Archivi del mese: gennaio 2010

SOS SCUOLA PUBBLICA: PRIMA CHE IL CIGNO CANTI – di Mariaserena Peterlin

Quinta Aut El 1989 Ricci

La discussione sulla pratica dell’insegnamento dell’Italiano ha avuto l’effetto di una cartina di tornasole. Costatiamo di avere un grosso problema che però non ha, ormai è evidente, la connotazione attribuita dai media, né quella che lamentano i genitori o che l’esasperazione motivata degli insegnanti fa esplodere anche concitatamente.

E’ emersa un’ipotesi diversa e ben più inquietante: esiste una strategia. La mette in luce un appassionato intervento di Gianni Marconato che riferisce e commenta una discussione aperta nel Ning La scuola che funziona sulla didattica dell’Italiano con alcuni brillanti interventi di vari insegnanti e sul progetto di una scuola per il futuro a cui stiamo lavorando.
Aggiungo dunque qualche considerazione su un’ipotesi di reazione.

·      La realtà comunicativa attuale è cambiata così velocemente che è difficile per tutti i non giovani relazionarsi al cambiamento

·      La crisi culturale è anche crisi politica e politica dovrebbe essere la soluzione, ma la gestione di questa crisi è in una fase delicatissima esposta ad abbordaggi e interessi non dichiarati e non lascia prevedere, allo stato attuale, svolte intelligenti ed illuminate.

·      Chi descrive come disastrosa la situazione fa riferimento a un genere di vecchie competenze passatiste e comunque anacronistiche, ma soprattutto fornisce subdoli e apparentemente inoppugnabili  strumenti contro la classe insegnante che viene pesantemente svalutata. (cui prodest?)

·      La classe insegnante subisce e mostra oggettivamente logoramenti di vario genere ed origine, ha punti di debolezza vistosi, non reagisce e quando lo fa si aggrappa al passato peggiorando la situazione.

·      Le famiglie ( questo è un punto dolentissimo) che leggono e ascoltano gli allarmanti bollettini sul fronte della disfatta linguistica, o di altre discipline, sentono minacciato seriamente il futuro dei loro figli. Sintomatica è la frase che tutti abbiamo recentemente letto : “che futuro possono avere questi giovani che non sanno l’ortografia?”. Inoltre sono sbandierate anche altre diagnosi: la povertà lessicale e sintattica dimostrano disagio mentale, ignoranza, incapacità di relazione, esclusione dal mondo produttivo. È ovvio che tutto ciò generi panico e rabbia nei genitori che subito puntano il dito contro la scuola pubblica. È ovvio dunque che il dialogo GENITORI-SCUOLA sia sabotato pesantemente e ormai quasi impossibile!

·      Quale altro termine di paragone, quale modello di scuola, più rassicurante e efficace hanno infatti in mente i genitori? Naturalmente quello della stessa scuola che hanno frequentato loro. Stimando dunque che i genitori abbiano un’età adulta compresa tra i 30 e i 55 anni circa dobbiamo risalire all’incirca alla scuola del periodo tra gli anni 60 e gli anni 80. A questo punto le famiglie chiedono un ritorno ad un modello didattico-formativo del passato che, così come ha educato e formato loro presumono possa tornare utile ed efficace anche ai figli.

·      L’alternativa insinuata, allora, è una “privata” anche perché è la stessa ministro che sottolinea in ogni occasione possibile che occorre elevare la qualità  della scuola pubblica (sottintendendo che è insufficiente) non fa mancare lodi alla privata

·      E infatti cosa propone la politica Miur&Gelmini attualmente per dare il colpo di grazia alla Scuola Pubblica?

a)  Un oscuro e generico ritorno al passato (dal grembiule in su)

b)   prove di verifica della validità dell’insegnamento nella scuola pubblica, ma basate su competenze omologate, uniformi, validate da Organismi esterni alla scuola e conformate a un modello culturale obsoleto.

 Ed ecco dunque le forze in campo.

Da un lato una scuola potata, tagliata, svilita e, permettetemi il termine, sputtanata da media e opinionisti.

Dall’altro lato una task force (MEDIA+MIUR+PRIVATI) sostenuta da una parte di opinione pubblica fortemente orientata e suggestionata dal potere politico-mediatico e che ormai apertamente chiede la testa della scuola pubblica.

