Matteo Renzi (o l’eloquenza volgare)

Bei tempi quelli della canotta del senatùr? Anche no. Non è necessario rimpiangere la ruspante grossolanità padana per trovare pesantuccio Matteo Renzi. Matteo ha un look su cui si potrebbe eccepire, ma che appare meno sguaiato di quello esibito dall’Umberto prima maniera; del resto altrettanto cafone della canotta alla Pacciani può apparire anche un doppiopetto ostentato e impomatato, tirato a lucido e che vernicia la corruzione. Quella di Renzi è invece la vera nuova immagine tendente alla volgarità rampante, quella che si afferma e brilla contenta di sé. Matteo Renzi appare volgare (ossia scontato, scontato, popolar-ammiccante) nel suo proporsi, nel suo sorrisetto gnè-gnè, nel suo esprimere fastose certezze siderali su argomenti banali, nel suo applicare ovunque e con dovizia aggettivi come “bello”, “meraviglioso”, “naturale”, nel suo dire “chi ha coraggio, chi ha entusiasmo, chi ha voglia” riferendosi esclusivamente a se stesso, nello sciorinare i suoi “sinceramente”, “con sincerità”, “con chiarezza” quando sta shiftando di brutto su un concetto; nel dire che augura successo all’avversario mentre gli sega, e nemmeno silenziosamente, le gambe della sedia.

La sua piacioneria ad usum del volgo è nel plurale majestatis (non lo usa più nemmeno il romano pontefice) che gli fa dire “noi” quando intende “io”, nel parlare con enfasi del futuro dell’Italia senza esporre altro che se stesso oppure nell’ostinarsi a dividere ottusamente giusto e sbagliato in base a un criterio grottesco e solo generazionale fino ad arrivare a lodare strumentalmente le dimissioni del papa emerito Ratzinger; scrive infatti nel suo blog: “Ho chiesto ai miei figli di accendere la tv insieme e abbiamo guardato le immagini del vecchio Papa che lascia, che se ne va, che saluta prima delle dimissioni. Non avrei mai immaginato di assistere alla scena di un Papa che dice basta. Che lui non è più in grado di farcela. Che giura obbedienza al suo successore. “ (come lo vorrebbe per se stesso!)

Matteo Renzi però piace; ammettiamolo: sciaguratamente piace e questa è una dannazione del nostro tempo televisionaro, grossolano, sprecone, superficiale e di bocca buona. Respingo sempre le critiche (comprese quelle filorenziane) che attribuiscono alla generazione come la mia le colpe che riguardano il dissesto economico. Le respingo proprio perché vengono da ignoranti tirati a lucido e non sono argomentabili; se invece una colpa l’abbiamo è di non essere riusciti a educare i matteorenzi che ora ci infestano con le loro vanterie da cicisbeo, con i loro atteggiamenti da miles gloriosus appena attenuati, con la supponenza di un tartufino-berluschineggiante.

O forse no, gente come lui che chiama i collaboratori “il mio staff”, ma che chiama il suo partito o la politica “questa roba qua” non era educabile. Succede.

5 risposte a “Matteo Renzi (o l’eloquenza volgare)

  1. Pingback: Alcibiade il Rottamatore | Verso un Mondo Nuovo

  2. Com sempre i tuoi post inducono alla riflessione che, in questo caso, non è politica ma legata a temi attinenti la comunicazione.

  3. Giuro di non avere mai letto niente di così spassoso e al contempo stupido. Per scrivere una cosa del genere ci vuole della fantasia.

    L.G.

  4. Useful info. Hope to notice more excellent posts in the foreseeable future.

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