Archivi del mese: agosto 2012

Unomattina e il verbo montiano secondo bocconi e ab_bocconi e via con lo slogan su vecchi e giovani

Il palinsesto televisivo non si smentisce nemmeno in piena fusione agostana. La rigida sequenza è pressoché liturgica: la mattina inizia con le pseudo-news che aperte dallo stilema “ilpremiermonti ha detto”, continua  con un dialogo tra un manipoletto di esperti, segue una rubrichetta di medicina dosata ed allarmante che ti aiuta ad anestetizzare la paura della crisi con quella del colesterolo o del neo o del calo ormonale e a seguire, ad libitum, vanno in scena consigli per gli acquisti al mercatino rionale, le ricette e le giulive preparazioni culinarie. Del pomeriggio-sera tacere è bello, anzi meglio. L’indomani si replica.In questa fiera di luoghi comuni passati al microonde si propone anche lo stand di Unomattina estate dove non mancano originali argomenti pensosi: oggi ad esempio si parlava degli under 40 precari e ipersfigati VS gli over 50 stabili e ipergarantiti.
Non se ne può più. Ma forse questa insofferenza riguarda il cervello e il fegato di chi pensa, e non il pubblico abituale di rai 1 o affini.
Fa dunque bene ilpremiermonti a snocciolare la sua giaculatoria a Rimini.
Fa bene perché è ragionevole approfittare dell’onda propizia (e lui ha appena lusingato un’area politica) per accendere una lumino sulla, secondo lui, possibile fine delle crisi.
Fa bene perché se è vero che “chi pecora si fa il lupo se la mangia” allora vale anche la proprietà reciproca “chi lupo è si mangia la pecora distratta.”
Fa bene perché non spetta a lui accendere il riflettore sulle vistosissime smagliature di un ragionamento, più patacca di un elogio del pedalino bucato tutto da scrivere, che sempre più abbocconi prendono sul serio.
La contrapposizione tra presunti giovani under 40 e presunti agiati over 50 è infatti smaccatamente strumentale alla voluta frantumazione della unione sociale che esisteva nel nostro paese e non solo.
La contrapposizione giovani vs vecchi è una sorta di pensiero dominante creato per disinnescare la solidarietà costituita da una virtuosa catena sociale e che in passato aveva ottenuto proprio gli stessi diritti che oggi ci sono negati.
Quella catena sociale era costituita, in qualche caso, anche dalla solita famiglia italiana, ma in altri casi da una consolidata tradizione culturale di fratellanza tra cittadini e si va spezzando anche chiudendo ospedali, tagliando posti di lavoro, erodendo cultura e sviluppo e non solamente allungando l’età pensionabile o potando l’albero del welfare.
Lo slogan sciorinato quest’oggi nel tendone del lunapark unomattina proclama che “i precari stanno pagando le pensioni a chi ha lavorato 40 anni ed adesso si gode da maiale pasciuto i suoi diritti garantiti”. Beh, davvero avvilente per chi ci crede.
Tuttavia si sta riuscendo, con la complicità di accademici, sociologi, economisti ecc a far passare per credibili dei semplicistici slogan cancellando, nel contempo, la nostra storia sociale.
Inutile dunque tentare di ricordare che i precari sono comunque nipoti o figli di chi li sostiene, con affetto e denaro, e che oggi ha ben poco da godere vedendo come sono trattati i suoi “giovani”.
Potremmo anche dire che le false vacanze e i cortile dei vergognosi di cui ha parlato Anna Lombroso nel Simplicissimus2 sono una realtà non solo per i precari.
Potremmo anche ricordare che i diritti sono sempre stati una conquista e mai una concessione o anche semplicemente documentare l’orda, (evidentemente anaffettiva e gaudente?) di nonni, a volte un po’ barcollanti, che impestano le strade di paesi e città con nipoti di tutte le età da accompagnare a scuola o al parco, per cui far la spesa e cucinare, da vestire-lavare-intrattenere, a cui comprare scarpe e videogiochi.
Ma chi ascolterebbe, e a che servirebbe di fronte agli argomenti di premiermonti o elsafornero?
Grandi giornalisti, accademici, pubblicisti e opinionisti hanno il megafono e forse non è azzardato immaginare che abbiano precise istruzioni.
Noi, al massimo, abbiamo nostri pensieri, sentimenti e parole che arrancano per difendere la nostra storia personale e quella della nostra Repubblica, nata dalla Resistenza (come si osava dire una volta) e nella quale la generazione degli adesso ottanta-novantenni, che lentamente si spegne, ha ricostruito il paese lavorando e non facendo le pratiche per false invalidità.
C’è rimasto appena solo il tempo per la domanda di riserva: quando anche tutti questi vecchi presunti agiati e agevolati saranno spenti, e non ci vorrà molto, vedremo finalmente lo spread azzerato, il merito premiato, i posti di lavoro disponibili? Signor premiermonti lei profetizza dall’alto del suo aplomb cipressino, non ci dica altro per favore. E non ci faccia lezione. Ci basta, e avanza, Rai 1.