 Che fare?

1.  Svelare questa trama perversa è la prima cosa.

2.  Delineare e dare evidenza al lavoro della SCUOLA CHE FUNZIONA e delle nostre proposte, delle nuove idee che dimostrano come sappiamo entrare in sintonia con i nuovi tempi e i nuovi bisogni del mondo giovanile.

3.  Rendere chiaro che una riforma che non viene dal mondo della scuola sarà una inevitabilmente contro la scuola e contro gli insegnanti e quindi contro i cittadini. In altre parole sarà anche una riforma contro il diritto allo studio e contro la democrazia e la libertà.

4.  Parlare, dialogare, diffondere il messaggio alle famiglie.

Possiamo e dobbiamo ancora tentare questa strada. Genitori e studenti devono e possono comprendere e valutare le conseguenze di questa manovra che è contro la scuola, ma soprattutto è contro i cittadini e il futuro dei giovani cittadini. E’ una manovra che crerebbe nuove caste e nuove esclusioni sociali, che svaluterebbe per decenni la nostra cultura. La collaborazione è vitale.

5.  Occorre dunque ribaltare la logica scellerata che ci viene imposta e mettere in chiaro i termini della questione. Proviamoci.

Passatismo accademico e confronto con i genitori – di Mariaserena Peterlin

 

DAGLI ERRORI DI GRAMMATICA AL DIALOGO
TRA GENITORI E INSEGNANTI
verso una
Scuola per il futuro
 
  •  
PREMESSA: Tutto nasce da una mia frase, inserita nella mia bacheca di Facebook che concludeva una riflessione personale scaturita da un precedente e vivo scambio di idee con i colleghi de LA SCUOLA CHE FUNZIONA e postata da Cristina Galizia.

L’argomento della discussione era la mediocre conoscenza della lingua italiana di cui parlano ormai da molti mesi i media,  società di rilevamento e il mondo accademico. Il mio pensiero a proposito è molto critico e l’ho sintetizzato (sacrificando qualche più aulico concetto) nella frase-dinamite che ha innescato il dibattito e che è la seguente:

“Gli errori di grammatica devono essere segnalati, quelli di logica devono essere confutati.”

 

Chi ha interesse alla questione troverà, leggendo, maggiori e necessari chiarimenti. Ho raccolto il tutto in questa NOTA  perché la conversazione si è dimostrata di grande interesse;  chi vi ha partecipato (e spero anche chi si vorrà aggiungere) ha sinceramente a cuore la formazione culturale e la crescita dei nostri ragazzi, ha a cuore che la scuola per il futuro sia sempre migliore e collabori sempre meglio con le famiglie. Per questo ci si lancia nella discussione anche esasperandola, ma con generosità e senza acrimonie né apprezzamenti personalistici.

Chi ha già partecipato ha inoltre conoscenze e competenze certamente valide ed esperienze vissute sul campo, perciò dona a chi legge e leggerà (e non solo) esperienza e passione e conoscenze e onestà intellettuale. Il  tema iniziale si è arricchito comprendendo “scuola-genitori-istruzione per il futuro dei nostri giovani” mantenendo però un rigore metodologico. La discussione è iniziata con uno scherzoso scambio di battute, ma è diventata via via più impegnata ed appassionata. Ogni nostra parola è detta per capirci e migliorare la reciproca conoscenza e il nostro impegno.
Sono grata a tutti e ricambio con affetto tanta generosità.

Un’ultima precisazione:  uno scambio di idee tra docenti e genitori  è  vitale per il futuro della scuola. Qui non si è processato nessuno, ma non ci siamo nemmeno voluti nascondere l’evidenza.

Mariaserena Peterlin

 “Gli errori di grammatica devono essere segnalati, quelli di logica devono essere confutati.”

Rosamaria Guido

 Ah, che tasto dolente!

Rosamaria Guido

"i zulù ke vivono in Africa  "

Mariaserena Peterlin 

ma sì ma sì ke ci vivono  . :D!!

Rosamaria Guido

oh, ho scritto Africa, anziché Afrika oops!

Simona Martini

Ma vale anche nel rapporto genitori-docenti e alunni-docenti? Sono stata dieci minuti con la prof di lettere di mio figlio (II liceo): ha sbagliato due congiuntivi. Ho fatto grammatica con la mia pulce (V elementare): il libro da una regola errata sulla costruzione delle frasi passive (uso di essere e venire come ausiliari).

