col vostro eloquente parassitismo.
Certo, mi piacerebbe tornare ai miei studi letterari, alla mia poesia e alla storia. Ma se anche un piccolo morso di pulce può servire a dar fastidio, e forse serve, questa pulce letterata vi morderà. Tutto il resto può attendere.