Archivi del mese: giugno 2013

Idem ad Insaputa

antipolitica Ma bella più di tutte l’Isola di Insaputa:
quella che i politici s’ebbero da fortuna
e come Insaputopoli ne fu la capitale
con timbro assolutorio del ben fecero male

Scajola n’ebbe in premio la casa al Colosseo
il buon Rutelli invece rimase con un neo
Fini, il gagliardo ancora, in sella a Montecarlo
non seppe che il cognato rodeva come un tarlo.

Ci furono persino valenti Insaputoni
s’assisero alla corte del Silvio Berlusconi
e lì tra lazzi e cene sempre in-saputamente
tra le campagne acquisti, tutti innocentemente

si diedero alla pappa: tra i bravi e tra i più noti
come dimenticar l’illustre Scilipoti?
Ed ora in un governo quasi a mezzo servizio
la Idem come sopra: non so, che, è forse un vizio ?

E tacqui dei lumbàrd, regno di insaputoni
che di trote ed ampolle ne presero, a milioni.

L’universo in una tazza di latte

La mia lattaia si chiamava Jolanda: era una donna di quelle col fazzoletto in testa: tutte le mattine presto ci portava il latte a casa con un apposito bigonciolo di alluminio ben chiuso dal suo tappo. Jolanda mi sorrideva, le guance rosse, le mani da lavoratrice: infilava un mestolo nel contenitore e versava il latte direttamente nel nostro bollitore. Mi ricordo il profumo di quel latte ancora crudo. Sono sempre stata una che aspira i profumi, li cerca. Quel profumo lo porto con me e non finirà mai di rallegrarmi mentre mi rattrista tanto che abbiano trasformato il latte in un alimento troppo spesso velenoso. Proprio il latte. Proprio lui. Oggi il latte non è arriva più dalle nostre mucche, splendide creature generose, ma di qualche infame multinazionale che lo inquina con tanta porcheria che ci intossica anche i bimbi.

Esami di Stato, Prima Prova Italiano (storia in breve)

DIPLOMA QUINTA A 014wIl giorno della prima prova dell’Esame di stato, Italiano scritto, mi trasporta sempre all’indietro, tra i miei ragazzi: tanti e tanti ne ho portati all’esame e tante giornate al calor bianco abbiamo affrontato insieme.
Tra tutti qui cito,  anche come simbolo, i più sciagurati e quindi quelli che mi sono stati molto ma molto cari. La Quinta A telematico, diplomatasi tra mille polemiche anche coi cari colleghi.
Ci fu, coi ragazzi, un fitto scambio di email la sera prima (ma anche nei giorni precedenti) tanto che alla fine uno degli sciagurati mi scrisse: “mi sa che lei sta prendendo l’esame più seriamente di noi”.
Si presentarono alla prova con una t-shirt bianca, uguale per tutti, sulla quale avevano fatto stampare “60 e stò”
Purtroppo sì, “stò” con l’accento… Bella figura per me. Ma ormai si ballava insieme e abbiamo ballato.
Sessanta, ed è ovvio, era il voto minimo. Loro sciagurati, ma realisti, sfidarono l’esame in piena consapevolezza di sé.
Ma non andò poi così male. E i sessanta furono pochi.
 Ne taggo qualcuno qui sotto, non tutti sono su fb.
Ciao selvaggioni.

ps: uno di loro mi scrisse in un sms:
“cosa dobbiamo portare?”
e ricordo che risposi “intanto portate la testa”

D’estate

Mi ritorna in mente l’estate di anni fa, quando ci si metteva sul balcone ad aspettare il venticello, quando le zanzare erano zanzare e non siluri terra-terra. quando il gelato… si usciva a prenderlo una volta a settimana, e quando i vicini non facevano rombare i condizionatori come la rampa di lancio dello space-shuttle (che a pensar bene hanno rottamato pure lui)
Mi ritornano in mente le estati, come quella che la tv in bianco e nero mandava le canzoni di Fred Buscaglione: guarda che luna, guarda che mare… e sul mare, ostinatamente contemplato, l’aria umida annebbiava anche la luna. Ma che mare.
L’estate, la sua calda presenza, mi porta molto lontano; la memoria viaggia senza cappotto e vola leggera