Non è per polemizzare.      Io vivo la scuola da genitore, da laureata in lettere e in linguistica, da ex alunna ribelle. Ogni giorno sono dall'altra parte della barricata: non con gli insegnanti, non con i discenti. Però avverto sempre più la grande ignoranza del corpo docente che insegna ad un manipolo di sibariti. E' un'accozzaglia. Non voglio chiedermi dove porterà, ma in cuor mio lo percepisco distintamente.
Io voglio ribadire un concetto già espresso, che vale per la professione specifica così come per tutte le altre professioni. Esse, per colpe e demeriti vari, sono divenute (senza alcuna eccezione) delle "caste" dove cane non morde cane. Sarebbe ora che gli insegnanti di merito si ribellassero non più contro le Gelmini o i Fioroni di turno, bensì iniziassero a fare spazio intorno a loro. Certa gente non può insegnare. Certa gente non può scrivere (fare copia incolla) libri in uso nelle scuole. Nessuno metterebbe la propria salute nelle mani del medico pessimo o mediocre. Anzi si hanno spesso notizie di cronaca che raccontano di denunce e reazioni di protesta contro quella determinata classe professionale. Lo stesso dicasi per gli avvocati: chi affiderebbe un risarcimento, una causa di separazione, una lite condominiale ( e voglio parlare solo di cause civili) ad un avvocatuccio, ad un azzeccagarbugli che conosce a menadito il codice civile ma non ha conoscenza del relativo codice di procedura civile? Nessuno. Per queste e per altre professioni. Invece noi affidiamo spesso i nostri figli a gente che non conosce l'uso del congiuntivo, che non vuole sentirsi "riprendere da un genitore che puntualizza certi errori, che non     legge i libri che sceglierà per quella o l'altra materia, che è felice di un "badge" per gli studenti ma sindacalmente contraria a quello per verificare le proprie presenze, che non è in grado di isolare la "mela marcia" della classe e per questo pone tutti sullo stesso piano, che una professoressa di educazione fisica (   una delle inutili riforme è stata quella di parificare l'ISEF ad un corso universitario) fa fare compiti in classe agli alunni e si permette perfino di correggerli (non era compito degli insegnanti di italiano?)   una classe insegnante che non è in grado di recepire la denuncia dell'Accademia della Crusca sulla condizione della scuola italiana e soprattutto sulla incompetenza di molti dei suoi docenti 
Credo che da questo bisogna partire, affinché le eccellenze siano premiate,    la figura dell'insegnante torni ad avere quella qualifica che gli è propria. E' come fare un esame di coscienza: guardarsi dentro e correggersi per cambiare tutto il resto.
Scusate.
Comunque grazie a quelli di voi, in tutte le scuole d'Italia, che il mestiere lo fanno sul serio, quelli per cui, come dice la maestra Anna, "è il motivo più serio per svegliarsi ogni mattina".

 Rosamaria Guido

 Simona, ogni docente assegna i compiti ai propri studenti relativamente alla propria disciplina (a meno che non si tratti di lavori interdisciplinari) ed ha il dovere di correggerli, tanto per quel che riguarda il contenuto (vorrai convenire con me che gli spetta per competenza :-)), quanto per ciò che attiene alla forma (si spera che abbia frequentato le scuole superiori e che conosca l'italiano).

Ammetto che alcuni problemi da te evidenziati esistono davvero, ma, credimi, insegnare oggi è cosa decisamente improba, anche per quelli che il mestiere cercano di farlo sul serio.

Mariaserena Peterlin

Premetto, Simona, che se ci sono le caste ci sono ovunque; e a me è capitato sia con medici sia con avvocati di non essere seguita come scienza e coscienza richiedevano.

