LAVAGNA DI NOTECELLULARI

≈ oggi COMPITO in classe per gli under 40 ≈

Tema

Scrivete le vostre considerazioni sul seguente argomento: cosa ha significato e significa per te la famiglia? Quali sono i tuoi ricordi più importanti della vita famigliare?

Non sto assolutamente scherzando: sta nascendo, da questo esatto momento, il prossimo terzo ebook che scriverò insieme a voi. Siate sinceri e non temete di esprimervi: vanno bene tutti i sapori e gli ingredienti: zucchero e peperoncino, miele e caffè. Per i veleni c’è il servizio in camera. Vi chiedo solo di non superare la lunghezza media di un post. Ma senza troppe preoccupazioni.

Alla tastiera, dunque!

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357 risposte a “LAVAGNA DI NOTECELLULARI

  1. bello! io partecipo, eh. poi te lo mando in mail o lo posto qui? 🙂

  2. Gulp…. ma c’è il voto????

    ;-p
    (torno dopo)

  3. Gulp…. ma c’è il voto????

    ;-p
    (torno dopo)

  4. Gulp…. ma c’è il voto????

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  13. Nessun voto ahahahah!
    Partecipate qui!
    Così lo scambio di idee sarà più sponaneo e vivace.

    Avanti tutta e senza rete!

  14. Nessun voto ahahahah!
    Partecipate qui!
    Così lo scambio di idee sarà più sponaneo e vivace.

    Avanti tutta e senza rete!

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    Partecipate qui!
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  23. Nessun voto ahahahah!
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    Così lo scambio di idee sarà più sponaneo e vivace.

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  24. PROTESTO!!!!
    Io i voti li voglio… altrimenti come faccio a dimostrare di essere più brava di Andrea???????????

    :-))

  25. PROTESTO!!!!
    Io i voti li voglio… altrimenti come faccio a dimostrare di essere più brava di Andrea???????????

    :-))

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  35. Un tema, ma è una cosa importante e personale, se ti dovessi raccontare gli ultimo 40 anni non basterebbe il blog.
    Ciao
    Vinicio
    N.B. è una bella cosa….

  36. Un tema, ma è una cosa importante e personale, se ti dovessi raccontare gli ultimo 40 anni non basterebbe il blog.
    Ciao
    Vinicio
    N.B. è una bella cosa….

  37. Un tema, ma è una cosa importante e personale, se ti dovessi raccontare gli ultimo 40 anni non basterebbe il blog.
    Ciao
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  40. Un tema, ma è una cosa importante e personale, se ti dovessi raccontare gli ultimo 40 anni non basterebbe il blog.
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  46. la famiglia è tanto. inutile negarlo. se oggi ci siamo è per un padre e una madre che hanno deciso di metterci al mondo e lo hanno fatto.
    tanti gli errori che si commettono da genitori, tante le critiche che si possono muovere ai genitori.
    ma almeno nel mio caso, alla fine, seppure dopo scontri e battaglie, non resta che grande gratitudine.
    i genitori possono sbagliare, è vero, ma quello che conta è l’intenzione. se sbagliano a fin di bene, possiamo perdonare loro molti errori.

    ad futurum

    p.s. e partecipate! SVEGLIA!

  47. la famiglia è tanto. inutile negarlo. se oggi ci siamo è per un padre e una madre che hanno deciso di metterci al mondo e lo hanno fatto.
    tanti gli errori che si commettono da genitori, tante le critiche che si possono muovere ai genitori.
    ma almeno nel mio caso, alla fine, seppure dopo scontri e battaglie, non resta che grande gratitudine.
    i genitori possono sbagliare, è vero, ma quello che conta è l’intenzione. se sbagliano a fin di bene, possiamo perdonare loro molti errori.

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  48. la famiglia è tanto. inutile negarlo. se oggi ci siamo è per un padre e una madre che hanno deciso di metterci al mondo e lo hanno fatto.
    tanti gli errori che si commettono da genitori, tante le critiche che si possono muovere ai genitori.
    ma almeno nel mio caso, alla fine, seppure dopo scontri e battaglie, non resta che grande gratitudine.
    i genitori possono sbagliare, è vero, ma quello che conta è l’intenzione. se sbagliano a fin di bene, possiamo perdonare loro molti errori.

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    tanti gli errori che si commettono da genitori, tante le critiche che si possono muovere ai genitori.
    ma almeno nel mio caso, alla fine, seppure dopo scontri e battaglie, non resta che grande gratitudine.
    i genitori possono sbagliare, è vero, ma quello che conta è l’intenzione. se sbagliano a fin di bene, possiamo perdonare loro molti errori.

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    ma almeno nel mio caso, alla fine, seppure dopo scontri e battaglie, non resta che grande gratitudine.
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  56. la famiglia è tanto. inutile negarlo. se oggi ci siamo è per un padre e una madre che hanno deciso di metterci al mondo e lo hanno fatto.
    tanti gli errori che si commettono da genitori, tante le critiche che si possono muovere ai genitori.
    ma almeno nel mio caso, alla fine, seppure dopo scontri e battaglie, non resta che grande gratitudine.
    i genitori possono sbagliare, è vero, ma quello che conta è l’intenzione. se sbagliano a fin di bene, possiamo perdonare loro molti errori.

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  57. Io vivo per la mia famiglia….è la mia VITA. Se vuoi sapere qualcosa della mia famiglia e quanto sia importante per me vai nella categoria “il mio diario in clinica”. Senza di essa non avrei vissuto fino adesso.Complimenti per il tuo blog..simpaticissimo!!!

  58. Grazie ragazzi!
    Vi leggo tutti volentieri, ma se (magari!) voleste produrre un tema, o almeno un pensierino :)) possiamo pubblicarci tutti insieme.
    Una buona alternativa, creativa, alla Settimana Enigmistica e ai giochi elettronici.
    Coraggio!
    Chi vuole può mandare una foto!
    ciao!!

  59. Grazie ragazzi!
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    Una buona alternativa, creativa, alla Settimana Enigmistica e ai giochi elettronici.
    Coraggio!
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    ciao!!

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    ciao!!

  68. Grazie ragazzi!
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    Una buona alternativa, creativa, alla Settimana Enigmistica e ai giochi elettronici.
    Coraggio!
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  69. Arrivo.. arrivo ero impegnata al piano di sotto! e non c’erano i tempi di consegna!!!!
    Tema
    Scrivete le vostre considerazioni sul seguente argomento: cosa ha significato e significa per te la famiglia? Quali sono i tuoi ricordi più importanti della vita famigliare?
    Svolgimento
    Cosa ha significato? La vita se consideriamo Famiglia mio padre e mia madre. La mia personalissima realtà è stata rappresentata anche da due nonne, zie, zii, cugini ed ora nipoti. Qualcuno, qualche anno fa, ha dato della mia famiglia la giusta definizione: siamo una famiglia-ombrello. Se vogliamo circoscrivere il tutto allo stato di famiglia posso dire che fino alla convivenza di mio fratello con la sua ragazza eravamo in quattro (cinque fino al 1990, anno della morte della nonna paterna che viveva con noi).
    I vari componenti, ognuno per il proprio “livello” di competenza, hanno tessuto l’intricata matassa che rappresenta il mio essere oggi.
    Disciplina, rigore, qualche scapaccione ma anche la libertà di fare i miei errori.
    Anni adolescenziali vissuti sul filo dell’allora 7 in condotta, con i miei genitori sempre al fianco dei professori anche quando palesemente sbagliavano, lasciando a me la libertà di fare, comunque, le mie esperienze di scioperi, proteste ed arrabbiature al grido di:”Questo atteggiamento è sbagliato ma tanto se non ci sbatti il “grugno” non capisci!”
    Una presenza che c’era e c’è tutt’ora anche se l’età è quella dell’indipendenza totale. Non esiste decisione importante che non venga affrontata in un “consiglio di Famiglia” con il piacere di far parte dei “voti pesanti” in caso di votazione.
    Niente ricordi, rischio di occupare il blog per settimane!
    Non sono mancate e non mancano le contestazioni, le arrabbiature, le incomprensioni, le “invadenze”; caratteri diversi (mia madre) talvolta identici (mio padre), le preoccupazioni: gli anni passano e malgrado l’ostinazione a vederli sempre uguali non è così.
    36 anni, 11 mesi, 25 giorni e 17 ore di conoscenza e partecipazione alla mia vita (se non ho sbagliato i conti), nonché contributo, mi sembrano abbastanza per dirgli GRAZIE

    Viviana

  70. Arrivo.. arrivo ero impegnata al piano di sotto! e non c’erano i tempi di consegna!!!!
    Tema
    Scrivete le vostre considerazioni sul seguente argomento: cosa ha significato e significa per te la famiglia? Quali sono i tuoi ricordi più importanti della vita famigliare?
    Svolgimento
    Cosa ha significato? La vita se consideriamo Famiglia mio padre e mia madre. La mia personalissima realtà è stata rappresentata anche da due nonne, zie, zii, cugini ed ora nipoti. Qualcuno, qualche anno fa, ha dato della mia famiglia la giusta definizione: siamo una famiglia-ombrello. Se vogliamo circoscrivere il tutto allo stato di famiglia posso dire che fino alla convivenza di mio fratello con la sua ragazza eravamo in quattro (cinque fino al 1990, anno della morte della nonna paterna che viveva con noi).
    I vari componenti, ognuno per il proprio “livello” di competenza, hanno tessuto l’intricata matassa che rappresenta il mio essere oggi.
    Disciplina, rigore, qualche scapaccione ma anche la libertà di fare i miei errori.
    Anni adolescenziali vissuti sul filo dell’allora 7 in condotta, con i miei genitori sempre al fianco dei professori anche quando palesemente sbagliavano, lasciando a me la libertà di fare, comunque, le mie esperienze di scioperi, proteste ed arrabbiature al grido di:”Questo atteggiamento è sbagliato ma tanto se non ci sbatti il “grugno” non capisci!”
    Una presenza che c’era e c’è tutt’ora anche se l’età è quella dell’indipendenza totale. Non esiste decisione importante che non venga affrontata in un “consiglio di Famiglia” con il piacere di far parte dei “voti pesanti” in caso di votazione.
    Niente ricordi, rischio di occupare il blog per settimane!
    Non sono mancate e non mancano le contestazioni, le arrabbiature, le incomprensioni, le “invadenze”; caratteri diversi (mia madre) talvolta identici (mio padre), le preoccupazioni: gli anni passano e malgrado l’ostinazione a vederli sempre uguali non è così.
    36 anni, 11 mesi, 25 giorni e 17 ore di conoscenza e partecipazione alla mia vita (se non ho sbagliato i conti), nonché contributo, mi sembrano abbastanza per dirgli GRAZIE

    Viviana

  71. Arrivo.. arrivo ero impegnata al piano di sotto! e non c’erano i tempi di consegna!!!!
    Tema
    Scrivete le vostre considerazioni sul seguente argomento: cosa ha significato e significa per te la famiglia? Quali sono i tuoi ricordi più importanti della vita famigliare?
    Svolgimento
    Cosa ha significato? La vita se consideriamo Famiglia mio padre e mia madre. La mia personalissima realtà è stata rappresentata anche da due nonne, zie, zii, cugini ed ora nipoti. Qualcuno, qualche anno fa, ha dato della mia famiglia la giusta definizione: siamo una famiglia-ombrello. Se vogliamo circoscrivere il tutto allo stato di famiglia posso dire che fino alla convivenza di mio fratello con la sua ragazza eravamo in quattro (cinque fino al 1990, anno della morte della nonna paterna che viveva con noi).
    I vari componenti, ognuno per il proprio “livello” di competenza, hanno tessuto l’intricata matassa che rappresenta il mio essere oggi.
    Disciplina, rigore, qualche scapaccione ma anche la libertà di fare i miei errori.
    Anni adolescenziali vissuti sul filo dell’allora 7 in condotta, con i miei genitori sempre al fianco dei professori anche quando palesemente sbagliavano, lasciando a me la libertà di fare, comunque, le mie esperienze di scioperi, proteste ed arrabbiature al grido di:”Questo atteggiamento è sbagliato ma tanto se non ci sbatti il “grugno” non capisci!”
    Una presenza che c’era e c’è tutt’ora anche se l’età è quella dell’indipendenza totale. Non esiste decisione importante che non venga affrontata in un “consiglio di Famiglia” con il piacere di far parte dei “voti pesanti” in caso di votazione.
    Niente ricordi, rischio di occupare il blog per settimane!
    Non sono mancate e non mancano le contestazioni, le arrabbiature, le incomprensioni, le “invadenze”; caratteri diversi (mia madre) talvolta identici (mio padre), le preoccupazioni: gli anni passano e malgrado l’ostinazione a vederli sempre uguali non è così.
    36 anni, 11 mesi, 25 giorni e 17 ore di conoscenza e partecipazione alla mia vita (se non ho sbagliato i conti), nonché contributo, mi sembrano abbastanza per dirgli GRAZIE

