Il grado zero della seduzione mediatico-politica
(disegno di Francesco Maggi – NaDa
Sarà la moda del copia-incolla, sarà che la pandemia più diffusa è quella dell’adeguamento all’opinionismo d’effetto, sarà che ormai senza sesso non c’è più non solo notizia, ma nemmeno politica insomma sarà per un insieme di cause ma in Italia pare che i media non possano fare a meno di parlare di letti e baldacchini, di escort e … vabbè, di quelle.
E ci piacerebbe parlare di bufale estive; ma non è così.
Qualcosa di incombente e di vero c’è: è l’ormai diffusissima convinzione biunivoca che da una parte l’attenzione si susciti con questo tipo di storie e dall’altra l’apprezzamento si ottenga con l’immagine fisica. E va da sè che l’immagine debba essere attraente, ma l’essere attraenti comporta l’insinuare efficienza e potenzialità possibilmente di tipo sessuale.
E così si procede, inesorabilmente, verso una demenza collettiva praticamente monomaniaca dalla quale non ci salva più né la signorile e collaudata antica attitudine al riserbo e alla riservatezza né la vecchia garanzia o cautela della cosiddetta età canonica.
Lo schermo è tutto, ed è misura del “piacimento”.
Ed il “piacimento” (ossia il colpire gradevolmente suscitando piacere visivo o fantasie non visibili) si attizza con l’immagine che è esclusivamente ciò che appare in sè.
La conseguenza è che molti non guardano e non si guardano, ma assistono e confrontano con modelli di tendenza.
Non si fissano più negli occhi gli innamorati nè gli amanti, né i figli (tanto è vero che filmano e fotografano pure il pupetto che esce dai massacrati organi esterni della su’ mamma in sala parto tutto vischioso e ancora impresentabile)
Tutto passa attraverso l’immagine per cui o sei in grado di bucare lo schermo o sei fotogenico/a oppure non vai.
Sono tutti attirati da questa melassa mediatica che cola come una viscida colla mielosa. Perchè, ad esempio, parlare dei problemi del paese quando c’è la succosa Certosa-story, Grazioli-story, escort/prostituta-story che garantisce audience?
Ma i protagonisti di queste vicende facciano attenzione: tanto va la gatta al lardo, come diceva un poco ammiccante proverbio popolare, che ci lascia lo zampino.
I media ci hanno inondati di copia-foto-incolla di prestazioni sessuali registrate vere, farlocche o presumibili, il pubblico per un po’ ha seguito (tutti i gusti sono gusti) e anche un bel po’ di politici d’opposizione vi si sono come infervorati: autentiche mosche attirate dal miele si sono accostati, hanno assaggiato, hanno intinto la zampetta e si sono leccati le alucce. E adesso? Adesso che il premier ha detto, forse perfino lusingato dallo stile dell’immagine (vera, farlocca o presunta) di cui sopra, “non sono un santo” non rimane che attendere che l’escort-prostituta di turno se ne esca con un forse necessario “… e io non sono una signora, faccio il mio lavoro”.
Sarebbe invece importante, per quelli che fanno seriamente (?) politica o credono di farla, capire che sono cascati piedi e mani in quella mielosa e scadente melassa mediatica che ormai ha disgustato il popolo e gli elettori.
Non lo capiscono? E allora ci sarebbe un altro proverbio: “In chiesa coi santi, in taverna con i ghiottoni e (ahimè) nel baldacchino con chi si porta dietro il videofonino.”
Non piace? E allora l’Italia aspetterà che rinsaviscano.
Ma all’orizzonte per ora non ci sono che “belle” abbronzature ed occhiali da sole e tutto intorno tanto popolo imbufalito.