Vorrei però spiegare che la mia frase (anche se ci ho scherzato sopra con l'amica Rosamaria) era seria nel senso e nell'intenzione.
Ribadisco: "Gli errori di grammatica devono essere segnalati, quelli di logica devono essere confutati". E mi riferisco alla valutazione degli errori di grammatica da parte dei docenti.
La frase, estratta dal contesto, forse non è del tutto chiara.
La mia contestazione è sul peso che si dà alla grammatica nella valutazione. Naturalmente la scuola deve offrire un modello linguistico corretto e non ammetto nemmeno io che una docente (dalla materna all'università) non sappia usare correttamente un congiuntivo; tanto meno una prof di lettere  .  
Però quando a scuola si "usa" la grammatica per decidere quanto vale la preparazione linguistica di un ragazzo si rischia di commettere delle ingiustizie.
Se un compito di italiano scritto, poniamo il caso, dimostra che un ragazzo possiede semplici capacità espressive e logico-deduttive, se evidenzia una pur elementare capacità di elaborazione personale (il tutto commisurato all'età ecc ) ma contiene due, tre errori cosiddetti gravi di grammatica che valutazione dobbiamo darne?
Questa è la mia provocazione.
E, per chiarire la seconda parte della frase, aggiungo:    a scuola non si insegnano Logica, Filosofia (NON storia della Filosofia) , Linguaggio Visivo, Economia, Psicologia e si va estinguendo la Storia dell'arte ma si insiste su altro? Il centro dell'educazione non è "insegnare a pensare".
Ovviamente questo è solo un commento; se la mia forma espressiva non è eccellente mi "corriggerete" come disse un grande

Simona Martini

Mariaserena, ho precisato nel post precedente che le caste ci sono ovunque: l'esempio era di medici e avvocati, ma se vogliamo possiamo comprendere tutte le professioni. C'è però una differenza: gli studenti non possono cambiare insegnante, io posso cambiare madico, avvocato o architetto. Neppure i genitori (anche questa è una casta, ovvio) hanno voce in capitolo. E mostrare a questi insegnanti i loro errori, magari davanti a "bibbie" della linguistica o della letteratura p.e., da vita ad una sola azione di rappresaglia: mette in cattiva luce i propri figli, che si trovano ad essere bersagliati per mano di certi insegnanti. A mio figlio insegno a divertirsi dell'ignorante saccenteria di taluni insegnanti. Gli insegno eccezioni della lingua che deve trovare il modo di utilizzare nello svolgimento di un tema. Puntualmente esse vengono corrette e puntualmente mio figlio, con strumenti, corregge la prof. Ormai è diventato un gioco.

Allora mi chiedo: come potete permettere che certi soggetti bivacchino (come gli studenti ripetenti e nullafacenti) nelle scuole? Chi, se non voi inseganti, deve far cessare questa mancanza di meritocrazia che, a parte la nocività verso i nostri giovani, nuoce soprattutto a voi, che rischiate di non essere presi più sul serio, di non avere il rispetto che la grande professione che svolgete merita.

 Anna Marsili

La signora Simona è di sicuro una "mamma": devo dire che anche i genitori si devono accollare buona parte di questa attuale situazione, con il loro atteggiamento di chi scredita programmaticamente agli occhi del figlio/a la figura del docente, mettendosi nei panni di chi, per il fatto di aver frequentato la scuola venti o trenta anni prima, si     sente in diritto di dare all'insegnante del figlio un giudizio, in genere negativo. Si, perchè molti genitori ignorano che la scuola, i metodi didattici ( e a volte anche i contenuti) spesso da allora sono cambiati, così come è cambiato il modo in cui i docenti si rapportano con i ragazzi cui fanno scuola. Siamo assillati continuamente da avvocati e dottori che vogliono interferire con lo svolgimento delle programmazioni di Latino o di Greco, o con quelle di Matematica, in nome di ciò che loro stessi, ai loro tempi e coi metodi di allora avevano studiato. Si fa presto, cara signora Simona, a dire che i figli dovrebbero avere di più. I nostri bamboccioni, ormai, non hanno più speranza di emancipazione dalle gonne della mamma. Cosa potrebbero chiedere di più, ormai? Che anche i professori, oltre ad assecondare le paturnie nostalgiche dei genitori, preparino loro il biberon?

Le consiglio al proposito l'intelligente satira del professor Troller fatta da Albanese. Le consiglio il video sull'incontro tra i prof e i genitori. Una prof esasperata.