    Viviana

  72. Arrivo.. arrivo ero impegnata al piano di sotto! e non c’erano i tempi di consegna!!!!
    Tema
    Scrivete le vostre considerazioni sul seguente argomento: cosa ha significato e significa per te la famiglia? Quali sono i tuoi ricordi più importanti della vita famigliare?
    Svolgimento
    Cosa ha significato? La vita se consideriamo Famiglia mio padre e mia madre. La mia personalissima realtà è stata rappresentata anche da due nonne, zie, zii, cugini ed ora nipoti. Qualcuno, qualche anno fa, ha dato della mia famiglia la giusta definizione: siamo una famiglia-ombrello. Se vogliamo circoscrivere il tutto allo stato di famiglia posso dire che fino alla convivenza di mio fratello con la sua ragazza eravamo in quattro (cinque fino al 1990, anno della morte della nonna paterna che viveva con noi).
    I vari componenti, ognuno per il proprio “livello” di competenza, hanno tessuto l’intricata matassa che rappresenta il mio essere oggi.
    Disciplina, rigore, qualche scapaccione ma anche la libertà di fare i miei errori.
    Anni adolescenziali vissuti sul filo dell’allora 7 in condotta, con i miei genitori sempre al fianco dei professori anche quando palesemente sbagliavano, lasciando a me la libertà di fare, comunque, le mie esperienze di scioperi, proteste ed arrabbiature al grido di:”Questo atteggiamento è sbagliato ma tanto se non ci sbatti il “grugno” non capisci!”
    Una presenza che c’era e c’è tutt’ora anche se l’età è quella dell’indipendenza totale. Non esiste decisione importante che non venga affrontata in un “consiglio di Famiglia” con il piacere di far parte dei “voti pesanti” in caso di votazione.
    Niente ricordi, rischio di occupare il blog per settimane!
    Non sono mancate e non mancano le contestazioni, le arrabbiature, le incomprensioni, le “invadenze”; caratteri diversi (mia madre) talvolta identici (mio padre), le preoccupazioni: gli anni passano e malgrado l’ostinazione a vederli sempre uguali non è così.
    36 anni, 11 mesi, 25 giorni e 17 ore di conoscenza e partecipazione alla mia vita (se non ho sbagliato i conti), nonché contributo, mi sembrano abbastanza per dirgli GRAZIE

    Viviana

  73. Arrivo.. arrivo ero impegnata al piano di sotto! e non c’erano i tempi di consegna!!!!
    Tema
    Scrivete le vostre considerazioni sul seguente argomento: cosa ha significato e significa per te la famiglia? Quali sono i tuoi ricordi più importanti della vita famigliare?
    Svolgimento
    Cosa ha significato? La vita se consideriamo Famiglia mio padre e mia madre. La mia personalissima realtà è stata rappresentata anche da due nonne, zie, zii, cugini ed ora nipoti. Qualcuno, qualche anno fa, ha dato della mia famiglia la giusta definizione: siamo una famiglia-ombrello. Se vogliamo circoscrivere il tutto allo stato di famiglia posso dire che fino alla convivenza di mio fratello con la sua ragazza eravamo in quattro (cinque fino al 1990, anno della morte della nonna paterna che viveva con noi).
    I vari componenti, ognuno per il proprio “livello” di competenza, hanno tessuto l’intricata matassa che rappresenta il mio essere oggi.
    Disciplina, rigore, qualche scapaccione ma anche la libertà di fare i miei errori.
    Anni adolescenziali vissuti sul filo dell’allora 7 in condotta, con i miei genitori sempre al fianco dei professori anche quando palesemente sbagliavano, lasciando a me la libertà di fare, comunque, le mie esperienze di scioperi, proteste ed arrabbiature al grido di:”Questo atteggiamento è sbagliato ma tanto se non ci sbatti il “grugno” non capisci!”
    Una presenza che c’era e c’è tutt’ora anche se l’età è quella dell’indipendenza totale. Non esiste decisione importante che non venga affrontata in un “consiglio di Famiglia” con il piacere di far parte dei “voti pesanti” in caso di votazione.
    Niente ricordi, rischio di occupare il blog per settimane!
    Non sono mancate e non mancano le contestazioni, le arrabbiature, le incomprensioni, le “invadenze”; caratteri diversi (mia madre) talvolta identici (mio padre), le preoccupazioni: gli anni passano e malgrado l’ostinazione a vederli sempre uguali non è così.
    36 anni, 11 mesi, 25 giorni e 17 ore di conoscenza e partecipazione alla mia vita (se non ho sbagliato i conti), nonché contributo, mi sembrano abbastanza per dirgli GRAZIE

    Viviana

  74. Arrivo.. arrivo ero impegnata al piano di sotto! e non c’erano i tempi di consegna!!!!
    Tema
    Scrivete le vostre considerazioni sul seguente argomento: cosa ha significato e significa per te la famiglia? Quali sono i tuoi ricordi più importanti della vita famigliare?
    Svolgimento
    Cosa ha significato? La vita se consideriamo Famiglia mio padre e mia madre. La mia personalissima realtà è stata rappresentata anche da due nonne, zie, zii, cugini ed ora nipoti. Qualcuno, qualche anno fa, ha dato della mia famiglia la giusta definizione: siamo una famiglia-ombrello. Se vogliamo circoscrivere il tutto allo stato di famiglia posso dire che fino alla convivenza di mio fratello con la sua ragazza eravamo in quattro (cinque fino al 1990, anno della morte della nonna paterna che viveva con noi).
    I vari componenti, ognuno per il proprio “livello” di competenza, hanno tessuto l’intricata matassa che rappresenta il mio essere oggi.
    Disciplina, rigore, qualche scapaccione ma anche la libertà di fare i miei errori.
    Anni adolescenziali vissuti sul filo dell’allora 7 in condotta, con i miei genitori sempre al fianco dei professori anche quando palesemente sbagliavano, lasciando a me la libertà di fare, comunque, le mie esperienze di scioperi, proteste ed arrabbiature al grido di:”Questo atteggiamento è sbagliato ma tanto se non ci sbatti il “grugno” non capisci!”
    Una presenza che c’era e c’è tutt’ora anche se l’età è quella dell’indipendenza totale. Non esiste decisione importante che non venga affrontata in un “consiglio di Famiglia” con il piacere di far parte dei “voti pesanti” in caso di votazione.
    Niente ricordi, rischio di occupare il blog per settimane!
    Non sono mancate e non mancano le contestazioni, le arrabbiature, le incomprensioni, le “invadenze”; caratteri diversi (mia madre) talvolta identici (mio padre), le preoccupazioni: gli anni passano e malgrado l’ostinazione a vederli sempre uguali non è così.
    36 anni, 11 mesi, 25 giorni e 17 ore di conoscenza e partecipazione alla mia vita (se non ho sbagliato i conti), nonché contributo, mi sembrano abbastanza per dirgli GRAZIE

    Viviana

  75. Arrivo.. arrivo ero impegnata al piano di sotto! e non c’erano i tempi di consegna!!!!
    Tema
    Scrivete le vostre considerazioni sul seguente argomento: cosa ha significato e significa per te la famiglia? Quali sono i tuoi ricordi più importanti della vita famigliare?
    Svolgimento
    Cosa ha significato? La vita se consideriamo Famiglia mio padre e mia madre. La mia personalissima realtà è stata rappresentata anche da due nonne, zie, zii, cugini ed ora nipoti. Qualcuno, qualche anno fa, ha dato della mia famiglia la giusta definizione: siamo una famiglia-ombrello. Se vogliamo circoscrivere il tutto allo stato di famiglia posso dire che fino alla convivenza di mio fratello con la sua ragazza eravamo in quattro (cinque fino al 1990, anno della morte della nonna paterna che viveva con noi).
    I vari componenti, ognuno per il proprio “livello” di competenza, hanno tessuto l’intricata matassa che rappresenta il mio essere oggi.
    Disciplina, rigore, qualche scapaccione ma anche la libertà di fare i miei errori.
    Anni adolescenziali vissuti sul filo dell’allora 7 in condotta, con i miei genitori sempre al fianco dei professori anche quando palesemente sbagliavano, lasciando a me la libertà di fare, comunque, le mie esperienze di scioperi, proteste ed arrabbiature al grido di:”Questo atteggiamento è sbagliato ma tanto se non ci sbatti il “grugno” non capisci!”
    Una presenza che c’era e c’è tutt’ora anche se l’età è quella dell’indipendenza totale. Non esiste decisione importante che non venga affrontata in un “consiglio di Famiglia” con il piacere di far parte dei “voti pesanti” in caso di votazione.
    Niente ricordi, rischio di occupare il blog per settimane!
    Non sono mancate e non mancano le contestazioni, le arrabbiature, le incomprensioni, le “invadenze”; caratteri diversi (mia madre) talvolta identici (mio padre), le preoccupazioni: gli anni passano e malgrado l’ostinazione a vederli sempre uguali non è così.
    36 anni, 11 mesi, 25 giorni e 17 ore di conoscenza e partecipazione alla mia vita (se non ho sbagliato i conti), nonché contributo, mi sembrano abbastanza per dirgli GRAZIE

    Viviana

  76. Arrivo.. arrivo ero impegnata al piano di sotto! e non c’erano i tempi di consegna!!!!
    Tema
    Scrivete le vostre considerazioni sul seguente argomento: cosa ha significato e significa per te la famiglia? Quali sono i tuoi ricordi più importanti della vita famigliare?
    Svolgimento
    Cosa ha significato? La vita se consideriamo Famiglia mio padre e mia madre. La mia personalissima realtà è stata rappresentata anche da due nonne, zie, zii, cugini ed ora nipoti. Qualcuno, qualche anno fa, ha dato della mia famiglia la giusta definizione: siamo una famiglia-ombrello. Se vogliamo circoscrivere il tutto allo stato di famiglia posso dire che fino alla convivenza di mio fratello con la sua ragazza eravamo in quattro (cinque fino al 1990, anno della morte della nonna paterna che viveva con noi).
    I vari componenti, ognuno per il proprio “livello” di competenza, hanno tessuto l’intricata matassa che rappresenta il mio essere oggi.
    Disciplina, rigore, qualche scapaccione ma anche la libertà di fare i miei errori.
    Anni adolescenziali vissuti sul filo dell’allora 7 in condotta, con i miei genitori sempre al fianco dei professori anche quando palesemente sbagliavano, lasciando a me la libertà di fare, comunque, le mie esperienze di scioperi, proteste ed arrabbiature al grido di:”Questo atteggiamento è sbagliato ma tanto se non ci sbatti il “grugno” non capisci!”
    Una presenza che c’era e c’è tutt’ora anche se l’età è quella dell’indipendenza totale. Non esiste decisione importante che non venga affrontata in un “consiglio di Famiglia” con il piacere di far parte dei “voti pesanti” in caso di votazione.
    Niente ricordi, rischio di occupare il blog per settimane!
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    Disciplina, rigore, qualche scapaccione ma anche la libertà di fare i miei errori.
    Anni adolescenziali vissuti sul filo dell’allora 7 in condotta, con i miei genitori sempre al fianco dei professori anche quando palesemente sbagliavano, lasciando a me la libertà di fare, comunque, le mie esperienze di scioperi, proteste ed arrabbiature al grido di:”Questo atteggiamento è sbagliato ma tanto se non ci sbatti il “grugno” non capisci!”
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    Cosa ha significato? La vita se consideriamo Famiglia mio padre e mia madre. La mia personalissima realtà è stata rappresentata anche da due nonne, zie, zii, cugini ed ora nipoti. Qualcuno, qualche anno fa, ha dato della mia famiglia la giusta definizione: siamo una famiglia-ombrello. Se vogliamo circoscrivere il tutto allo stato di famiglia posso dire che fino alla convivenza di mio fratello con la sua ragazza eravamo in quattro (cinque fino al 1990, anno della morte della nonna paterna che viveva con noi).
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    Disciplina, rigore, qualche scapaccione ma anche la libertà di fare i miei errori.
    Anni adolescenziali vissuti sul filo dell’allora 7 in condotta, con i miei genitori sempre al fianco dei professori anche quando palesemente sbagliavano, lasciando a me la libertà di fare, comunque, le mie esperienze di scioperi, proteste ed arrabbiature al grido di:”Questo atteggiamento è sbagliato ma tanto se non ci sbatti il “grugno” non capisci!”
    Una presenza che c’era e c’è tutt’ora anche se l’età è quella dell’indipendenza totale. Non esiste decisione importante che non venga affrontata in un “consiglio di Famiglia” con il piacere di far parte dei “voti pesanti” in caso di votazione.
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    Non sono mancate e non mancano le contestazioni, le arrabbiature, le incomprensioni, le “invadenze”; caratteri diversi (mia madre) talvolta identici (mio padre), le preoccupazioni: gli anni passano e malgrado l’ostinazione a vederli sempre uguali non è così.
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    Disciplina, rigore, qualche scapaccione ma anche la libertà di fare i miei errori.
    Anni adolescenziali vissuti sul filo dell’allora 7 in condotta, con i miei genitori sempre al fianco dei professori anche quando palesemente sbagliavano, lasciando a me la libertà di fare, comunque, le mie esperienze di scioperi, proteste ed arrabbiature al grido di:”Questo atteggiamento è sbagliato ma tanto se non ci sbatti il “grugno” non capisci!”
    Una presenza che c’era e c’è tutt’ora anche se l’età è quella dell’indipendenza totale. Non esiste decisione importante che non venga affrontata in un “consiglio di Famiglia” con il piacere di far parte dei “voti pesanti” in caso di votazione.
    Niente ricordi, rischio di occupare il blog per settimane!
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    Viviana

  80. Ho dimenticato la foto… ti lascio questa 🙂

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  91. Grazie!
    Ricevuto. 🙂
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  102. Forse la seconda; perchè anche Antonio di Iopensosempre (il mio grande amico creatore del Netfuturismo) aveva scritto.

