Archivi del mese: Maggio 2011

Il connubio tra sindacato e confindustria genera povertà per il lavoratore – di Mariaserena Peterlin

 

 

A forza di frequentare quelli con cui si dovrebbe discutere dialetticamente da posizioni diverse, si finisce per condividere le stesse idee.
È accaduto infatti che il sindacato (Angeletti) abbia pienamente apprezzato e condiviso analisi, opinioni e proposte dell'imprenditoria e del gruppo di industriali ai livelli più esclusivi (Marcegaglia).

26-05-11
MARCEGAGLIA: ANGELETTI, RELAZIONE EQUILIBRATA E CONDIVISIBILE  

 Roma, 26 mag – ''E' una relazione molto equilibrata, molto tecnica, priva dei tanti equilibrismi che si vedono spesso''. Cosi' il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, sul discorso della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, all'assemblea annuale. ''E' una relazione che io condivido, molto precisa, molto concreta su come sia la politica economica del nostro Paese, dalle cose positive che sono state fatte alle cose che dovrebbero essere fatte"

La notizia, convenientemente amplificata dai media, è di ieri.

Mentre i sindacalisti condividono ed apprezzano Marcegaglia i lavoratori continuano a
a) perdere il lavoro,
b) morire sul lavoro
c) essere esclusi dal lavoro

Sarebbe invece necessario che i sindacalisti, invece di frequentare il mondo  confindustriale,  stessero a contatto proprio con quelli che li qualificano e mantengono sostenendo la loro attività e visibilità versando i contributi delle tessere e le iscrizioni al sindacato. (E dovrebbero porsi seriamente il problema di  tutte le persone che nemmeno possono iscriversi a un sindacato, essendo esclusi dall'occupazione e tuttavia sono cittadini di questa repubblica democratica).
I sindacalisti dunque, per dirla chiara, non devono essere pappa e ciccia con gli industriali.
Evidentemente, tuttavia, partecipare a convegni e alla vita politica è assai più euforizzante che andare in fabbrica o incontrare il popolo ascoltandone i problemi e facendosene carico. 

Essere genitori, che non dimenticano – di Mariaserena Peterlin

Una testa che pensa è utile. Un cuore che ama, che scalda i pensieri e li mette in moto ci fa vivere.

Ipotizziamo che si possa fare di meglio che esser utili, nella vita quotidiana corrispondendo, con utili intenzioni e decisioni, alle esigenze del presente immediato.

Ad esempio immaginiamo una persona geniale dotata di testa e cuore eccezionali, in grado di creare arte o musica o pensieri o intuizioni e teorie scientifiche fondamentali per l’umanità intera.

Rimarrebbe tuttavia, anche per questa persona, l’esigenza di sapersi muovere nel quotidiano, di saper organizzare una giornata di scuola o di lavoro, di vita domestica e di relazione con gli affetti. Se qualche geniale rappresentante dell’umanità volesse esserne esonerato, allora qualcuno dovrà occuparsi di lui, della sua casa, dei suoi figli (se ne ha) insomma della sua vita non creativa.

Ecco perché penso che i comuni pensieri e le concrete azioni quotidiane  siano fondamentali a rendere vivibile (e spesso bella) l’esistenza. Penso anche che l’attenzione quotidiana ai nostri affetti, compresi quello verso noi stessi, siano altrettanto essenziali e vengano prima di ogni altra cosa.

Esser presenti e corrispondere agli affetti e alle necessità quotidiane è una specificità perfino animalesca, ma anche tutta umana.

Se perdiamo questa specificità diventiamo anelli mancanti della catena della vita, diventiamo granelli polverosi, diventiamo pezzi di materia comandati da meccanismi.

Per questo io credo che, senza scagliare pietre contro nessuno, sia indispensabile avere un sussulto di umano raccapriccio e orrore come per la sorte di una bimba dimenticata, a morire, in auto. Credo che sia assolutamente importante non cedere alla ricerca di scuse pietose.

Non possiamo chiedere pietà per persone diverse da quella della creatura che è morta.

Di fronte a questa morte inaccettabile è necessario, per rispetto verso la vita che appartiene a tutti e alla quale tutti apparteniamo, fermarsi a pensare a cosa sia diventato l’uomo oggi. E non cedere alle logiche del “logorio della vita moderna”.

Fermiamoci dunque a considerare che stiamo perdendo il senso della priorità che dovremmo considerare necessaria ai sentimenti base come l’amore materno e paterno. Una madre non dimentica, e nemmeno un padre può dimenticare a meno che non perdano se stessi e la propria identità che, dal momento in cui si diventa genitori e fino a che i propri piccoli non diventano autosufficienti, è intimamente e indimenticabilmente connessa e in stretta corrispondenza con le nuove persone che si sono generate.

Non cerchiamo dunque scuse o motivazioni, impegniamoci invece a recuperare. Altrimenti perdiamo tutto.  

Poesia all'odore di menta – di Mariaserena

Ape sull'alloro

La foglia stropicciata della menta
restituisce al cuore un’onda viva
di sensazioni che il ricordo cerca.
Un profumo invadente, intenso e greve
nemmeno caro, ma pesante al cuore
eppure amato segno di un lontano
camminare tra prati, ancora in tempo
per cambiare una vita che oggi è detta.
 
Conta di più il non detto che il sapere,
pesa di più il voltarsi a riguardare
che rincorrere i sogni vani e vuoti?
Lascio la foglia sulla mano aperta
e attendo che l’odore si allontani
col vento d’una primavera accesa
d’altri profumi e da mielosi prati.
 
Un’ape posa sull’alloro le ali
e non si muove, intenta al suo pensiero.

Aforismi per la sopravvivenza ovvero gli antiveleni


E’ necessario prender atto di come le più vili aggressioni e le più amare delusioni e le più tristi manovre possano provenire da dove le nostre difese non sono fortificate e da coloro che noi consideravamo non solo interlocutori da stimare, ma addirittura amici leali.