Mariaserena Peterlin

Chi si impegna seriamente nella scuola difficilmente sfugge all'esasperazione espressa da Anna Marsili. So quanto e come lavora Anna e quindi la sua esperienza è certamente da ascoltare con attenzione . Anche a me è capitato di rilevare errori in qualche insegnante delle mie figlie, ma non ho mai fomentato un atteggiamento di canzonatura, non credo sarebbe stato utile né educativo. E' inevitabile che i figli capiscano anche il nostro dissenso ma, credimi Simona, non è probabile che insegnargli a mancare di rispetto dia buoni risultati. Noi (scuola e genitori) siamo chiamati, oltre che ad insegnare concetti e nozioni, anche educare alla vita e perciò ad imparare a relazionarsi ed affrontare persone ed avvenimenti diversi che potranno essere giusti o ingiusti, corretti o sbagliati, buoni o   cattivi. Non possiamo selezionare tutto. Dobbiamo trasmettere la rettitudine e il concetto di una società che lavora per il bene comune, anche remando controcorrente. Capisco bene quello che Simona dice: mi risulta che il professore abbia sbagliato e glielo faccio notare; ma chiedere ad un insegnante di prendere supinamente lezione da un genitore è un atteggiamento poco costruttivo. Non difendo chi non sa fare bene il suo lavoro, ma lo farebbe ancora peggio se si sottomettesse a uno o più genitori!

Anche la mia esperienza di mamma di studenti è stata tormentata; mi sono trovata a dover cambiare scuola a una mia figlia a metà anno scolastico, non sto a spiegare i dettagli perché chiamerei in causa altre persone e non mi sembra corretto, però posso dire che è più facile cambiare scuola che cambiare avvocato quando le carte stanno in mano a un professionista non è così ovvio farsele restituire 🙂 Ma questi sono aneddoti!
Infine un’altra riflessione che mi sta molto a cuore.
Ho insegnato anche a classi difficili e impervie, classi da cui colleghi scappavano cambiando (tutti si cambia di tutto…) sezione.
Mi sono trovata, alla fine delle mie cinque ore di lezione, stremata dalla fatica, ho avuto momenti di esasperazione, ho avuto ragazzi che considero ancora oggi "miei" con problemi e comportamenti più diversi. Dal disagio alle tossicodipendenze; mai ho pensato che "certi soggetti" dovessero essere allontanati dalla scuola . Se venivano a lezione facevo lezione e cercavo di coinvolgerli; comunque. Se li ho sbattuti fuori dall'aula è stato per dare segnali e imporre un comportamento, non per escluderli. La scuola serve a trasmettere cultura, ma anche formazione; serve a far crescere buoni cittadini o, almeno, "cittadini non nocivi" (è una frase che amo ripetere e per questo la virgoletto".     
E' comprensibilissimo che genitori (preoccupati per la crescita dei figli a cui dedicano la loro vita) abbiano l’impressione che "certi soggetti bivacchino (come gli studenti ripetenti e nullafacenti) nelle scuole" . E' vero, a volta c'è anche il bivacco (non tutti insegnano in licei esclusivi): ma non siamo stati noi insegnanti a creare questa società.
Considerate, cari genitori (e dico cari davvero con affetto e come mamma e anche nonna) che gli insegnanti vivono la loro vita di lavoro in quella realtà avendo un compito da svolgere e non possono non provare a cambiarla. A volte si fallisce. Volete provare voi?

Simona Martini

Signora Marsili, mi spiace che all'interno del mio post abbia omesso di leggere la mia frase "anche i genitori sono una casta".