    Grazie! Io continuo ad aspettare. C’è tempo.

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  113. Prof, io sono costretta a consegnare in bianco, ‘ché è meglio!!!!

    Parteciperò al prossimo tema, magari!!! :-))

  114. Prof, io sono costretta a consegnare in bianco, ‘ché è meglio!!!!

    Parteciperò al prossimo tema, magari!!! :-))

  115. Prof, io sono costretta a consegnare in bianco, ‘ché è meglio!!!!

    Parteciperò al prossimo tema, magari!!! :-))

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  124. Tres, non ci sono problemi. Se mi scrivi così sono sicura che c’è un motivo.
    Ti abbraccio davvero con affetto.

  125. Tres, non ci sono problemi. Se mi scrivi così sono sicura che c’è un motivo.
    Ti abbraccio davvero con affetto.

  126. Tres, non ci sono problemi. Se mi scrivi così sono sicura che c’è un motivo.
    Ti abbraccio davvero con affetto.

  127. Tres, non ci sono problemi. Se mi scrivi così sono sicura che c’è un motivo.
    Ti abbraccio davvero con affetto.

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  134. Tres, non ci sono problemi. Se mi scrivi così sono sicura che c’è un motivo.
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  135. Scusi, prof, nel mio minimo inglese, “Under” vuol dire “sotto”, giusto???
    Allora io sono fuori . . . tra qualche ora ne faccio 50 e . . . qualche mese! 😉
    Però, magari, un giorno qualunque, mi ci cimento! 🙂
    Ciao, R

  136. Scusi, prof, nel mio minimo inglese, “Under” vuol dire “sotto”, giusto???
    Allora io sono fuori . . . tra qualche ora ne faccio 50 e . . . qualche mese! 😉
    Però, magari, un giorno qualunque, mi ci cimento! 🙂
    Ciao, R

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    Però, magari, un giorno qualunque, mi ci cimento! 🙂
    Ciao, R

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    Allora io sono fuori . . . tra qualche ora ne faccio 50 e . . . qualche mese! 😉
    Però, magari, un giorno qualunque, mi ci cimento! 🙂
    Ciao, R

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  146. Mi giustifico, avevo il nonno con la tosse, il gatto col cimurro ed i due cani dal toelettatore…. :))))

    Partecipo pure io, se la Prof. può aspettare un pò 🙂

    Saluti!!!

  147. Mi giustifico, avevo il nonno con la tosse, il gatto col cimurro ed i due cani dal toelettatore…. :))))

    Partecipo pure io, se la Prof. può aspettare un pò 🙂

    Saluti!!!

  148. Mi giustifico, avevo il nonno con la tosse, il gatto col cimurro ed i due cani dal toelettatore…. :))))

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    Saluti!!!

  157. @Fiordicactus AUGURI! e comunque quell’under è solo psicologico… partecipa dai!! Grazie

    @Alessandro certo i problemi ci sono, per questa volta aspetto!! :))))

  158. @Fiordicactus AUGURI! e comunque quell’under è solo psicologico… partecipa dai!! Grazie

    @Alessandro certo i problemi ci sono, per questa volta aspetto!! :))))

  159. @Fiordicactus AUGURI! e comunque quell’under è solo psicologico… partecipa dai!! Grazie

    @Alessandro certo i problemi ci sono, per questa volta aspetto!! :))))

  160. @Fiordicactus AUGURI! e comunque quell’under è solo psicologico… partecipa dai!! Grazie

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  161. @Fiordicactus AUGURI! e comunque quell’under è solo psicologico… partecipa dai!! Grazie

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  162. @Fiordicactus AUGURI! e comunque quell’under è solo psicologico… partecipa dai!! Grazie

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  163. @Fiordicactus AUGURI! e comunque quell’under è solo psicologico… partecipa dai!! Grazie

    @Alessandro certo i problemi ci sono, per questa volta aspetto!! :))))

  164. @Fiordicactus AUGURI! e comunque quell’under è solo psicologico… partecipa dai!! Grazie

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  165. @Fiordicactus AUGURI! e comunque quell’under è solo psicologico… partecipa dai!! Grazie

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  166. @Fiordicactus AUGURI! e comunque quell’under è solo psicologico… partecipa dai!! Grazie

    @Alessandro certo i problemi ci sono, per questa volta aspetto!! :))))

  167. @Fiordicactus AUGURI! e comunque quell’under è solo psicologico… partecipa dai!! Grazie

    @Alessandro certo i problemi ci sono, per questa volta aspetto!! :))))

  168. Merçi, Mariaserena!!! ^__^

  169. Ho trovato temi dei miei studenti di pochi anni fa, sull’argomento. Appena ho un secondo ne copio uno, ovviamente scelgo quello che preferisco :))
    E saluto l’autore; ciao Nick!

  170. Ho trovato temi dei miei studenti di pochi anni fa, sull’argomento. Appena ho un secondo ne copio uno, ovviamente scelgo quello che preferisco :))
    E saluto l’autore; ciao Nick!

  171. Ho trovato temi dei miei studenti di pochi anni fa, sull’argomento. Appena ho un secondo ne copio uno, ovviamente scelgo quello che preferisco :))
    E saluto l’autore; ciao Nick!

  172. Ho trovato temi dei miei studenti di pochi anni fa, sull’argomento. Appena ho un secondo ne copio uno, ovviamente scelgo quello che preferisco :))
    E saluto l’autore; ciao Nick!

  173. Ho trovato temi dei miei studenti di pochi anni fa, sull’argomento. Appena ho un secondo ne copio uno, ovviamente scelgo quello che preferisco :))
    E saluto l’autore; ciao Nick!

  174. Ho trovato temi dei miei studenti di pochi anni fa, sull’argomento. Appena ho un secondo ne copio uno, ovviamente scelgo quello che preferisco :))
    E saluto l’autore; ciao Nick!

  175. Ho trovato temi dei miei studenti di pochi anni fa, sull’argomento. Appena ho un secondo ne copio uno, ovviamente scelgo quello che preferisco :))
    E saluto l’autore; ciao Nick!

  176. Ho trovato temi dei miei studenti di pochi anni fa, sull’argomento. Appena ho un secondo ne copio uno, ovviamente scelgo quello che preferisco :))
    E saluto l’autore; ciao Nick!

  177. Ho trovato temi dei miei studenti di pochi anni fa, sull’argomento. Appena ho un secondo ne copio uno, ovviamente scelgo quello che preferisco :))
    E saluto l’autore; ciao Nick!

  178. Ho trovato temi dei miei studenti di pochi anni fa, sull’argomento. Appena ho un secondo ne copio uno, ovviamente scelgo quello che preferisco :))
    E saluto l’autore; ciao Nick!

  179. Ho trovato temi dei miei studenti di pochi anni fa, sull’argomento. Appena ho un secondo ne copio uno, ovviamente scelgo quello che preferisco :))
    E saluto l’autore; ciao Nick!

  180. copioincollo un sentire in corso di guida di un paio d’anni fa. Non è una riflessione sulla famiglia, ma un ricordo focalizzato, un frammento. spero di non essere andata fuori tema :)))

    il titolo potrebbe essere: la nostra vita a progetto

    l’altra sera tornavo a casa in macchina dopo essere stata a cena dai miei e, forse per via della particolare combinazione musicale che ho intercettato alla radio, è partito uno di quei viaggi mentali che ti portano alle lacrime. un viaggio nei ricordi alla ricerca del senso di alcune scelte fatte.

    la domanda era la seguente: che cumino ci faccio qui in questo momento, a ricordare? mi chiedevo dove fossero finiti quei pionieri dell’esercito del petrolio che hanno vissuto in tutto il mondo in giro per cantieri.
    I veri attori del petrolio: si forma il cast, si costruisce un villaggio, e via, ciak si gira, si porta la famiglia e per anni si diventa nomadi. La vita a progetto. Artisti del petrolio, come erano stati i miei genitori, che quella sera avevo visto invece così stanchi. Mi chiedevo dove fossero finiti i ricordi di mio padre e la vita di mia madre. Mi veniva in mente il libro di Primo Levi: La chiave a stella..
    ed è partito uno di quegli algoritmi ricorsivi e infiniti della serie “c’era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: raccontami una storia, e la serva gli raccontò: c’era una vol…” e via all’infinito.
    era una riflessione sulle prime volte. ad esempio la prima volta che ho percepito l’infinito…….
    alle soglie della notte in colombia -la notte mi terrorizzava ovunque io vivessi- mi affacciavo al balcone per vedere le camionette del coprifuoco e i soldati bere l’agua ardiente, che il puzzo di sudore e immondizia arrivavano fino a me, ricordo di averli visti sparare non poche volte. Mio padre mi tranquillizzava, lucidava la sua pistola tutte le sere, ed io lo imitavo, con una giocattolo. Era forte, lo vedevo così. E pensare che è così fragile…

    alle soglie della notte che si preparava per un acquazzone di quelli in cui la pioggia diventa una tenda spessissima impossibile da spostare, impossibile da oltrepassare per vedere oltre – e che sia benedetta quella pioggia che lava quelle strade – in quella notte, guardando quegli uomini sparare colpi di mitraglietta in aria, pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1uomo… ratatatata ratatatatata e così ci sono stata per non so quanto, come solo i bambini sanno fare, fino quasi a svenire dalla paura.

    ricordo che quella notte ci fu un terremoto, mia madre è corsa a svegliarmi e siamo scappate per le scale, insieme a topi, ragni, cucarache, rettili e altri uomini.

    Mio padre non c’era… a proposito, devo ancora domandargli perché…

    correndo per le scale pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo..

    usciti dal palazzo, con i soldati impazziti che sparavano urlando di rientrare in casa, sentivo quell’infinitamente -1 uomo così vicino che ho cominciato a tremare.

    Ho abbracciato mia madre e l’odore sempre fresco di detersivo dei suoi vestiti (come aveva fatto a rivestirsi così in fretta?) mi rassicurava a tratti.

    piovevano piogge colombiane ed eravamo tutti in mezzo alla strada, come candele usate mille volte, con la vita colata addosso come cera; e freddata così, ad un certo punto, in una certa forma, senza apparente motivo se non quello sbirciato attraverso questo tessuto d’acqua.

    eravamo tutti lì, a guardare il palazzo in cui vivevamo che ondeggiava come una fiamma accesa dal diavolo che ad un certo punto decide di fumarsi un sigaro fatto di tabacchi di vite miste, una fiamma che resisteva a quella pioggia, alle nostre speranze e alle preghiere di alcuni.

    mia madre non pregava, non urlava, non piangeva, la guardavo mentre si guardava attono, leggera, con gli occhi stretti per la miopia e per la pioggia. guardava ed assorbiva tutto, inspirava, sembrava amare anche in quel momento, di quell’amore che non si distingue dalla sofferenza. chissà dov’era, lei, in quel momento.

    ricordo un boato seguito da un silenzio di morte, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, e poi un pezzo del palazzo è venuto giù.

