Il calore: sì quello lo sentiva.
Lungo e in pace, sul seno della Madre. Come tutti i piccoli.
Si chiese se fosse proprio necessario nascere così: più povero dei poveri e privo a tutto; anche a un lettuccio da poco.
Ma suo Padre aveva deciso e il piccolo chinò la testa.
La paglia pungeva un po’ e gli animali ansimanti non avevano un buon odore.
Si strinse dunque al seno di lei, unica certezza in quel momento di inizio e di separazione.
La prima di tante altre separazioni.
Sapeva che era giusto esser nato e avrebbe fatto la sua volontà.
Adesso però si godeva l’amore e il respiro di sua madre. Le stelle riempivano il cielo buio senza illuminarlo, un ovattato rumore di passi non interrompeva il silenzio del vento, caduto come un mantello senza colore su uomini, animali e cose.
All’improvviso una voce stridula come un metallo graffiato squarciò quel silenzio di presepe gridando:
“Gesù Bambino!! Gesù Bambino, tu lo sai bene com’è fatto il diavolo. Tu lo sai bene che non ci si può fidare di lui. Tu lo sai bene che a un certo punto l’hai dovuto pure mandare via dal Paradiso per relegarlo all’inferno.
Perché con alcune persone, soprattutto con il diavolo, non si può dialogare!”
“Angeli ed Arcangeli!” disse tra sé il piccolo, “ma che vuole questo?”
”Perché il diavolo " continuava la voce sempre più concitata "si monta la testa. Pensa! Voleva perfino prendere il tuo posto! Capisci che cosa voleva fare il diavolo?”
“Magari!" (sussultò il piccolo)"Magari! Con tutto il rispetto per la mia missione, un bel posto davvero il mio: nato in una stalla, senza nè panni, nè culla, nè casa! Nato, per morire a 33 anni! Ma chi è questo esagitato? Perché non si informa? Mamma mandalo via, vorrei solo dormire e prendere un po’ di latte. Bell’inizio davvero…”