Nel mio discorso io non ho fatto sconti a nessuno. Veramente, rileggendo, nessuno escluso. Compresi i ragazzi che a mio avviso hanno superato lo stadio della vivacità per passare a quello della maleducazione ed entrare definitivamente in quello che io definisco da "casal del marmo".
E meno che mai mi metto al di sopra di un piedistallo valutando una mia perfezione che non potrei mai giudicare. Ma occorre non fare sconti a nessuno. Chi non ha competenze va a casa. Punto. Chi ha competenze deve essere premiato. Se continuiamo a mescolare le mediocrità con le eccellenze rimarremo esattamente dove siamo.
E il mio dovere di madre è anche quello di insegnare al meglio le varie discipline: quindi è mio dovere correggere le inesattezze degli insegnanti, è mio dovere far capire ai miei figli che non è oro colato ciò che passa attraverso la scuola. Non posso non rimettere le mani nelle espressioni se la prof di mia figlia formula nuove teorie sull'eliminazione delle parentesi: le graffe, le quadre infine le tonde.   Ma no, Dio mio, la prof ha detto una corbelleria e va corretta. Che madre sarei se la lasciassi navigare in questi errori? Non posso non rimettere le mani su un libro di testo che dice: la forma passiva si forma usando gli ausiliari essere o venire. Ma no, esistono regole precise: non posso sentir dire "venne eletto dal popolo" "venne condotto in prigione dalla polizia". No, qui c'è un verbo di movimento, la regola è legata alla copula con attributo e mai al passato. Che madre sarei se la facessi parlare come se fosse in televisione?
Mariaserena conosce la storia di un libro che sotto Natale girava per le scuole elementari. Che madre sarei se non mi arrabbiassi con le maestre, la preside e su fino all'assessorato per quelle immagini e quelle frasi entrare negli occhi dei bambini, perché ho il diritto di dire: "perché non lo avete controllato?, che maestre siete se mettete nelle mani di bambini quello che vi viene passato dall'alto senza verificare". Io non penso di essere una grande madre, penso spesso di pretendere troppo dai miei figli e da me stessa, e faccio una fatica bestiale a non perdermi un attimo delle loro vite, scolastiche e non. Penso però che voglio crescerli al meglio. Al meglio per me significa nella diversità. Far notare ai ragazzi che dalla scuola è arrivata una nozione inesatta non vuole dire mettere alla berlina l'insegnante di turno. Vuole solo dire: lavorare sui propri figli, dare loro il meglio, non farli navigare nelle conoscenze omologate e inesatte.
Vero, non sono una professoressa e quando ero a scuola ho amato i professori che mi hanno insegnato la curiosità dell'apprendere. Ho odiato quelli che non erano in grado di andare oltre le pagine del testo adottato. Ma ho lavorato molto nelle scuole. Corsi di scrittura creativa. A modo mio ho fatto la mia parte. E ho avuto molte soddisfazioni. Tanti ragazzi hanno imparato a comporre, a creare dalle parole.
Penso anche per questo di non essere una cretina qualunque, una da dialoghi sul "grande fratello". E come me ci sono molti genitori che fanno la loro parte. Il problema è che, come per i bulli, si parla sempre del peggio e quindi si esalta questo e non si tiene mai conto del buono che può venire dagli altri, i non bulli per capirci. Per questo credo che ci siano dottori o avvocati o medici o non professionisti la cui cultura è almeno alla pari con quella di un insegnante. Altrimenti dovremmo pensare ad una casta di eletti da cui proviene il solo sapere! L'Accademia della Crusca è stata esplicita su questo argomento quando dice che oltre la scuola, oltre la tv, oltre la semplificazione del linguaggio, oltre questo e altro occorre focalizzare che "Nel corso dell'ultimo mezzo secolo sono stati diplomati e laureati e poi immessi nelle classi scolastiche centinaia di migliaia di docenti che, anche quando di ottima cultura di altro tipo, non avevano mai studiato su basi scientifiche la lingua di cui dovevano occuparsi nell'insegnamento, si trattasse del livello primario, medio o secondario. (Abbiamo dimenticato che fino a qualche lustro fa potevano insegnare, in alcuni ordini di scuole, italiano, latino, storia, filosofia, lingue i semplici laureati in legge?)". A dirlo non è Simona Martini, ma l'esimio Prof. Francesco Sabatini.
Quando affermo che voi stessi dovete far fuori le mele marce che esistono fra di voi, voglio dirvi di prendere in considerazione anche queste verità. tenere certa gente a serrare le vostre fila non vi può servire. Perché poi è facile dire "i genitori, gli studenti, lo stato, la politica  , tutto vero e sacrosanto, ma se non debellate il cancro che è dentro di voi nessuno di noi ne uscirà vivo, voi insegnanti soprattutto. E credetemi, a me questa situazione mette l'angoscia. Io amo la scuola. E' ciò che mi è rimasta attaccata alla pelle più che tutti gli amori giovanili. E' una sofferenza vederla occupata da chi è senza diritto.