Emilia del terremoto – Campo Chiesa Nord 15 –

Campo Chiesa NORD 15. La terra trema, noi no. A Rovereto sul  Secchia

mzelocch@gmail.com

Perchè questo portale
LEGGETE QUESTO PORTALE ne copio-incollo qualche riga.
.Tra il sentir dire, il vedere in tv,  e il vivere direttamente, c’è naturalmente un abisso, ma uno degli scopi di questo portale, è anche tentare di dare una narrativa scritta, più dettagliata di una fredda notizia giornalistica.

Così come è accaduto che persone, e, aimè, istituzioni e organizzazioni che, in tempo di pace,  credevamo vicine a noi non abbiano nemmeno voluto vedere, nè capire,  è anche accaduto che persone che non conoscevamo, si sono presentate qui, viaggiando anche per centinaia di chilometri, per portarci aiuti ed un conforto morale, offrendo contatti stabili. Addirittura, due gruppi di “ultras”! Ecco perchè la parola “ricostruire” non rende l’idea. E’ talmente radicale la presa di coscienza e l’atto di verità sul contesto che ci circonda, che poco o nulla si manterrà uguale, nel vissuto delle persone. Dunque è più corretta la parola “superare, riprendersi, reagire”.

(leggete tutto sul link) http://campochiesanord15.wordpress.com/

No doping?

Quando a scuola mi dichiaravo, parlando e discutendo con ragazzi e i colleghi, contro tutte le droghe, canne comprese,  i ragazzi mi guardavano assorti o impazienti, ma i/le prof evoluti e culturalmente avanzati mi guardavano come si guarda un vecchio servizio incrinato della nonna; con affettuosa compassione. “La canna non è droga” mi dicevano; ah sì? meglio così, sarà una sostanza che rilassa,  però nemmeno è una tazza di caffè d’orzo visto che non ne possono fare a meno e le cercano avidamente.
Non entro nel merito, se però una sostanza ci modifica, anche parzialmente, vorrei essere sicura che è necessario assumerla. Altrimenti, pure se fosse citrosodina, betotal o aspirina, meglio non prenderla.
Allora questo “epo” è, chiediamocelo, una sostanza o un accidente? È una causa o un effetto? È una medicina o un abuso di medicina? E soprattutto: se è giustissimo che un atleta non si deve dopare (e io penso che non debba) perché le prove antidoping, etiliche, e test di coerenza logica delle capacità decisionali non sono obbligatori anche per chi si candida a cariche del parlamento, della magistratura, delle aziende, della finanza e pure alla carica dei centomila dei concorsi pubblici?
Troppo proibizionismo?
Certo che è proibizionismo.
Ma penso che sia un diritto avere un’opinione scomoda,  e credo che dovremmo cominciare a mettere in seria discussione, e non solo a farne dei talk-show sponsorizzatissimi, l’invasione della pubblicità, l’esaltazione delle immagini da superman iper palestrato, e le subdole pratiche del condizionamento al consumo.
Altrimenti è consigliabile che non si sia così sadici di pascerci di lacrime post-factum specie se distillate da teneri occhi verdi, belli e con l’anima, che cercano ancora una verità.
Ecco perché, allora, io continuo ad essere anche contro l’acool (che i ragazzi assumono di mattina, venendo a scuola, come birra, liquori e vino: si tratta di merce in libera vendita o che trovano facilmente in casa); e sono contro le canne, e sono fortemente contro perfino al condizionamento delle immagini spesso volgari e all’overdose di videogiochi per i bambini e i ragazzini; considero inoltre dannosissima e vieterei l’alimentazione basata su zuccheri, bevande e salse zuccherate tanto quanto quelle zero calorie (che fanno malissimo) e contesto le pratiche sportiva da fanatici istillata da genitori narcisisti che le impongono ai figli allevati come campioncini o piccole winx.
Perché perdo tempo a proclamare questo autodafé sicuramente impopolare?
Perché, almeno, mi tengo abbarbicata ad un moralismo coerente e biologicamente sano.
Invece il buonismo “ad personam” mi scoccia un filino.
E voglio anche precisare: “essere contro” le cose suddette significa contestare e contrapporsi decisamente verso chi ne asseconda l’uso e le pratiche, non significa affatto essere contro le persone che ne usano. Tanto meno contro i ragazzi, che sono consumatori indotti e si accorgono troppo tardi degli effetti a cui vanno incontro.

