Archivi del mese: dicembre 2014

Sabato 3 gennaio, «Barricate in Hotel!»

Mario Badino, poeta

cianfrusaglia

cerco

Quello nella foto sono io, alla presentazione aostana di «Barricate!», il mio secondo libro di poesie, lunedì 22 dicembre al Café Librairie di piazza Roncas.

La faccia strana è dovuta – forse – allo sforzo di trovare il testo da leggere senza consultare l’indice.

Si può essere poeti e avere poca predisposizione per la consultazione degli indici. La virtù, del resto, secondo la nota espressione latina, appartiene al terzo dito, non al secondo.

E comunque.

La prima presentazione del 2015 (quella con gli auguri di buon anno) sarà questo sabato, 3 gennaio, alle ore 18 all’Hotel Notre Maison di Cretaz (frazione di Cogne, Aosta).

Saranno presenti, oltre a me, Stefania Celesia, nelle vesti di giornalista e di padrona di casa, e Viviana Rosi, la mia editrice.

Vi racconterò, tra l’altro, dell’acciuga che risale lungo il fiume, del matrimonio di Tara…

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Analisi del 2014

I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2014 per questo blog.

Ecco un estratto:

Un “cable car” di San Francisco contiene 60 passeggeri. Questo blog è stato visto circa 2.700 volte nel 2014. Se fosse un cable car, ci vorrebbero circa 45 viaggi per trasportare altrettante persone.

Clicca qui per vedere il rapporto completo.

Nipotame story : il presepio può attendere, la neve no

Bene: mi accorgo finalmente che siamo nell’imminenza del Natale e che in casa non c’è traccia di decorazioni, albero e presepio. Convoco pertanto i nipotini e ci mettiamo all’opera pre-istruendo la più grande di dare spazio al quattrenne.
Tutto pronto: allestisco il cielo stellato e la carta marrone per sfondo e base e lascio lavorare il nipotame. Come si fa per la neve?
presepio Giovanni dicembre 2014 032Quest’anno no farina, mi dico giudiziosamente, proveremo col bicarbonato di sodio. E’ bianco, è leggero e facilmente eliminabile; anzi, borbotto tra me e me, quando lo toglieremo non farà pappette rivoltanti e collose e fungerà da detersivo.
Maria prova ad istruire il furoreggiante fratellino che impugna di volta in volta capanna e pastori, percorelle, ochette e angioli vari coinvolgendoli in una danza sfrenata e, finalmente… nevica!
Un passino preso in cucina aiuta a sparare una generosa tormenta che manco il gatto delle nevi. Nipotuccio Giovanni non risparmia, esaurita la prima fornitura chiede imperioso: vuole un’altra scatola? (egli parla di se stesso come Giulio Cesare nel de bello gallico)
No, niente seconda scatola.
Allora comincia a ravanare nella “neve” già sparsa annaffiandone libri e libreria, scaffali e televisore, pavimento e arredi vari. Quindi, per non farsi mancare una nota di dinamico realismo, prova a mandare in scena, tra gli inermi pastori e pecorelle, le sue macchinine, un pezzo di trenino e una piccola moto (piccola si fa per dire… parliamo di presepio, no?) . Giubilante per le strisce che le ruote della moto lasciano sulla… neve, atterra senza pietà angeli e santi, e pure i soliti pastori.
Indi si posa.
Il giorno dopo torna. Va a caccia di una sua riserva di bicarbonato che aveva nascosto (piccolo ma pestifero) nella scatola di latta a forma di Saetta McQueen e ricomincia la tormenta: neve sparsa ovunque mentre i suoi due bulldozer-giocattolo arano tutto il poco che ancora era rimasto in piedi.
Sfiniti i pastori cedono, io nonna pure e, quando il minuscolo titano afferra il cielo stellato e lo trasforma in un’esplosione atomica, decido che, anche se siamo solo al anti dell’anti vigilia per me può bastare. Il Natale quando arriva arriva, il presepio può attendere l’anno prossimo, ma le moto e la neve no.
Piccolo Giovanni, sei la mia gioia, comunque sia. E le tradizioni non valgono un attimo solo del tuo sorriso.

Quelli che hanno già dato

Invito fermamente a riflettere prima di rivendere la frottola (ma chi l’ha messa in giro?) che le precedenti generazioni siano vissute al di sopra delle proprie possibilità. Chi ha vissuto quel periodo per davvero era gente come i miei genitori e me, ad esempio; gente che aveva un paio di scarpe d’inverno e uno di sandali d’estate, gente che d’estate risparmiava su calze e calzini, gente che mangiava quel che c’era nel piatto se aveva la fortuna di avere un piatto, gente che non sapeva nemmeno cosa fosse una cabina-armadio, un week/end, un viaggio in aereo o una vacanza che non fosse in un appartamento in affitto. Gente, come mio padre, che si alzava alle sei del mattino e finiva alle sette-otto di sera e spesso lavorava anche di domenica senza nessun straordinario. Gente come mia madre, che oltre a lavorare in casa, cuciva i vestiti per tutti noi e, appena ha potuto crescere i figli, s’è cercata un lavoretto part-time per avere una piccola autonomia. Gente come me, che non spendeva le quindici lire dell’autobus e percorreva due-tre km a piedi per andare a scuola e, col risparmio, si concedeva un qualcosina di extra come una pettine per i capelli raccolti, un libro (per non chiedere a papà) o i fiori per il compleanno della mamma. Gente che si dava da fare per ottenere un presalario all’università per pagare meno tasse e acquistarsi i libri. E potrei continuare. Gente dignitosa: che il dolce si faceva, se possibile, in casa o arrivava a Natale ed era un panettone. Gente che ha sempre pagato tutto, e regali niente. E se nelle città la vita era sostenibile si sapeva che nelle campagne vivevano ancora tra le mosche e l’indigenza.
Se questa gene ha ottenuto qualcosa ha anche speso la vita in modo serio, ed uso questo aggettivo con tutto il suo peso.
Se i lavoratori (operai, muratori, contadini) che io ho visto hanno ottenuto qualcosa è perché si sono privati di giorni di paga e si sono battuti tra scioperi, minacce e lotte, è perché andavano al lavoro con la ciriola (il pezzo di pane più economico) con una fetta di mortadella, è perché non sono andati in tv a dire “non arrivo alla fine del mese”, ma avevano alle spalle partiti e sindacati tosti e seri.
Ora diamo fastidio, ora siamo vecchi, ora siamo quelli che saremmo vissuti al di sopra delle fottute (lasciatemelo dire) possibilità.
E allora spiegatemi perchè questi splendidi e illuminati ventenni, trentenni, quarantenni continuano a votare come votano.
E allora spiegatemi come fanno i suddetti ad avere lo smartphone, lo sballo, il fumo, il look, la spa, il w/e.
E spiegatemi anche per quale motivo dopo averli amati, pasciuti e cresciuti dovremmo anche fare noi la rivoluzione per loro.
Non funziona così.
E lo dico con serenità ed orgoglio perchè le mie figlie sono persone serie e non perdono nemmeno un secondo a dire scemenze, sanno bene le cose come stanno.