Non è sempre facile intendersi e non solo perché spesso possiamo avere riferimenti culturali ed esperienze diverse, ma perché pensiamo che per dire ed essere efficaci occorra escogitare qualche argomentazione insolita o convincenti artifici retorici.
Invece l’insolito e il convincente sono solo una pallida rappresentazione quando la realtà di ciò che affermiamo è mediata solo da un riferimento culturale limpidamente dichiarato.
Ecco perché, imbattutami su Facebook in un post chiaro e profondo del mio amico Aurelio Romano, autore di vari testi e del bel libro Fides et ratio per tutti , ho pensato di ribloggarlo qui, senza commento e solo con questa mia piccola nota introduttiva ed informativa. Condivido la trasparente bellezza ed onestà di queste parole una per una. E ringrazio l’Autore.
“Vado in giro per il quartiere, per la città, e vedo un sacco di gente con problemi.Spesso sono anziani, ma non necessariamente: molte volte si indovina qualche disfunzione psichica, e sempre si rilevano emarginazione e sofferenza.
La società li considera rifiuti, e in questo dimostra di avere appreso molto bene la lezione di Nietzsche: deboli, esseri inferiori, gente che non è sufficiente ignorare, perchè il «superuomo» deve aggiungere un atto almeno interiore di disprezzo.
Al di fuori del cristianesimo, nessuna dottrina ha mai proposto al mondo la «morale degli schiavi», quella appunto che attribuisce valore a queste nullità deambulanti (o non deambulanti). Solo il cristianesimo o, al di fuori di esso, singole persone ispirate, riconoscono nell’ometto strambo, che parla da solo per strada, il sigillo di Dio: e non semplicemente quello della creazione, ma della creazione a Sua immagine e somiglianza; per la quale cosa l’intero firmamento non può competere con l’ultimo «scemo del villaggio».
Io sono fiero di appartenere alla scuola di quel Maestro ritenuto oggi troppo «buonista».
Poi, essendo un tipo trasgressivo, non voglio intrupparmi con i nipotini di Nietzsche, sai che scelta originale…
Chi si schiera da quella parte, cerchi di guidare con molta prudenza la sua automobile: se si schiantasse contro un muro rovinandosi il bel musino, potrebbe da un giorno all’altro passare dai «superuomini» agli schiavi…” – di Aurelio Romano
Non so se c’è il monopolio cristiano della valorizzazione della persona. Personalmente non lo credo. Ma sono d’accordo che quella che segnala Angelo Romano è la pietra di paragone della nostra umanità. Vorrei segnalare lo straziante e implacabile lamento che Laurent Mauvignier ha scritto sull’omicidio di un ragazzo marginale colto nell’atto di rubare una latina di birra in un supermercato, non solo per il “soggetto” trattato (un piccolo fatto di cronaca, se vogliamo, paragonabile magari alla ragazza bruciata a Roma i giorni scorsi….) ma per lo stile e ciò che questo stile esprime. Per capire la verità delle parole di Romano è opportuno avere il coraggio di guardare in faccia l’abisso di non-umanità che si cela a malapena dietro la facciata della nostra società consumistica. Dopo aver letto questo libro non si può entrare in un supermercato con lo stesso stato d’animo inconsapevole…… Francesco
L’abisso di non umanità, Francesco, ci sgomenta ogni giorno. Si coglie con evidenza nei fatti gravissimi che non riguardano solo le stragi di innocenti prodotte dalle guerre alle quali la nostra storia ci ha quasi, e con orrore, abituati, ma anche il nostro vivere nella sua quotidianità.
Penso in questo momento alla rivolta nel carcere minorile Cesare Beccaria di Milano. Protagonista, dicono, un quattordicenne: come non interrogarsi? Come possiamo accettare che a 14 anni, e anche prima, la vita sia già quella di imitare un bandito omicida (il quale a sua volta, mi chiedo, come potrebbe valutare il suo passato e la sua vita sapendo di essere diventato un modello?)
La valorizzazione della persona diversa, di cui mi pare parli Aurelio Romano, non la vedo necessariamente espressa solo dal cristiano; ma per il cristianesimo come dottrina, a volte non osservata dagli stessi che si dichiarano credenti, il messaggio è riconoscere nella vittima o nella persona diversa non solo un fratello, un compagno di viaggio uguale a noi, ma proprio il sigillo stesso di Dio. Personalmente penso che il messaggio può esser letto, da chi lo accetta, anche come ribellione a una società consumista e che, di conseguenza, diventa ogni giorno più classista e violenta.
carissimi interlocutori ,io penso che siamo tutti figli di uno stesso … padre alla nascita .. e ritorniamo al medesimo alla morte …ma in questo percorso di vita c’è tanta violenza, furbizia e soprattutto tanto egoismo .. chi ha di piu non dà – una lira al prossimo anzi vuole di piu , non si accontenta mai .. è come il pensionato che per passare tempo e svagarsi occupa il posto di un giovane senza lavoro e senza .dignità!. a chi non ha molto invece capita di voler condividere la propria misera pagnotta!!!! la società attuale cari amici per me è vicina al capolinea .. sta studiando il modo di arginare terremoti ed eruzioni vulcaniche!!. e ci sono sempre i soliti politici che nonostante la recessione e la crisi economica la poverta del loro elettorato non vogliono sentire di tagli ai loro privilegi !! tagli di manager dorati governativi mai fatti … anzi per alcuni di loro è stata chiesta la salvaguardia stipendiale avallata dai parlamentari : Manganelli, Befera, Canzio, Mastrapasqua . per questi è stato detto dal nostro governo attuale , ch e è giusyo che abbiano retribuzioni pari alla loro responsabilità : il doppio dello stipendio di Obama !!! a risentrirci con affetto !!
Caro Umberto, un numero sempre crescente di noi non solo si è accorto di queste ed altre ingiustizie, ma non riesce più a sopportarle. L’accostamento che tu fai è interessante: da un lato le catastrofi naturali (da cui possiamo tentare di difenderci ma che non possiamo evitare) dall’altro le catastrofi “sociali” che potremmo evitare ma da cui… non pare si riesca a difenderci.
Davvero interessante misura della nostra frequente inadeguatezza!