    -1, -1, -1, -1, -1, -1, …..
    pensavo fosse stata colpa mia, di questo pensare proibito e così pauroso.

    ricordo che quella sera ho giurato a me stessa che avrei pensato solo raramente all’infinito, chiedendo prima il permesso a qualcuno.
    per due anni ho cercato quel qualcuno nascondendo il mio segreto. l’ho trovato poi, un anno dopo ad algeri.
    e così pensando, sono tornata a casa.

    Era il 78, anni dei mondiali di calcio, l’Italia vinse contro l’Argentina (se non ricordo male – zof, gentile, cabrini, scirea, tardelli, collovati.. e poi non ricodo più).

  181. copioincollo un sentire in corso di guida di un paio d’anni fa. Non è una riflessione sulla famiglia, ma un ricordo focalizzato, un frammento. spero di non essere andata fuori tema :)))

    il titolo potrebbe essere: la nostra vita a progetto

    l’altra sera tornavo a casa in macchina dopo essere stata a cena dai miei e, forse per via della particolare combinazione musicale che ho intercettato alla radio, è partito uno di quei viaggi mentali che ti portano alle lacrime. un viaggio nei ricordi alla ricerca del senso di alcune scelte fatte.

    la domanda era la seguente: che cumino ci faccio qui in questo momento, a ricordare? mi chiedevo dove fossero finiti quei pionieri dell’esercito del petrolio che hanno vissuto in tutto il mondo in giro per cantieri.
    I veri attori del petrolio: si forma il cast, si costruisce un villaggio, e via, ciak si gira, si porta la famiglia e per anni si diventa nomadi. La vita a progetto. Artisti del petrolio, come erano stati i miei genitori, che quella sera avevo visto invece così stanchi. Mi chiedevo dove fossero finiti i ricordi di mio padre e la vita di mia madre. Mi veniva in mente il libro di Primo Levi: La chiave a stella..
    ed è partito uno di quegli algoritmi ricorsivi e infiniti della serie “c’era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: raccontami una storia, e la serva gli raccontò: c’era una vol…” e via all’infinito.
    era una riflessione sulle prime volte. ad esempio la prima volta che ho percepito l’infinito…….
    alle soglie della notte in colombia -la notte mi terrorizzava ovunque io vivessi- mi affacciavo al balcone per vedere le camionette del coprifuoco e i soldati bere l’agua ardiente, che il puzzo di sudore e immondizia arrivavano fino a me, ricordo di averli visti sparare non poche volte. Mio padre mi tranquillizzava, lucidava la sua pistola tutte le sere, ed io lo imitavo, con una giocattolo. Era forte, lo vedevo così. E pensare che è così fragile…

    alle soglie della notte che si preparava per un acquazzone di quelli in cui la pioggia diventa una tenda spessissima impossibile da spostare, impossibile da oltrepassare per vedere oltre – e che sia benedetta quella pioggia che lava quelle strade – in quella notte, guardando quegli uomini sparare colpi di mitraglietta in aria, pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1uomo… ratatatata ratatatatata e così ci sono stata per non so quanto, come solo i bambini sanno fare, fino quasi a svenire dalla paura.

    ricordo che quella notte ci fu un terremoto, mia madre è corsa a svegliarmi e siamo scappate per le scale, insieme a topi, ragni, cucarache, rettili e altri uomini.

    Mio padre non c’era… a proposito, devo ancora domandargli perché…

    correndo per le scale pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo..

    usciti dal palazzo, con i soldati impazziti che sparavano urlando di rientrare in casa, sentivo quell’infinitamente -1 uomo così vicino che ho cominciato a tremare.

    Ho abbracciato mia madre e l’odore sempre fresco di detersivo dei suoi vestiti (come aveva fatto a rivestirsi così in fretta?) mi rassicurava a tratti.

    piovevano piogge colombiane ed eravamo tutti in mezzo alla strada, come candele usate mille volte, con la vita colata addosso come cera; e freddata così, ad un certo punto, in una certa forma, senza apparente motivo se non quello sbirciato attraverso questo tessuto d’acqua.

    eravamo tutti lì, a guardare il palazzo in cui vivevamo che ondeggiava come una fiamma accesa dal diavolo che ad un certo punto decide di fumarsi un sigaro fatto di tabacchi di vite miste, una fiamma che resisteva a quella pioggia, alle nostre speranze e alle preghiere di alcuni.

    mia madre non pregava, non urlava, non piangeva, la guardavo mentre si guardava attono, leggera, con gli occhi stretti per la miopia e per la pioggia. guardava ed assorbiva tutto, inspirava, sembrava amare anche in quel momento, di quell’amore che non si distingue dalla sofferenza. chissà dov’era, lei, in quel momento.

    ricordo un boato seguito da un silenzio di morte, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, e poi un pezzo del palazzo è venuto giù.

    -1, -1, -1, -1, -1, -1, …..
    pensavo fosse stata colpa mia, di questo pensare proibito e così pauroso.

    ricordo che quella sera ho giurato a me stessa che avrei pensato solo raramente all’infinito, chiedendo prima il permesso a qualcuno.
    per due anni ho cercato quel qualcuno nascondendo il mio segreto. l’ho trovato poi, un anno dopo ad algeri.
    e così pensando, sono tornata a casa.

    Era il 78, anni dei mondiali di calcio, l’Italia vinse contro l’Argentina (se non ricordo male – zof, gentile, cabrini, scirea, tardelli, collovati.. e poi non ricodo più).

  182. copioincollo un sentire in corso di guida di un paio d’anni fa. Non è una riflessione sulla famiglia, ma un ricordo focalizzato, un frammento. spero di non essere andata fuori tema :)))

    il titolo potrebbe essere: la nostra vita a progetto

    l’altra sera tornavo a casa in macchina dopo essere stata a cena dai miei e, forse per via della particolare combinazione musicale che ho intercettato alla radio, è partito uno di quei viaggi mentali che ti portano alle lacrime. un viaggio nei ricordi alla ricerca del senso di alcune scelte fatte.

    la domanda era la seguente: che cumino ci faccio qui in questo momento, a ricordare? mi chiedevo dove fossero finiti quei pionieri dell’esercito del petrolio che hanno vissuto in tutto il mondo in giro per cantieri.
    I veri attori del petrolio: si forma il cast, si costruisce un villaggio, e via, ciak si gira, si porta la famiglia e per anni si diventa nomadi. La vita a progetto. Artisti del petrolio, come erano stati i miei genitori, che quella sera avevo visto invece così stanchi. Mi chiedevo dove fossero finiti i ricordi di mio padre e la vita di mia madre. Mi veniva in mente il libro di Primo Levi: La chiave a stella..
    ed è partito uno di quegli algoritmi ricorsivi e infiniti della serie “c’era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: raccontami una storia, e la serva gli raccontò: c’era una vol…” e via all’infinito.
    era una riflessione sulle prime volte. ad esempio la prima volta che ho percepito l’infinito…….
    alle soglie della notte in colombia -la notte mi terrorizzava ovunque io vivessi- mi affacciavo al balcone per vedere le camionette del coprifuoco e i soldati bere l’agua ardiente, che il puzzo di sudore e immondizia arrivavano fino a me, ricordo di averli visti sparare non poche volte. Mio padre mi tranquillizzava, lucidava la sua pistola tutte le sere, ed io lo imitavo, con una giocattolo. Era forte, lo vedevo così. E pensare che è così fragile…

    alle soglie della notte che si preparava per un acquazzone di quelli in cui la pioggia diventa una tenda spessissima impossibile da spostare, impossibile da oltrepassare per vedere oltre – e che sia benedetta quella pioggia che lava quelle strade – in quella notte, guardando quegli uomini sparare colpi di mitraglietta in aria, pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1uomo… ratatatata ratatatatata e così ci sono stata per non so quanto, come solo i bambini sanno fare, fino quasi a svenire dalla paura.

    ricordo che quella notte ci fu un terremoto, mia madre è corsa a svegliarmi e siamo scappate per le scale, insieme a topi, ragni, cucarache, rettili e altri uomini.

    Mio padre non c’era… a proposito, devo ancora domandargli perché…

    correndo per le scale pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo..

    usciti dal palazzo, con i soldati impazziti che sparavano urlando di rientrare in casa, sentivo quell’infinitamente -1 uomo così vicino che ho cominciato a tremare.

    Ho abbracciato mia madre e l’odore sempre fresco di detersivo dei suoi vestiti (come aveva fatto a rivestirsi così in fretta?) mi rassicurava a tratti.

    piovevano piogge colombiane ed eravamo tutti in mezzo alla strada, come candele usate mille volte, con la vita colata addosso come cera; e freddata così, ad un certo punto, in una certa forma, senza apparente motivo se non quello sbirciato attraverso questo tessuto d’acqua.

    eravamo tutti lì, a guardare il palazzo in cui vivevamo che ondeggiava come una fiamma accesa dal diavolo che ad un certo punto decide di fumarsi un sigaro fatto di tabacchi di vite miste, una fiamma che resisteva a quella pioggia, alle nostre speranze e alle preghiere di alcuni.

    mia madre non pregava, non urlava, non piangeva, la guardavo mentre si guardava attono, leggera, con gli occhi stretti per la miopia e per la pioggia. guardava ed assorbiva tutto, inspirava, sembrava amare anche in quel momento, di quell’amore che non si distingue dalla sofferenza. chissà dov’era, lei, in quel momento.

    ricordo un boato seguito da un silenzio di morte, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, e poi un pezzo del palazzo è venuto giù.

    -1, -1, -1, -1, -1, -1, …..
    pensavo fosse stata colpa mia, di questo pensare proibito e così pauroso.

    ricordo che quella sera ho giurato a me stessa che avrei pensato solo raramente all’infinito, chiedendo prima il permesso a qualcuno.
    per due anni ho cercato quel qualcuno nascondendo il mio segreto. l’ho trovato poi, un anno dopo ad algeri.
    e così pensando, sono tornata a casa.

    Era il 78, anni dei mondiali di calcio, l’Italia vinse contro l’Argentina (se non ricordo male – zof, gentile, cabrini, scirea, tardelli, collovati.. e poi non ricodo più).

  183. copioincollo un sentire in corso di guida di un paio d’anni fa. Non è una riflessione sulla famiglia, ma un ricordo focalizzato, un frammento. spero di non essere andata fuori tema :)))

    il titolo potrebbe essere: la nostra vita a progetto

    l’altra sera tornavo a casa in macchina dopo essere stata a cena dai miei e, forse per via della particolare combinazione musicale che ho intercettato alla radio, è partito uno di quei viaggi mentali che ti portano alle lacrime. un viaggio nei ricordi alla ricerca del senso di alcune scelte fatte.

    la domanda era la seguente: che cumino ci faccio qui in questo momento, a ricordare? mi chiedevo dove fossero finiti quei pionieri dell’esercito del petrolio che hanno vissuto in tutto il mondo in giro per cantieri.
    I veri attori del petrolio: si forma il cast, si costruisce un villaggio, e via, ciak si gira, si porta la famiglia e per anni si diventa nomadi. La vita a progetto. Artisti del petrolio, come erano stati i miei genitori, che quella sera avevo visto invece così stanchi. Mi chiedevo dove fossero finiti i ricordi di mio padre e la vita di mia madre. Mi veniva in mente il libro di Primo Levi: La chiave a stella..
    ed è partito uno di quegli algoritmi ricorsivi e infiniti della serie “c’era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: raccontami una storia, e la serva gli raccontò: c’era una vol…” e via all’infinito.
    era una riflessione sulle prime volte. ad esempio la prima volta che ho percepito l’infinito…….
    alle soglie della notte in colombia -la notte mi terrorizzava ovunque io vivessi- mi affacciavo al balcone per vedere le camionette del coprifuoco e i soldati bere l’agua ardiente, che il puzzo di sudore e immondizia arrivavano fino a me, ricordo di averli visti sparare non poche volte. Mio padre mi tranquillizzava, lucidava la sua pistola tutte le sere, ed io lo imitavo, con una giocattolo. Era forte, lo vedevo così. E pensare che è così fragile…

    alle soglie della notte che si preparava per un acquazzone di quelli in cui la pioggia diventa una tenda spessissima impossibile da spostare, impossibile da oltrepassare per vedere oltre – e che sia benedetta quella pioggia che lava quelle strade – in quella notte, guardando quegli uomini sparare colpi di mitraglietta in aria, pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1uomo… ratatatata ratatatatata e così ci sono stata per non so quanto, come solo i bambini sanno fare, fino quasi a svenire dalla paura.

    ricordo che quella notte ci fu un terremoto, mia madre è corsa a svegliarmi e siamo scappate per le scale, insieme a topi, ragni, cucarache, rettili e altri uomini.

