Archivi del giorno: 11 dicembre 2013

Vecchi manganelli, nuove corone e forconi pronti all’uso

parola e scrittura, uniche armi della ragione

Eppure è piuttosto chiaro che c’è sempre un signor Savoia con o senza corona, con squadracce alle spalle e disperati da buttare in guerra, ed è anche chiaro il motivo per cui proprio la Storia, che dovrebbe insegnare a non ripetere errori, sia diventata una materia marginale che a scuola non si insegna quasi più. (Provate a consultare un libro di storia in adozione, uno di quei testi scolastici che avete comprato a caro prezzo per i vostri figli e li troverete, con rare eccezioni, costellati di dispersive schede e schedine, di schemi e di diagrammi parasociologici, con pochissimo spazio per la grande narrazione storica che consente di rivivere eventi, dinamiche sociali, alleanze, vicende politiche, politiche espansionistiche, confronto di ideologie).
Non è infatti casuale che studiare la Storia sia diventato noioso.
Per capire quello che accade non si hanno strumenti e non si prova nemmeno ad esercitare le più modeste capacità analitiche e critiche, ma si va ad interrogare il grande stregone mediatico: Manitù-tv, poppatoio per la mente non pensante.
L’Italia in questi giorni è percorsa da movimenti inquietanti, ma è il caso di evitare di prendersela con i disperati per andare, invece, a smascherare il bluff.
Tutti sanno che il fascismo andò al potere anche grazie alla strumentalizzazione di moti popolari; non fu solo quella la causa, ma fu uno degli strumenti (sempre e nuovamente grazie ai sigg. Savoia). Tuttavia se guardiamo le facce di quelli che sono scesi in piazza nel nome dei forconi possiamo davvero dire di vedere solo croci più o meno uncinate? A me pare che in mezzo a loro ci siano molti di quelli che non hanno più nulla da perdere; ci sono quelli che da mesi e spesso anni cercano, invano, qualcuno che gli dia voce, ma non lo trovano. Invece hanno trovato la disperazione, hanno subito la miseria che aumentava, hanno costatato che i giovani sono esclusi, i cinquantenni esodati e i vecchi emarginati, le piccole aziente fallite, hanno visto i terremotati abbandonati, le famiglie buttate fuori casa, i ragazzi rinunciare alla scuola, i malati alle cure. Ben poco rimaneva su cui costruire, ma i sindacati e i partiti non se ne sono occupati e allora perché non è possibile che qualcuno protesti, forse anche scegliendo una bandiera malfatta? Forse le lavoratrici e i lavoratori umiliati e buttati su una strada avrebbero dovuto compostamente sparire di scena dormendo in macchina, finché c’è quella, togliersi la vita salutando con una letterina o semplicemente mettersi tutti silenziosamente a piangere al riparo di un cartone sotto ai ponti smettendo di rompere le scatole?
Se l’angoscia, la paura del futuro, la povertà, la rabbia e tutto quanto ben sappiamo, non trovano una bandiera onesta e forte sotto cui presentare le loro richieste troveranno, ahimè, più bieche insegne e burattinai con o senza corona che hanno strumenti, soldi, astuzie. E purtroppo vecchi e nuovi manganelli.
I forconi pronto uso fanno paura? Si paventa rigurgito fascista? Certamente.
Ma se nessun convoglia il disagio, la rabbia per l’esclusione, la disperazione per la povertà, l’insofferenza verso quelli che scialano alle nostre spalle verso una protesta fondata su un programma serio e idee e valori di giustizia sociale e lavoro allora lo faranno loro: gli eversivi e anche i neofascisti che ci vogliono riprecipitare nella paura, nella violenza e da lì nel pecorume del gregge belante che si pasce di tivvù per esser predisposta a credere, obbedire e forse combattere; ancora una volta.
Ignavi, snob e poltronisti di tutti i colori: la colpa è vostra.
E di molti è la vergogna di non saper dire no.