E , tornando una attimo al caso Schwazer l’allenatore Didoni si sente proprio “a posto” ? boh!

Doping, escluso Schwazer, l’allenatore Didoni: “Mi ha preso in giro”

BASTA! ARRABBIAMOCI

Michelangelo - PrigioniOrmai lo sappiamo: chi ha un problema qualsiasi si trova, a meno non sia un privilegiato, drammaticamente solo.

Si tratti della salute, del lavoro, di problemi sociali, di anziani, disabili o bambini da accudire, si tratti di disagio, di indigenza, di fame siamo soli.

E allora chiediamoci perché. 

Chiediamoci perché c’è ancora gente che dice “non ci voglio pensare, ora sono in vacanza”. Il motivo è semplice: per ora ha vinto un grande sistema comunicativo-mediatico che ha insegnato a non pensare, a non essere solidali, a vivere solo per se stessi senza riflettere e capire che non funziona così. E allora è anche necessario aprire gli occhi e dire basta.

Basta con una “classe politica” che svolazza per l’Europa con lo scopo principale di mantenere in vita se stessa; basta con queste stupidaggini sull’anti-germania, che non ce ne può frega’ di meno.

Basta! Perché invece siamo in tanti a considerarci amici del mondo e non delle nazioni, dei popoli e non dei poteri. Finchè dobbiamo sopportare un governo del tecnico cavolo, almeno pensassero a ricostruire. Ricostruire è generare lavoro, e generare lavoro significa benessere.
Basta! Perchè in tanti noi non vogliamo ricchezza e finanza, vogliamo pace, lavoro e giustizia.
L’Emilia dei cittadini che stanno scavando tra le macerie delle loro case è un esempio drammatico di quanto interessino allo “stato” il cittadino, i cittadini che paga per mantenere l’apparato inutile e fastoso. Non gliene importa nulla.
E allora basta anche con tutte queste corporazioni di fatto: insegnanti, medici, infermieri, operatori della comunicazione, giornalisti, artisti, artigiani, professionisti, architetti, idraulici, imprenditori edili, commercianti e via dicendo che si covano il loro cantuccio sperando che passi la bufera mentre ognuno protegge la sua categoria di pochi intimi.
Ecco, infatti, qual è il solito vecchio problema irrisolto dell’ex classe media: non solidarizzare, considerarsi esenti, reputarsi immuni, immaginare piccoli escamotage o grandi compromessi come vie di uscita.
E non si è ancora capito che ormai la “classe media” non esiste più e non siamo nemmeno proletariato visto che non abbiamo più la forza morale e umana della disperazione che però è comunque fede nella vita.
Non è forse vero che abbiamo perso quel nobile e umano istinto di sopravvivenza che porta a generare figli anche sotto le bombe?

Basta dunque. Liberiamoci da questa prigione mentale. Arrabbiamoci!