    Mio padre non c’era… a proposito, devo ancora domandargli perché…

    correndo per le scale pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo..

    usciti dal palazzo, con i soldati impazziti che sparavano urlando di rientrare in casa, sentivo quell’infinitamente -1 uomo così vicino che ho cominciato a tremare.

    Ho abbracciato mia madre e l’odore sempre fresco di detersivo dei suoi vestiti (come aveva fatto a rivestirsi così in fretta?) mi rassicurava a tratti.

    piovevano piogge colombiane ed eravamo tutti in mezzo alla strada, come candele usate mille volte, con la vita colata addosso come cera; e freddata così, ad un certo punto, in una certa forma, senza apparente motivo se non quello sbirciato attraverso questo tessuto d’acqua.

    eravamo tutti lì, a guardare il palazzo in cui vivevamo che ondeggiava come una fiamma accesa dal diavolo che ad un certo punto decide di fumarsi un sigaro fatto di tabacchi di vite miste, una fiamma che resisteva a quella pioggia, alle nostre speranze e alle preghiere di alcuni.

    mia madre non pregava, non urlava, non piangeva, la guardavo mentre si guardava attono, leggera, con gli occhi stretti per la miopia e per la pioggia. guardava ed assorbiva tutto, inspirava, sembrava amare anche in quel momento, di quell’amore che non si distingue dalla sofferenza. chissà dov’era, lei, in quel momento.

    ricordo un boato seguito da un silenzio di morte, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, e poi un pezzo del palazzo è venuto giù.

    -1, -1, -1, -1, -1, -1, …..
    pensavo fosse stata colpa mia, di questo pensare proibito e così pauroso.

    ricordo che quella sera ho giurato a me stessa che avrei pensato solo raramente all’infinito, chiedendo prima il permesso a qualcuno.
    per due anni ho cercato quel qualcuno nascondendo il mio segreto. l’ho trovato poi, un anno dopo ad algeri.
    e così pensando, sono tornata a casa.

    Era il 78, anni dei mondiali di calcio, l’Italia vinse contro l’Argentina (se non ricordo male – zof, gentile, cabrini, scirea, tardelli, collovati.. e poi non ricodo più).

  184. copioincollo un sentire in corso di guida di un paio d’anni fa. Non è una riflessione sulla famiglia, ma un ricordo focalizzato, un frammento. spero di non essere andata fuori tema :)))

    il titolo potrebbe essere: la nostra vita a progetto

    l’altra sera tornavo a casa in macchina dopo essere stata a cena dai miei e, forse per via della particolare combinazione musicale che ho intercettato alla radio, è partito uno di quei viaggi mentali che ti portano alle lacrime. un viaggio nei ricordi alla ricerca del senso di alcune scelte fatte.

    la domanda era la seguente: che cumino ci faccio qui in questo momento, a ricordare? mi chiedevo dove fossero finiti quei pionieri dell’esercito del petrolio che hanno vissuto in tutto il mondo in giro per cantieri.
    I veri attori del petrolio: si forma il cast, si costruisce un villaggio, e via, ciak si gira, si porta la famiglia e per anni si diventa nomadi. La vita a progetto. Artisti del petrolio, come erano stati i miei genitori, che quella sera avevo visto invece così stanchi. Mi chiedevo dove fossero finiti i ricordi di mio padre e la vita di mia madre. Mi veniva in mente il libro di Primo Levi: La chiave a stella..
    ed è partito uno di quegli algoritmi ricorsivi e infiniti della serie “c’era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: raccontami una storia, e la serva gli raccontò: c’era una vol…” e via all’infinito.
    era una riflessione sulle prime volte. ad esempio la prima volta che ho percepito l’infinito…….
    alle soglie della notte in colombia -la notte mi terrorizzava ovunque io vivessi- mi affacciavo al balcone per vedere le camionette del coprifuoco e i soldati bere l’agua ardiente, che il puzzo di sudore e immondizia arrivavano fino a me, ricordo di averli visti sparare non poche volte. Mio padre mi tranquillizzava, lucidava la sua pistola tutte le sere, ed io lo imitavo, con una giocattolo. Era forte, lo vedevo così. E pensare che è così fragile…

    alle soglie della notte che si preparava per un acquazzone di quelli in cui la pioggia diventa una tenda spessissima impossibile da spostare, impossibile da oltrepassare per vedere oltre – e che sia benedetta quella pioggia che lava quelle strade – in quella notte, guardando quegli uomini sparare colpi di mitraglietta in aria, pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1uomo… ratatatata ratatatatata e così ci sono stata per non so quanto, come solo i bambini sanno fare, fino quasi a svenire dalla paura.

    ricordo che quella notte ci fu un terremoto, mia madre è corsa a svegliarmi e siamo scappate per le scale, insieme a topi, ragni, cucarache, rettili e altri uomini.

    Mio padre non c’era… a proposito, devo ancora domandargli perché…

    correndo per le scale pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo..

    usciti dal palazzo, con i soldati impazziti che sparavano urlando di rientrare in casa, sentivo quell’infinitamente -1 uomo così vicino che ho cominciato a tremare.

    Ho abbracciato mia madre e l’odore sempre fresco di detersivo dei suoi vestiti (come aveva fatto a rivestirsi così in fretta?) mi rassicurava a tratti.

    piovevano piogge colombiane ed eravamo tutti in mezzo alla strada, come candele usate mille volte, con la vita colata addosso come cera; e freddata così, ad un certo punto, in una certa forma, senza apparente motivo se non quello sbirciato attraverso questo tessuto d’acqua.

    eravamo tutti lì, a guardare il palazzo in cui vivevamo che ondeggiava come una fiamma accesa dal diavolo che ad un certo punto decide di fumarsi un sigaro fatto di tabacchi di vite miste, una fiamma che resisteva a quella pioggia, alle nostre speranze e alle preghiere di alcuni.

    mia madre non pregava, non urlava, non piangeva, la guardavo mentre si guardava attono, leggera, con gli occhi stretti per la miopia e per la pioggia. guardava ed assorbiva tutto, inspirava, sembrava amare anche in quel momento, di quell’amore che non si distingue dalla sofferenza. chissà dov’era, lei, in quel momento.

    ricordo un boato seguito da un silenzio di morte, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, e poi un pezzo del palazzo è venuto giù.

    -1, -1, -1, -1, -1, -1, …..
    pensavo fosse stata colpa mia, di questo pensare proibito e così pauroso.

    ricordo che quella sera ho giurato a me stessa che avrei pensato solo raramente all’infinito, chiedendo prima il permesso a qualcuno.
    per due anni ho cercato quel qualcuno nascondendo il mio segreto. l’ho trovato poi, un anno dopo ad algeri.
    e così pensando, sono tornata a casa.

    Era il 78, anni dei mondiali di calcio, l’Italia vinse contro l’Argentina (se non ricordo male – zof, gentile, cabrini, scirea, tardelli, collovati.. e poi non ricodo più).

  185. copioincollo un sentire in corso di guida di un paio d’anni fa. Non è una riflessione sulla famiglia, ma un ricordo focalizzato, un frammento. spero di non essere andata fuori tema :)))

    il titolo potrebbe essere: la nostra vita a progetto

    l’altra sera tornavo a casa in macchina dopo essere stata a cena dai miei e, forse per via della particolare combinazione musicale che ho intercettato alla radio, è partito uno di quei viaggi mentali che ti portano alle lacrime. un viaggio nei ricordi alla ricerca del senso di alcune scelte fatte.

    la domanda era la seguente: che cumino ci faccio qui in questo momento, a ricordare? mi chiedevo dove fossero finiti quei pionieri dell’esercito del petrolio che hanno vissuto in tutto il mondo in giro per cantieri.
    I veri attori del petrolio: si forma il cast, si costruisce un villaggio, e via, ciak si gira, si porta la famiglia e per anni si diventa nomadi. La vita a progetto. Artisti del petrolio, come erano stati i miei genitori, che quella sera avevo visto invece così stanchi. Mi chiedevo dove fossero finiti i ricordi di mio padre e la vita di mia madre. Mi veniva in mente il libro di Primo Levi: La chiave a stella..
    ed è partito uno di quegli algoritmi ricorsivi e infiniti della serie “c’era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: raccontami una storia, e la serva gli raccontò: c’era una vol…” e via all’infinito.
    era una riflessione sulle prime volte. ad esempio la prima volta che ho percepito l’infinito…….
    alle soglie della notte in colombia -la notte mi terrorizzava ovunque io vivessi- mi affacciavo al balcone per vedere le camionette del coprifuoco e i soldati bere l’agua ardiente, che il puzzo di sudore e immondizia arrivavano fino a me, ricordo di averli visti sparare non poche volte. Mio padre mi tranquillizzava, lucidava la sua pistola tutte le sere, ed io lo imitavo, con una giocattolo. Era forte, lo vedevo così. E pensare che è così fragile…

    alle soglie della notte che si preparava per un acquazzone di quelli in cui la pioggia diventa una tenda spessissima impossibile da spostare, impossibile da oltrepassare per vedere oltre – e che sia benedetta quella pioggia che lava quelle strade – in quella notte, guardando quegli uomini sparare colpi di mitraglietta in aria, pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1uomo… ratatatata ratatatatata e così ci sono stata per non so quanto, come solo i bambini sanno fare, fino quasi a svenire dalla paura.

    ricordo che quella notte ci fu un terremoto, mia madre è corsa a svegliarmi e siamo scappate per le scale, insieme a topi, ragni, cucarache, rettili e altri uomini.

    Mio padre non c’era… a proposito, devo ancora domandargli perché…

    correndo per le scale pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo..

    usciti dal palazzo, con i soldati impazziti che sparavano urlando di rientrare in casa, sentivo quell’infinitamente -1 uomo così vicino che ho cominciato a tremare.

    Ho abbracciato mia madre e l’odore sempre fresco di detersivo dei suoi vestiti (come aveva fatto a rivestirsi così in fretta?) mi rassicurava a tratti.

    piovevano piogge colombiane ed eravamo tutti in mezzo alla strada, come candele usate mille volte, con la vita colata addosso come cera; e freddata così, ad un certo punto, in una certa forma, senza apparente motivo se non quello sbirciato attraverso questo tessuto d’acqua.

    eravamo tutti lì, a guardare il palazzo in cui vivevamo che ondeggiava come una fiamma accesa dal diavolo che ad un certo punto decide di fumarsi un sigaro fatto di tabacchi di vite miste, una fiamma che resisteva a quella pioggia, alle nostre speranze e alle preghiere di alcuni.

    mia madre non pregava, non urlava, non piangeva, la guardavo mentre si guardava attono, leggera, con gli occhi stretti per la miopia e per la pioggia. guardava ed assorbiva tutto, inspirava, sembrava amare anche in quel momento, di quell’amore che non si distingue dalla sofferenza. chissà dov’era, lei, in quel momento.

    ricordo un boato seguito da un silenzio di morte, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, e poi un pezzo del palazzo è venuto giù.

    -1, -1, -1, -1, -1, -1, …..
    pensavo fosse stata colpa mia, di questo pensare proibito e così pauroso.

    ricordo che quella sera ho giurato a me stessa che avrei pensato solo raramente all’infinito, chiedendo prima il permesso a qualcuno.
    per due anni ho cercato quel qualcuno nascondendo il mio segreto. l’ho trovato poi, un anno dopo ad algeri.
    e così pensando, sono tornata a casa.

    Era il 78, anni dei mondiali di calcio, l’Italia vinse contro l’Argentina (se non ricordo male – zof, gentile, cabrini, scirea, tardelli, collovati.. e poi non ricodo più).

