Archivi del mese: ottobre 2013

L’odio si addice ad Adinolfi

Causa mia inattitudine alla abbuffata televisiva confesso: non sono molto aggiornata e non seguo, come si richiederebbe ad una brava cittadina, con amorosa costanza le trasmissioni televisive.
Oggi però sono capitata su la7 mentre, tra altri ospiti interrogati sulla questione delle note pensioni d’oro, spiccava un Mario Adinolfi di cui si sa sia giornalista, politico a suo tempo veltroniano e grande blogger nonchè campione di Poker…. Attualmente a me è parso un violento e aggressivo istigatore all’odio e segnatamente all’odio tra generazioni.
Lo scandalo vergognoso delle pensioni d’oro è di tale evidenza che nessuno, io penso, potrebbe assennatamente prendere le difese, che so? di un Giuliano Amato di cui tanto si parla.
Ma Adinolfi, giornalista-politico-blogger, ha violentemente attaccato non i politici che hanno pur consentito e costruito le pensioni d’oro, bensì intere generazioni, tra le quali la mia di modestissima insegnante statale, pensionata a pensione bloccata, accusandoci di aver costruito una fortuna economica divorando sostanze a danno dei figli.
Tutti sanno che i dipendenti statali hanno avuto, per un certo periodo, la pretesa di andare in pensione coi famosi 14 anni 6 mesi e un giorno a patto, tuttavia, che riscattassero gli anni di laurea, che fossero donne e che percepissero comunque la pensione solo quando scattava l’età pensionabile e quindi non immediatamente.
PERO’ se quella fu un’agevolazione sulla quale è assennato discutere per chi ama praticare il senno di poi (tra un po’ parlerei invece del sesso di poi, perchè questi sono argomenti davvero, oserei dire, ormonali) è anche vero che la gran parte di noi pensionati dopo aver dedicato la solerte giovinezza allo studio, dopo aver arrancato per trovare un lavoro accettando cambi di residenza, vita in camere ammobiliate e quant’altro; dopo aver allevato con amore e cresciuto figli, dopo aver dedicato la vita al lavoro, e nei casi come il mio (tantissimi) aver cresciuto generazioni di giovani cittadini non limitandosi a inculcare nozionismi del piffero, ha raggiunto, stremata, alla sessantina con la presunzione di poter ottenere, in cambio di pesanti tasse, la pattuita pensione.
La gran parte di noi ha pagato le tasse che detraevano quasi la metà dello stipendio, ha pagato le tasse universitarie proprie, prima, dei figli, dopo. La gran parte di noi non ha mai evaso nemmeno l’importo di uno scontrino, la grandissima parte di noi ha chiesto prestiti piccoli, medi e grandi per riuscire a pagare il mutuo, le spese extra e non, e per foraggiare, accidenti sì foraggiare, insulsi partiti che oggi non solo foraggiano giornalismo da quattro soldi, ma ci lasciano insultare dal signor Mario Adinolfi (giornalista-politico e grande blogger nonché campione di Poker) che tracimando intolleranza e maleducazione dalla sua postazione urla, strilla, grida, maledice e scarica l’odio e forse le frustrazioni non risolte, contro intere generazioni.
Bene.
L’ho ascoltato e sono contenta di averlo ascoltato.
Un altro motivo per non votare mai un partito in cui costui si è candidato o si candiderà.
E per concludere sintetizzo quanto sopra ho scritto: per la serie: nuovi seminatori di odio.
Un individuo gonfio di allucinato odio rancoroso si aggira nelle trasmissioni tv ululando le sue invettive randomiche e irrazionali : il suo nome è Adinolfi, e anche se si paraventa di sinistra è solo alla ricerca di visibilità demagogica. Lo vedrei bene in orbace, e col fez. Pericoloso? Non saprei, ne abbiamo viste tante… Pericoloso, forse, solo per chi lo inserisse, avventatamente, tra i sodali di cui fidarsi, gli morderà la mano, assai presto.
Conclusione?
Se fossi stata sua insegnante mi vergognerei, giuro.
Ma i miei ragazzi non erano così, e non lo sono diventati, spero.

Fazio Fabio si vergogni, e dico perchè

A me non interessa chi sia stato il suo interlocutore anche se sappiamo tutti che era Brunetta; trovo invece rivelatrice la sua frase a proposito del costo del programma e del compenso ricevuto dal conduttore, Fazio medesimo dunque.
Bella cosa ha, dunque, detto Fazio: “la trasmissione si paga esclusivamente con la pubblicità!
Complimenti all’illustre Fazio, proprio una bella e degna frase. Roba che fa cultura.

Come spesso ho avuto occasione di dire, considero la pubblicità il maggior veicolo della corruzione e della diseducazione che, specie tramite la televisione, colpisce il costume e la vita sociale sia dei giovani sia delle famiglie.
Proprio l’uso sovrabbondante della pubblicità ha permesso, abbandonando le antiche formule stile Carosello (troppo lungo!) la diffusione del biscione berlusconiano e di Mediaset che si è potuto vantare di non usare i finanziamenti pubblici, tanto passava alla cassa veloce ogni volta che andiamo a far la spesa.
Proprio grazie al denaro ingannatore della pubblicità televisiva le nostra case sono diventate il luogo in cui non ci si difende più, ma si crescono creature devote al dio Denaro e che si votano al consumo compulsivo, alla dieta dissennata, a pratiche di vita autolesioniste eccetera.
Io l’abolirei e metterei la rai-tv e tutti i suoi personaggi sulla strada del lavoro e non del lusso; ma se proprio si vogliono usare i denari di Giuda, si usino per altro non per arricchire i grassi epuloni di casa nostra.

Poeti a cuore o quelli del rimario interiore

CUORE!
autore retributore distributore esecutore interlocutore tutore institutore
 protutore cuore crepacuore giustacuore batticuore malincuore
fuorelanguore muore premuore nuore liquore suore favore
livore idrovore fervore dolzore  PER FAVORE…

“Perchè ti dici poeta?
non sei che un fregnone
autoreferenziale”
(MsP)
In veste di brontolamento geriatrico non posso tacere, e suvvia! datevi un tono…
Ormai in rete si scivola tra rime improbabili, metri inesistenti e abborracciamenti che si vorrebbe definire poetici.

Noi che, in Italia, negli anni Sessanta c’eravamo.

io, testimone

Io, testimone del mio tempo

Come siamo stati noi negli anni Sessanta?
Prima che la tv fosse infelicemente ma volgarmente berlusconizzata, stato al quale mammaRai s’è prontamente adeguata deviando dal suo corso originario, i nostri grandi scrittori e registi hanno realizzato documentari su cui si fa attività di ricerca, oggi preziosi. Sto pensando a Soldati, a Zavattini, Gregoretti, Zatterin e molti altri. Per chi volesse davvero sapere come era l’Italia negli anni Sessanta, quella del cosiddetto boom economico, è importante accedere a qualcosa che superi lo stereotipo divulgato attualmente e secondo il quale si è vissuto al di sopra dei nostri mezzi ed ora si fanno pagare il conti alle nuove generazioni.
In seguito, dalla seconda metà degli anni Settanta, la tv è diventata solo fiction ed esibizionismo spesso non privo di violenze verbali e non, ma negli anni di cui parlo era, anche, qualità e documento di vita vissuta.
posto di seguito un esempio, altri ne vorrei far seguire prossimamente.
1960 : Mario Soldati – Chi legge? Viaggio lungo le rive del Tirreno.
Emigranti italiani partono per l’Australia (e non in aereo)