 

Simona Martini 

Grazie ad Anna Marsili per avermi ricordato quell'intervento di Antonio Albanese: ironico, ma triste per la consapevole impotenza su questo argomento. 
Mi piace contraccambiare con un video di una trasmissione rai in cui i professori incontravano i loro alunni dopo decenni (qui anche Pasolini) 
http://www.youtube.com/watch?v=qIGW74hSj1M
anche un altro Pasolini

http://www.youtube.com/watch?v=2b_Jr3z3LUI.
Mi piace pensare alla scuola del futuro come in un saggio di Nietzche, Scuola ed Educazione. Mi piace pensare a Daniel Pennac ed alle sue classi, ma soprattutto al suo essere stato alunno che non dimentico di quando era dall'altra parte della barricata. Mi piace pensare che tutti avessero la consapevolezza che l'adolescenza (siamo stati tutti adolescenti, o no? tutti santi? tutti perfetti studenti?) sia quello descritta da Galimberti ne L'ospite inquietante. Mi piace rileggere la Lettera a un insegnante di Vittorino Andreoli e quella di Don Milani sulla scuola di Bibbiana…
Mi piacerebbe pensare che tutti gli adulti (insegnanti e genitori) facessero una full immersioni di questi volumi. Per capire meglio che questo mondo lo abbiamo fatto noi ed i nostri padri, che per questo siamo i soli colpevoli del nichilismo crescente fra i giovani. Iniziamo ad essere giudici di noi adulti e correggiamoci prima di fare ulteriori disastri. Anche gli insegnanti sono genitori e non per questo hanno figli migliori degli altri o loro sono genitori migliori degli altri. Siamo tutti sulla stessa barca. Ma non lasciamo che l'impotenza o la volontà dell'impotenza (che è il nichilismo degli adulti) distrugga ogni cosa.
C'è grande differenza fra l'evoluzione ed il progresso. Io sono per il progresso.
Salutoni.

 

 
 gli aggiornamenti, in tempo reale!
 
  
 
 
Grazie, Serena.

 
 
10 ore fa · 

 
Mariaserena Peterlin
Mariaserena Peterlin  

 
 
grazie reciproco!

 
 
10 ore fa · 

 
Rosamaria Guido
Rosamaria Guido  

 
 
🙂

 
 
10 ore fa · 

 
Simona Martini
Simona Martini  

 
 
grazie mia cara prof.

 
 
9 ore fa · 

 
Gianni Marconato
Gianni Marconato      

 
 
MS, dove è questa nota in LDCF? Qualcosa mi deve essere sfuggito ..

 
 
3 ore fa · 

 
Mariaserena Peterlin
Mariaserena Peterlin  

 
 
La mettiamo, Gianni; e in attesa di uno spazio dedicato al tema, al quale possiamo tentare di lavorare, mettiamo a dimora olivi e seminiamo grano e peperoncino 🙂

 
 
37 minuti fa · 

 
Mariaserena Peterlin
Mariaserena Peterlin  

 
 
Grazie a te Simona. E grazie a chi partecipa con noi.
Nel dialogo con genitori e insegnanti confrontiamoci senza conformismo e passatismo; lasciamo che le idee si esprimano; abbattiamo la diffidenza. Abbiamo abbastanza esperienza, amore per la democrazia e passione per la crescita e il futuro dei nostri ragazzi per metterci sulle spalle e portare a destinazione il carico di una discussione che può essere stimolante e impervia, ma è certamente utile e necessaria. 
Se non lo facciamo, se i cittadini e la scuola non troveranno la loro voce saranno la burocrazia e gli interessi a dettarci le loro leggi: avanti con il nostro coraggio.

 
25 minuti fa · 

 
 

e l'eco si propaga! : nel Blog di Gianni Marconato
 
http://www.giannimarconato.it/2010/01/o-la-crusca-o-la-vita-a-saccoccio/
 
 
 con una bella recensione delle nuove idee sulla  scuola e la didattica per il futuro!

MA… IL BRAVO PROFESSORE COM'È

Già, com’è o come dev’essere il bravo_prof?

A proposito di un articolo de Il Giornale

 

Anni fa, i giovanissimi mi perdoneranno la digressione, un Nino Frassica esordiente nella trasmissione di seconda serata di Renzo Arbore propose un suo personaggio, quello del BRAVO PRESENTATORE, da cui, vedo adesso su internet, trasse anche un fortunato libro “Il manovale del bravo presentatore”.