  186. copioincollo un sentire in corso di guida di un paio d’anni fa. Non è una riflessione sulla famiglia, ma un ricordo focalizzato, un frammento. spero di non essere andata fuori tema :)))

    il titolo potrebbe essere: la nostra vita a progetto

    l’altra sera tornavo a casa in macchina dopo essere stata a cena dai miei e, forse per via della particolare combinazione musicale che ho intercettato alla radio, è partito uno di quei viaggi mentali che ti portano alle lacrime. un viaggio nei ricordi alla ricerca del senso di alcune scelte fatte.

    la domanda era la seguente: che cumino ci faccio qui in questo momento, a ricordare? mi chiedevo dove fossero finiti quei pionieri dell’esercito del petrolio che hanno vissuto in tutto il mondo in giro per cantieri.
    I veri attori del petrolio: si forma il cast, si costruisce un villaggio, e via, ciak si gira, si porta la famiglia e per anni si diventa nomadi. La vita a progetto. Artisti del petrolio, come erano stati i miei genitori, che quella sera avevo visto invece così stanchi. Mi chiedevo dove fossero finiti i ricordi di mio padre e la vita di mia madre. Mi veniva in mente il libro di Primo Levi: La chiave a stella..
    ed è partito uno di quegli algoritmi ricorsivi e infiniti della serie “c’era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: raccontami una storia, e la serva gli raccontò: c’era una vol…” e via all’infinito.
    era una riflessione sulle prime volte. ad esempio la prima volta che ho percepito l’infinito…….
    alle soglie della notte in colombia -la notte mi terrorizzava ovunque io vivessi- mi affacciavo al balcone per vedere le camionette del coprifuoco e i soldati bere l’agua ardiente, che il puzzo di sudore e immondizia arrivavano fino a me, ricordo di averli visti sparare non poche volte. Mio padre mi tranquillizzava, lucidava la sua pistola tutte le sere, ed io lo imitavo, con una giocattolo. Era forte, lo vedevo così. E pensare che è così fragile…

    alle soglie della notte che si preparava per un acquazzone di quelli in cui la pioggia diventa una tenda spessissima impossibile da spostare, impossibile da oltrepassare per vedere oltre – e che sia benedetta quella pioggia che lava quelle strade – in quella notte, guardando quegli uomini sparare colpi di mitraglietta in aria, pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1uomo… ratatatata ratatatatata e così ci sono stata per non so quanto, come solo i bambini sanno fare, fino quasi a svenire dalla paura.

    ricordo che quella notte ci fu un terremoto, mia madre è corsa a svegliarmi e siamo scappate per le scale, insieme a topi, ragni, cucarache, rettili e altri uomini.

    Mio padre non c’era… a proposito, devo ancora domandargli perché…

    correndo per le scale pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo..

    usciti dal palazzo, con i soldati impazziti che sparavano urlando di rientrare in casa, sentivo quell’infinitamente -1 uomo così vicino che ho cominciato a tremare.

    Ho abbracciato mia madre e l’odore sempre fresco di detersivo dei suoi vestiti (come aveva fatto a rivestirsi così in fretta?) mi rassicurava a tratti.

    piovevano piogge colombiane ed eravamo tutti in mezzo alla strada, come candele usate mille volte, con la vita colata addosso come cera; e freddata così, ad un certo punto, in una certa forma, senza apparente motivo se non quello sbirciato attraverso questo tessuto d’acqua.

    eravamo tutti lì, a guardare il palazzo in cui vivevamo che ondeggiava come una fiamma accesa dal diavolo che ad un certo punto decide di fumarsi un sigaro fatto di tabacchi di vite miste, una fiamma che resisteva a quella pioggia, alle nostre speranze e alle preghiere di alcuni.

    mia madre non pregava, non urlava, non piangeva, la guardavo mentre si guardava attono, leggera, con gli occhi stretti per la miopia e per la pioggia. guardava ed assorbiva tutto, inspirava, sembrava amare anche in quel momento, di quell’amore che non si distingue dalla sofferenza. chissà dov’era, lei, in quel momento.

    ricordo un boato seguito da un silenzio di morte, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, e poi un pezzo del palazzo è venuto giù.

    -1, -1, -1, -1, -1, -1, …..
    pensavo fosse stata colpa mia, di questo pensare proibito e così pauroso.

    ricordo che quella sera ho giurato a me stessa che avrei pensato solo raramente all’infinito, chiedendo prima il permesso a qualcuno.
    per due anni ho cercato quel qualcuno nascondendo il mio segreto. l’ho trovato poi, un anno dopo ad algeri.
    e così pensando, sono tornata a casa.

    Era il 78, anni dei mondiali di calcio, l’Italia vinse contro l’Argentina (se non ricordo male – zof, gentile, cabrini, scirea, tardelli, collovati.. e poi non ricodo più).

  187. copioincollo un sentire in corso di guida di un paio d’anni fa. Non è una riflessione sulla famiglia, ma un ricordo focalizzato, un frammento. spero di non essere andata fuori tema :)))

    il titolo potrebbe essere: la nostra vita a progetto

    l’altra sera tornavo a casa in macchina dopo essere stata a cena dai miei e, forse per via della particolare combinazione musicale che ho intercettato alla radio, è partito uno di quei viaggi mentali che ti portano alle lacrime. un viaggio nei ricordi alla ricerca del senso di alcune scelte fatte.

    la domanda era la seguente: che cumino ci faccio qui in questo momento, a ricordare? mi chiedevo dove fossero finiti quei pionieri dell’esercito del petrolio che hanno vissuto in tutto il mondo in giro per cantieri.
    I veri attori del petrolio: si forma il cast, si costruisce un villaggio, e via, ciak si gira, si porta la famiglia e per anni si diventa nomadi. La vita a progetto. Artisti del petrolio, come erano stati i miei genitori, che quella sera avevo visto invece così stanchi. Mi chiedevo dove fossero finiti i ricordi di mio padre e la vita di mia madre. Mi veniva in mente il libro di Primo Levi: La chiave a stella..
    ed è partito uno di quegli algoritmi ricorsivi e infiniti della serie “c’era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: raccontami una storia, e la serva gli raccontò: c’era una vol…” e via all’infinito.
    era una riflessione sulle prime volte. ad esempio la prima volta che ho percepito l’infinito…….
    alle soglie della notte in colombia -la notte mi terrorizzava ovunque io vivessi- mi affacciavo al balcone per vedere le camionette del coprifuoco e i soldati bere l’agua ardiente, che il puzzo di sudore e immondizia arrivavano fino a me, ricordo di averli visti sparare non poche volte. Mio padre mi tranquillizzava, lucidava la sua pistola tutte le sere, ed io lo imitavo, con una giocattolo. Era forte, lo vedevo così. E pensare che è così fragile…

    alle soglie della notte che si preparava per un acquazzone di quelli in cui la pioggia diventa una tenda spessissima impossibile da spostare, impossibile da oltrepassare per vedere oltre – e che sia benedetta quella pioggia che lava quelle strade – in quella notte, guardando quegli uomini sparare colpi di mitraglietta in aria, pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1uomo… ratatatata ratatatatata e così ci sono stata per non so quanto, come solo i bambini sanno fare, fino quasi a svenire dalla paura.

    ricordo che quella notte ci fu un terremoto, mia madre è corsa a svegliarmi e siamo scappate per le scale, insieme a topi, ragni, cucarache, rettili e altri uomini.

    Mio padre non c’era… a proposito, devo ancora domandargli perché…

    correndo per le scale pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo..

    usciti dal palazzo, con i soldati impazziti che sparavano urlando di rientrare in casa, sentivo quell’infinitamente -1 uomo così vicino che ho cominciato a tremare.

    Ho abbracciato mia madre e l’odore sempre fresco di detersivo dei suoi vestiti (come aveva fatto a rivestirsi così in fretta?) mi rassicurava a tratti.

    piovevano piogge colombiane ed eravamo tutti in mezzo alla strada, come candele usate mille volte, con la vita colata addosso come cera; e freddata così, ad un certo punto, in una certa forma, senza apparente motivo se non quello sbirciato attraverso questo tessuto d’acqua.

    eravamo tutti lì, a guardare il palazzo in cui vivevamo che ondeggiava come una fiamma accesa dal diavolo che ad un certo punto decide di fumarsi un sigaro fatto di tabacchi di vite miste, una fiamma che resisteva a quella pioggia, alle nostre speranze e alle preghiere di alcuni.

    mia madre non pregava, non urlava, non piangeva, la guardavo mentre si guardava attono, leggera, con gli occhi stretti per la miopia e per la pioggia. guardava ed assorbiva tutto, inspirava, sembrava amare anche in quel momento, di quell’amore che non si distingue dalla sofferenza. chissà dov’era, lei, in quel momento.

    ricordo un boato seguito da un silenzio di morte, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, e poi un pezzo del palazzo è venuto giù.

    -1, -1, -1, -1, -1, -1, …..
    pensavo fosse stata colpa mia, di questo pensare proibito e così pauroso.

    ricordo che quella sera ho giurato a me stessa che avrei pensato solo raramente all’infinito, chiedendo prima il permesso a qualcuno.
    per due anni ho cercato quel qualcuno nascondendo il mio segreto. l’ho trovato poi, un anno dopo ad algeri.
    e così pensando, sono tornata a casa.

    Era il 78, anni dei mondiali di calcio, l’Italia vinse contro l’Argentina (se non ricordo male – zof, gentile, cabrini, scirea, tardelli, collovati.. e poi non ricodo più).

  188. copioincollo un sentire in corso di guida di un paio d’anni fa. Non è una riflessione sulla famiglia, ma un ricordo focalizzato, un frammento. spero di non essere andata fuori tema :)))

    il titolo potrebbe essere: la nostra vita a progetto

    l’altra sera tornavo a casa in macchina dopo essere stata a cena dai miei e, forse per via della particolare combinazione musicale che ho intercettato alla radio, è partito uno di quei viaggi mentali che ti portano alle lacrime. un viaggio nei ricordi alla ricerca del senso di alcune scelte fatte.

    la domanda era la seguente: che cumino ci faccio qui in questo momento, a ricordare? mi chiedevo dove fossero finiti quei pionieri dell’esercito del petrolio che hanno vissuto in tutto il mondo in giro per cantieri.
    I veri attori del petrolio: si forma il cast, si costruisce un villaggio, e via, ciak si gira, si porta la famiglia e per anni si diventa nomadi. La vita a progetto. Artisti del petrolio, come erano stati i miei genitori, che quella sera avevo visto invece così stanchi. Mi chiedevo dove fossero finiti i ricordi di mio padre e la vita di mia madre. Mi veniva in mente il libro di Primo Levi: La chiave a stella..
    ed è partito uno di quegli algoritmi ricorsivi e infiniti della serie “c’era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: raccontami una storia, e la serva gli raccontò: c’era una vol…” e via all’infinito.
    era una riflessione sulle prime volte. ad esempio la prima volta che ho percepito l’infinito…….
    alle soglie della notte in colombia -la notte mi terrorizzava ovunque io vivessi- mi affacciavo al balcone per vedere le camionette del coprifuoco e i soldati bere l’agua ardiente, che il puzzo di sudore e immondizia arrivavano fino a me, ricordo di averli visti sparare non poche volte. Mio padre mi tranquillizzava, lucidava la sua pistola tutte le sere, ed io lo imitavo, con una giocattolo. Era forte, lo vedevo così. E pensare che è così fragile…

    alle soglie della notte che si preparava per un acquazzone di quelli in cui la pioggia diventa una tenda spessissima impossibile da spostare, impossibile da oltrepassare per vedere oltre – e che sia benedetta quella pioggia che lava quelle strade – in quella notte, guardando quegli uomini sparare colpi di mitraglietta in aria, pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1uomo… ratatatata ratatatatata e così ci sono stata per non so quanto, come solo i bambini sanno fare, fino quasi a svenire dalla paura.

    ricordo che quella notte ci fu un terremoto, mia madre è corsa a svegliarmi e siamo scappate per le scale, insieme a topi, ragni, cucarache, rettili e altri uomini.

    Mio padre non c’era… a proposito, devo ancora domandargli perché…

    correndo per le scale pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo..

    usciti dal palazzo, con i soldati impazziti che sparavano urlando di rientrare in casa, sentivo quell’infinitamente -1 uomo così vicino che ho cominciato a tremare.

    Ho abbracciato mia madre e l’odore sempre fresco di detersivo dei suoi vestiti (come aveva fatto a rivestirsi così in fretta?) mi rassicurava a tratti.

    piovevano piogge colombiane ed eravamo tutti in mezzo alla strada, come candele usate mille volte, con la vita colata addosso come cera; e freddata così, ad un certo punto, in una certa forma, senza apparente motivo se non quello sbirciato attraverso questo tessuto d’acqua.

    eravamo tutti lì, a guardare il palazzo in cui vivevamo che ondeggiava come una fiamma accesa dal diavolo che ad un certo punto decide di fumarsi un sigaro fatto di tabacchi di vite miste, una fiamma che resisteva a quella pioggia, alle nostre speranze e alle preghiere di alcuni.

    mia madre non pregava, non urlava, non piangeva, la guardavo mentre si guardava attono, leggera, con gli occhi stretti per la miopia e per la pioggia. guardava ed assorbiva tutto, inspirava, sembrava amare anche in quel momento, di quell’amore che non si distingue dalla sofferenza. chissà dov’era, lei, in quel momento.

    ricordo un boato seguito da un silenzio di morte, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, e poi un pezzo del palazzo è venuto giù.

    -1, -1, -1, -1, -1, -1, …..
    pensavo fosse stata colpa mia, di questo pensare proibito e così pauroso.

    ricordo che quella sera ho giurato a me stessa che avrei pensato solo raramente all’infinito, chiedendo prima il permesso a qualcuno.
    per due anni ho cercato quel qualcuno nascondendo il mio segreto. l’ho trovato poi, un anno dopo ad algeri.
    e così pensando, sono tornata a casa.

    Era il 78, anni dei mondiali di calcio, l’Italia vinse contro l’Argentina (se non ricordo male – zof, gentile, cabrini, scirea, tardelli, collovati.. e poi non ricodo più).

  189. copioincollo un sentire in corso di guida di un paio d’anni fa. Non è una riflessione sulla famiglia, ma un ricordo focalizzato, un frammento. spero di non essere andata fuori tema :)))

    il titolo potrebbe essere: la nostra vita a progetto

    l’altra sera tornavo a casa in macchina dopo essere stata a cena dai miei e, forse per via della particolare combinazione musicale che ho intercettato alla radio, è partito uno di quei viaggi mentali che ti portano alle lacrime. un viaggio nei ricordi alla ricerca del senso di alcune scelte fatte.

    la domanda era la seguente: che cumino ci faccio qui in questo momento, a ricordare? mi chiedevo dove fossero finiti quei pionieri dell’esercito del petrolio che hanno vissuto in tutto il mondo in giro per cantieri.
    I veri attori del petrolio: si forma il cast, si costruisce un villaggio, e via, ciak si gira, si porta la famiglia e per anni si diventa nomadi. La vita a progetto. Artisti del petrolio, come erano stati i miei genitori, che quella sera avevo visto invece così stanchi. Mi chiedevo dove fossero finiti i ricordi di mio padre e la vita di mia madre. Mi veniva in mente il libro di Primo Levi: La chiave a stella..
    ed è partito uno di quegli algoritmi ricorsivi e infiniti della serie “c’era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: raccontami una storia, e la serva gli raccontò: c’era una vol…” e via all’infinito.
    era una riflessione sulle prime volte. ad esempio la prima volta che ho percepito l’infinito…….
    alle soglie della notte in colombia -la notte mi terrorizzava ovunque io vivessi- mi affacciavo al balcone per vedere le camionette del coprifuoco e i soldati bere l’agua ardiente, che il puzzo di sudore e immondizia arrivavano fino a me, ricordo di averli visti sparare non poche volte. Mio padre mi tranquillizzava, lucidava la sua pistola tutte le sere, ed io lo imitavo, con una giocattolo. Era forte, lo vedevo così. E pensare che è così fragile…

    alle soglie della notte che si preparava per un acquazzone di quelli in cui la pioggia diventa una tenda spessissima impossibile da spostare, impossibile da oltrepassare per vedere oltre – e che sia benedetta quella pioggia che lava quelle strade – in quella notte, guardando quegli uomini sparare colpi di mitraglietta in aria, pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1uomo… ratatatata ratatatatata e così ci sono stata per non so quanto, come solo i bambini sanno fare, fino quasi a svenire dalla paura.

    ricordo che quella notte ci fu un terremoto, mia madre è corsa a svegliarmi e siamo scappate per le scale, insieme a topi, ragni, cucarache, rettili e altri uomini.

    Mio padre non c’era… a proposito, devo ancora domandargli perché…

    correndo per le scale pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo..

    usciti dal palazzo, con i soldati impazziti che sparavano urlando di rientrare in casa, sentivo quell’infinitamente -1 uomo così vicino che ho cominciato a tremare.

    Ho abbracciato mia madre e l’odore sempre fresco di detersivo dei suoi vestiti (come aveva fatto a rivestirsi così in fretta?) mi rassicurava a tratti.

    piovevano piogge colombiane ed eravamo tutti in mezzo alla strada, come candele usate mille volte, con la vita colata addosso come cera; e freddata così, ad un certo punto, in una certa forma, senza apparente motivo se non quello sbirciato attraverso questo tessuto d’acqua.

    eravamo tutti lì, a guardare il palazzo in cui vivevamo che ondeggiava come una fiamma accesa dal diavolo che ad un certo punto decide di fumarsi un sigaro fatto di tabacchi di vite miste, una fiamma che resisteva a quella pioggia, alle nostre speranze e alle preghiere di alcuni.

    mia madre non pregava, non urlava, non piangeva, la guardavo mentre si guardava attono, leggera, con gli occhi stretti per la miopia e per la pioggia. guardava ed assorbiva tutto, inspirava, sembrava amare anche in quel momento, di quell’amore che non si distingue dalla sofferenza. chissà dov’era, lei, in quel momento.

    ricordo un boato seguito da un silenzio di morte, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, e poi un pezzo del palazzo è venuto giù.

    -1, -1, -1, -1, -1, -1, …..
    pensavo fosse stata colpa mia, di questo pensare proibito e così pauroso.

    ricordo che quella sera ho giurato a me stessa che avrei pensato solo raramente all’infinito, chiedendo prima il permesso a qualcuno.
    per due anni ho cercato quel qualcuno nascondendo il mio segreto. l’ho trovato poi, un anno dopo ad algeri.
    e così pensando, sono tornata a casa.

    Era il 78, anni dei mondiali di calcio, l’Italia vinse contro l’Argentina (se non ricordo male – zof, gentile, cabrini, scirea, tardelli, collovati.. e poi non ricodo più).

  190. copioincollo un sentire in corso di guida di un paio d’anni fa. Non è una riflessione sulla famiglia, ma un ricordo focalizzato, un frammento. spero di non essere andata fuori tema :)))

    il titolo potrebbe essere: la nostra vita a progetto

    l’altra sera tornavo a casa in macchina dopo essere stata a cena dai miei e, forse per via della particolare combinazione musicale che ho intercettato alla radio, è partito uno di quei viaggi mentali che ti portano alle lacrime. un viaggio nei ricordi alla ricerca del senso di alcune scelte fatte.

    la domanda era la seguente: che cumino ci faccio qui in questo momento, a ricordare? mi chiedevo dove fossero finiti quei pionieri dell’esercito del petrolio che hanno vissuto in tutto il mondo in giro per cantieri.
    I veri attori del petrolio: si forma il cast, si costruisce un villaggio, e via, ciak si gira, si porta la famiglia e per anni si diventa nomadi. La vita a progetto. Artisti del petrolio, come erano stati i miei genitori, che quella sera avevo visto invece così stanchi. Mi chiedevo dove fossero finiti i ricordi di mio padre e la vita di mia madre. Mi veniva in mente il libro di Primo Levi: La chiave a stella..
    ed è partito uno di quegli algoritmi ricorsivi e infiniti della serie “c’era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva: raccontami una storia, e la serva gli raccontò: c’era una vol…” e via all’infinito.
    era una riflessione sulle prime volte. ad esempio la prima volta che ho percepito l’infinito…….
    alle soglie della notte in colombia -la notte mi terrorizzava ovunque io vivessi- mi affacciavo al balcone per vedere le camionette del coprifuoco e i soldati bere l’agua ardiente, che il puzzo di sudore e immondizia arrivavano fino a me, ricordo di averli visti sparare non poche volte. Mio padre mi tranquillizzava, lucidava la sua pistola tutte le sere, ed io lo imitavo, con una giocattolo. Era forte, lo vedevo così. E pensare che è così fragile…

    alle soglie della notte che si preparava per un acquazzone di quelli in cui la pioggia diventa una tenda spessissima impossibile da spostare, impossibile da oltrepassare per vedere oltre – e che sia benedetta quella pioggia che lava quelle strade – in quella notte, guardando quegli uomini sparare colpi di mitraglietta in aria, pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo, -1uomo… ratatatata ratatatatata e così ci sono stata per non so quanto, come solo i bambini sanno fare, fino quasi a svenire dalla paura.

    ricordo che quella notte ci fu un terremoto, mia madre è corsa a svegliarmi e siamo scappate per le scale, insieme a topi, ragni, cucarache, rettili e altri uomini.

    Mio padre non c’era… a proposito, devo ancora domandargli perché…

    correndo per le scale pensavo: -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1 uomo, -1 uomo, -1 uomo..

    usciti dal palazzo, con i soldati impazziti che sparavano urlando di rientrare in casa, sentivo quell’infinitamente -1 uomo così vicino che ho cominciato a tremare.

    Ho abbracciato mia madre e l’odore sempre fresco di detersivo dei suoi vestiti (come aveva fatto a rivestirsi così in fretta?) mi rassicurava a tratti.

    piovevano piogge colombiane ed eravamo tutti in mezzo alla strada, come candele usate mille volte, con la vita colata addosso come cera; e freddata così, ad un certo punto, in una certa forma, senza apparente motivo se non quello sbirciato attraverso questo tessuto d’acqua.

    eravamo tutti lì, a guardare il palazzo in cui vivevamo che ondeggiava come una fiamma accesa dal diavolo che ad un certo punto decide di fumarsi un sigaro fatto di tabacchi di vite miste, una fiamma che resisteva a quella pioggia, alle nostre speranze e alle preghiere di alcuni.

    mia madre non pregava, non urlava, non piangeva, la guardavo mentre si guardava attono, leggera, con gli occhi stretti per la miopia e per la pioggia. guardava ed assorbiva tutto, inspirava, sembrava amare anche in quel momento, di quell’amore che non si distingue dalla sofferenza. chissà dov’era, lei, in quel momento.

    ricordo un boato seguito da un silenzio di morte, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, -1, e poi un pezzo del palazzo è venuto giù.

    -1, -1, -1, -1, -1, -1, …..
    pensavo fosse stata colpa mia, di questo pensare proibito e così pauroso.

    ricordo che quella sera ho giurato a me stessa che avrei pensato solo raramente all’infinito, chiedendo prima il permesso a qualcuno.
    per due anni ho cercato quel qualcuno nascondendo il mio segreto. l’ho trovato poi, un anno dopo ad algeri.
    e così pensando, sono tornata a casa.

    Era il 78, anni dei mondiali di calcio, l’Italia vinse contro l’Argentina (se non ricordo male – zof, gentile, cabrini, scirea, tardelli, collovati.. e poi non ricodo più).

  191. Salve Professoressa , ho letto il Suo commento al mio post “Giovani?” solo oggi e volevo ringraziarla di cuore ,ricevere i suoi complimenti mi ha dato una grande gioia! Le lascio qui di seguito il testo dell’intervento così Lei potrà utilizzarlo per l’ebook.

    Si discute largamente della gioventù odierna , dai salotti televisivi alle pagine dei giornali , vengono chiamati in causa numerosi “esperti” tra psicologi e sociologi , i quali attribuiscono spesso le cause del disagio della mia generazione a fattori come : l’affermazione di disvalori quali il denaro e la fama ad ogni costo, i cattivi modelli proposti dai mass media,il consumismo eccessivo e la massificazione. Di noi ragazzi se ne parla troppo e se ne parla male , ci descrivono tutti come idioti e babbuini incapaci di intendere e volere , senza passione, svogliati , disinformati su ciò che accade nel mondo, fashion victim e ossessionati da computers e cellulari! Alcuni di noi,purtroppo, sono così ma la colpa di ciò non è da attribuirsi ai fattori sopra citati, sono solo alibi che utilizzano i GRANDI per nascondere il loro concorso di colpa nel degrado evidente in cui versa la nostra generazione ! Ci sono genitori che non prestano attenzione ai loro figli ; non li ascoltano; alcuni fanno gli amici , i confidenti dei loro figli ma è l’errore più grave in cui si possa mai incorrere.I ragazzi gli amici li hanno già ; hanno bisogno di persone che li assistano nelle loro scelte e che dicano loro cosa è giusto o sbagliato;ci sono padri e madri che non si rendono conto che i loro figli quando tornano a casa da una serata in compagnia di amici sono ubriachi o drograti; le paghette poi sono un altro errore grave e lo sono anche i premi in denaro per aver ottenuto buoni risultati scolastici,perchè così facendo i ragazzi non capiscono che impegnarsi è fondamentale per il loro futuro e non per i soldi dei loro genitori, dato che la fatica dello studio viene già largamente ripagata da un bell’otto in pagella. In famiglia capita spesso che non si comunichi,perchè ogni singolo membro è troppo distratto dalle sue faccende private per pensare agli altri suoi familiari! Per ovviare a questo problema si dovrebbe assolutamente recuperare l’abitudine sacrosanta di consumare i pasti della giornata tutti insieme,ove possibile, alla stessa tavola,visto che si è facilitati a comunicare ed è possibile avviare discussioni anche solo di carattere generale ad esempio : “cosa è successo oggi a scuola?”,”ragazzi,cosa ne pensate di questo nuovo decreto legge?” ecc. ecc. ! Essere genitori è il mestiere più complesso del mondo , non ci saranno mai manuali o guide che ti spiegheranno come fare , bisogna essere pazienti , attenti ,tenaci, amorevoli ; tenere per mano i propri figli; proteggerli e ad un certo punto avere il coraggio di lasciarli andare ma facendogli sempre sentire la propria presenza. La formazione di ciascun individuo inizia già dai primi mesi di vita per questo motivo i figli devono essere stimolati a conoscere e andando avanti nel percorso di crescita bisogna indefessamente rispondere ai loro “perchè” anche quando possono risultare snervanti al genitore tornato dal lavoro che è stanco e vorrebbe riposare. Bisogna partecipare ai loro giochi; proporre delle attività; ascoltare sempre le loro idee;meravigliarsi insieme a loro se hanno scoperto una cosa nuova! Ho avuto la fortuna di avere genitori straordinari , mi hanno dato tanto e continuano a darmelo , ho sempre avuto la possibiltà di esprimere me stessa e la mia creatività : mia madre appendeva i miei disegni sulle pareti di casa e mi vedeva gioire e lei gioiva con me; mio padre, come fa ancora, rispondeva sempre con precisione alle mie domande continue ;mi facevano ascoltare musica bellissima che a distanza di anni riconosco perfettamente;visitavo città e musei fantastici. Ricordo con tanto affetto le giornate di Capodanno quando mandavano in onda il concerto su Rai Uno ed io volevo diventare un direttore d’orchestra,infatti al momento dell’esecuzione della mia amata “Marcia di Radetzky” di Strauss, prendevo uno spaghetto dalla dispensa e la usavo a mò di bacchetta cercando di riprodurre quei movimenti cadenzati e leggeri del maestro. Ci sono un’infinità di momenti straordinari nella mia infanzia che hanno contribuito a rendere quel periodo davvero felice e se ora sono soddisfatta e contenta di me stessa lo devo ai miei genitori e a ciò che mi hanno dato quando ero piccola.