In realtà il bravo presentatore era una caricatura sgrammaticata e affettata dei vari personaggi televisivi allora in voga e che pretendevano di dare un certo tono allo spettacolo rendendolo invece ordinario e formale.

 

Anche il BRAVO PROFESSORE, quando è evocato da trasmissioni televisive, interviste o articoli di giornali, rischia di essere qualcosa di simile a una caricatura.

Non scrivo queste righe per fare l’ennesimo panegirico di una professione come la nostra che comunque non finirà e comunque ha una dignità che nessun opinionista in Italia o nel mondo potrà mettere in discussione.

Non scrivo nemmeno per alzare una difesa d’ufficio.

Mi limito all’essenziale e a rimarcare che a volte si scrive e si pubblica lasciando da parte i fondamentali di un’opinione ben calibrata e ragionata.

 

La scuola ha molti e svariati problemi, tra cui anche alcuni docenti non all’altezza.

La scuola ha anche a che fare con la nostra reale quotidianità giovanile, quella che fa storcere il naso ai benpensanti e alle signore per bene e ai signori con il rolex su entrambi i polsi.

Ma la scuola se la cava anche troppo bene se si considera l’opera della picconatrice Gelmini o dei picconatori di turno che la affiancano o sovrastano.

 

Però tutto ha un senso e tutto ha una logica; anche il proporre nuovi parametri per nuovi professori (o se si vuole, per NUOVI BRAVI PROFESSORI).

E l’assunto dell’articolo del Giornale avrebbe anche una sua giustificazione laddove afferma : “però il vero nocciolo della questione è la preparazione degli insegnanti.”

Ma anche se evitassimo di innervosirci sugli inaccettabili e sgarbati successivi apprezzamenti (“Troppo a lungo il mestiere del docente – da quello delle materne a quello dei licei – è stato visto quasi come un lavoro a mezzo servizio, e perciò appetito soprattutto dal mondo femminile”), come possiamo riconoscere validità alla soluzione avanzata nell’articolo ossia : “pagare molto e pretendere moltissimo, a partire dai risultati ottenuti all’università. Non solo: gli aspiranti docenti dovranno superare una vera prova psicoattitudinale che verifichi sul serio se sono idonei all’insegnamento, perché essersi laureati a pieni voti non basta.”?

A questo punto le obiezioni sono inevitabili:
Chi metterebbe a punto una “vera prova psicoattitudinale"? Forse docenti universitari considerati inattendibili nel valutare il corso di studi visto che rilasciano insufficienti lauree con centodieci e lode?

E chi decide che una “laurea a pieni voti” sia equipollente in tutto il territorio nazionale (Università private comprese?)

E chi garantisce che l’ambizione verso un alto stipendio sia equivalente per professionalità all’ambizione di ottenere buoni risultati didattici? Perchè allora non discuterne con gli interessati in ambiente qualificato, ad esempio con i docenti della scuola che funziona nonostante le critiche?

Insomma ben vengano le buone idee, e le buone e severe analisi, ma non l’esibizione di efficientismo tecnicistico.

 Diamo pure il dovuto e formale rispetto agli opinionisti a patto che loro mettano in campo altrettanto rispetto e non soltanto alle nostre persone, ma al nostro quotidiano lavoro; ed a patto che non parlino della realtà dei docenti come di “una pletora in cui azzeccare quello davvero buono è come vincere alla lotteria”.

Perché questa è un’offesa gratuita che non creerà certamente una leva di bravi docenti, ma solo l’impossibilità di dialogare e collaborare con bravi genitori e bravi opinionisti.

 PS: tutto questo lo penso e dico dal basso e dall’alto del mio 110/110 e lode + abilitazione per esami + concorso a cattedre nazionale vinto col massimo dei voti all’orale + alcuni lunghi anni di onorata carriera. e tutto questo perché … se parliamo di pedigree….unicuique suum

Dal Blog Apprendere (con e senza le tecnologie)

La scuola, quella che non funziona e quella che funziona

"Una scuola che non raggiunge le prime pagine dei giornali; una scuola che non ha riconoscimento sociale; una scuola quasi invisibile … trasparente" da:
 Apprendere (con e senza le tecnologie) Blog di Gianni Marconato – già Oltre l’e-learning