    BrujaLoca

    P.S:La Sua stima è per me grande motivo di orgoglio.

  192. Salve Professoressa , ho letto il Suo commento al mio post “Giovani?” solo oggi e volevo ringraziarla di cuore ,ricevere i suoi complimenti mi ha dato una grande gioia! Le lascio qui di seguito il testo dell’intervento così Lei potrà utilizzarlo per l’ebook.

    Si discute largamente della gioventù odierna , dai salotti televisivi alle pagine dei giornali , vengono chiamati in causa numerosi “esperti” tra psicologi e sociologi , i quali attribuiscono spesso le cause del disagio della mia generazione a fattori come : l’affermazione di disvalori quali il denaro e la fama ad ogni costo, i cattivi modelli proposti dai mass media,il consumismo eccessivo e la massificazione. Di noi ragazzi se ne parla troppo e se ne parla male , ci descrivono tutti come idioti e babbuini incapaci di intendere e volere , senza passione, svogliati , disinformati su ciò che accade nel mondo, fashion victim e ossessionati da computers e cellulari! Alcuni di noi,purtroppo, sono così ma la colpa di ciò non è da attribuirsi ai fattori sopra citati, sono solo alibi che utilizzano i GRANDI per nascondere il loro concorso di colpa nel degrado evidente in cui versa la nostra generazione ! Ci sono genitori che non prestano attenzione ai loro figli ; non li ascoltano; alcuni fanno gli amici , i confidenti dei loro figli ma è l’errore più grave in cui si possa mai incorrere.I ragazzi gli amici li hanno già ; hanno bisogno di persone che li assistano nelle loro scelte e che dicano loro cosa è giusto o sbagliato;ci sono padri e madri che non si rendono conto che i loro figli quando tornano a casa da una serata in compagnia di amici sono ubriachi o drograti; le paghette poi sono un altro errore grave e lo sono anche i premi in denaro per aver ottenuto buoni risultati scolastici,perchè così facendo i ragazzi non capiscono che impegnarsi è fondamentale per il loro futuro e non per i soldi dei loro genitori, dato che la fatica dello studio viene già largamente ripagata da un bell’otto in pagella. In famiglia capita spesso che non si comunichi,perchè ogni singolo membro è troppo distratto dalle sue faccende private per pensare agli altri suoi familiari! Per ovviare a questo problema si dovrebbe assolutamente recuperare l’abitudine sacrosanta di consumare i pasti della giornata tutti insieme,ove possibile, alla stessa tavola,visto che si è facilitati a comunicare ed è possibile avviare discussioni anche solo di carattere generale ad esempio : “cosa è successo oggi a scuola?”,”ragazzi,cosa ne pensate di questo nuovo decreto legge?” ecc. ecc. ! Essere genitori è il mestiere più complesso del mondo , non ci saranno mai manuali o guide che ti spiegheranno come fare , bisogna essere pazienti , attenti ,tenaci, amorevoli ; tenere per mano i propri figli; proteggerli e ad un certo punto avere il coraggio di lasciarli andare ma facendogli sempre sentire la propria presenza. La formazione di ciascun individuo inizia già dai primi mesi di vita per questo motivo i figli devono essere stimolati a conoscere e andando avanti nel percorso di crescita bisogna indefessamente rispondere ai loro “perchè” anche quando possono risultare snervanti al genitore tornato dal lavoro che è stanco e vorrebbe riposare. Bisogna partecipare ai loro giochi; proporre delle attività; ascoltare sempre le loro idee;meravigliarsi insieme a loro se hanno scoperto una cosa nuova! Ho avuto la fortuna di avere genitori straordinari , mi hanno dato tanto e continuano a darmelo , ho sempre avuto la possibiltà di esprimere me stessa e la mia creatività : mia madre appendeva i miei disegni sulle pareti di casa e mi vedeva gioire e lei gioiva con me; mio padre, come fa ancora, rispondeva sempre con precisione alle mie domande continue ;mi facevano ascoltare musica bellissima che a distanza di anni riconosco perfettamente;visitavo città e musei fantastici. Ricordo con tanto affetto le giornate di Capodanno quando mandavano in onda il concerto su Rai Uno ed io volevo diventare un direttore d’orchestra,infatti al momento dell’esecuzione della mia amata “Marcia di Radetzky” di Strauss, prendevo uno spaghetto dalla dispensa e la usavo a mò di bacchetta cercando di riprodurre quei movimenti cadenzati e leggeri del maestro. Ci sono un’infinità di momenti straordinari nella mia infanzia che hanno contribuito a rendere quel periodo davvero felice e se ora sono soddisfatta e contenta di me stessa lo devo ai miei genitori e a ciò che mi hanno dato quando ero piccola.

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  193. Salve Professoressa , ho letto il Suo commento al mio post “Giovani?” solo oggi e volevo ringraziarla di cuore ,ricevere i suoi complimenti mi ha dato una grande gioia! Le lascio qui di seguito il testo dell’intervento così Lei potrà utilizzarlo per l’ebook.

    Si discute largamente della gioventù odierna , dai salotti televisivi alle pagine dei giornali , vengono chiamati in causa numerosi “esperti” tra psicologi e sociologi , i quali attribuiscono spesso le cause del disagio della mia generazione a fattori come : l’affermazione di disvalori quali il denaro e la fama ad ogni costo, i cattivi modelli proposti dai mass media,il consumismo eccessivo e la massificazione. Di noi ragazzi se ne parla troppo e se ne parla male , ci descrivono tutti come idioti e babbuini incapaci di intendere e volere , senza passione, svogliati , disinformati su ciò che accade nel mondo, fashion victim e ossessionati da computers e cellulari! Alcuni di noi,purtroppo, sono così ma la colpa di ciò non è da attribuirsi ai fattori sopra citati, sono solo alibi che utilizzano i GRANDI per nascondere il loro concorso di colpa nel degrado evidente in cui versa la nostra generazione ! Ci sono genitori che non prestano attenzione ai loro figli ; non li ascoltano; alcuni fanno gli amici , i confidenti dei loro figli ma è l’errore più grave in cui si possa mai incorrere.I ragazzi gli amici li hanno già ; hanno bisogno di persone che li assistano nelle loro scelte e che dicano loro cosa è giusto o sbagliato;ci sono padri e madri che non si rendono conto che i loro figli quando tornano a casa da una serata in compagnia di amici sono ubriachi o drograti; le paghette poi sono un altro errore grave e lo sono anche i premi in denaro per aver ottenuto buoni risultati scolastici,perchè così facendo i ragazzi non capiscono che impegnarsi è fondamentale per il loro futuro e non per i soldi dei loro genitori, dato che la fatica dello studio viene già largamente ripagata da un bell’otto in pagella. In famiglia capita spesso che non si comunichi,perchè ogni singolo membro è troppo distratto dalle sue faccende private per pensare agli altri suoi familiari! Per ovviare a questo problema si dovrebbe assolutamente recuperare l’abitudine sacrosanta di consumare i pasti della giornata tutti insieme,ove possibile, alla stessa tavola,visto che si è facilitati a comunicare ed è possibile avviare discussioni anche solo di carattere generale ad esempio : “cosa è successo oggi a scuola?”,”ragazzi,cosa ne pensate di questo nuovo decreto legge?” ecc. ecc. ! Essere genitori è il mestiere più complesso del mondo , non ci saranno mai manuali o guide che ti spiegheranno come fare , bisogna essere pazienti , attenti ,tenaci, amorevoli ; tenere per mano i propri figli; proteggerli e ad un certo punto avere il coraggio di lasciarli andare ma facendogli sempre sentire la propria presenza. La formazione di ciascun individuo inizia già dai primi mesi di vita per questo motivo i figli devono essere stimolati a conoscere e andando avanti nel percorso di crescita bisogna indefessamente rispondere ai loro “perchè” anche quando possono risultare snervanti al genitore tornato dal lavoro che è stanco e vorrebbe riposare. Bisogna partecipare ai loro giochi; proporre delle attività; ascoltare sempre le loro idee;meravigliarsi insieme a loro se hanno scoperto una cosa nuova! Ho avuto la fortuna di avere genitori straordinari , mi hanno dato tanto e continuano a darmelo , ho sempre avuto la possibiltà di esprimere me stessa e la mia creatività : mia madre appendeva i miei disegni sulle pareti di casa e mi vedeva gioire e lei gioiva con me; mio padre, come fa ancora, rispondeva sempre con precisione alle mie domande continue ;mi facevano ascoltare musica bellissima che a distanza di anni riconosco perfettamente;visitavo città e musei fantastici. Ricordo con tanto affetto le giornate di Capodanno quando mandavano in onda il concerto su Rai Uno ed io volevo diventare un direttore d’orchestra,infatti al momento dell’esecuzione della mia amata “Marcia di Radetzky” di Strauss, prendevo uno spaghetto dalla dispensa e la usavo a mò di bacchetta cercando di riprodurre quei movimenti cadenzati e leggeri del maestro. Ci sono un’infinità di momenti straordinari nella mia infanzia che hanno contribuito a rendere quel periodo davvero felice e se ora sono soddisfatta e contenta di me stessa lo devo ai miei genitori e a ciò che mi hanno dato quando ero piccola.

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  194. Salve Professoressa , ho letto il Suo commento al mio post “Giovani?” solo oggi e volevo ringraziarla di cuore ,ricevere i suoi complimenti mi ha dato una grande gioia! Le lascio qui di seguito il testo dell’intervento così Lei potrà utilizzarlo per l’ebook.

    Si discute largamente della gioventù odierna , dai salotti televisivi alle pagine dei giornali , vengono chiamati in causa numerosi “esperti” tra psicologi e sociologi , i quali attribuiscono spesso le cause del disagio della mia generazione a fattori come : l’affermazione di disvalori quali il denaro e la fama ad ogni costo, i cattivi modelli proposti dai mass media,il consumismo eccessivo e la massificazione. Di noi ragazzi se ne parla troppo e se ne parla male , ci descrivono tutti come idioti e babbuini incapaci di intendere e volere , senza passione, svogliati , disinformati su ciò che accade nel mondo, fashion victim e ossessionati da computers e cellulari! Alcuni di noi,purtroppo, sono così ma la colpa di ciò non è da attribuirsi ai fattori sopra citati, sono solo alibi che utilizzano i GRANDI per nascondere il loro concorso di colpa nel degrado evidente in cui versa la nostra generazione ! Ci sono genitori che non prestano attenzione ai loro figli ; non li ascoltano; alcuni fanno gli amici , i confidenti dei loro figli ma è l’errore più grave in cui si possa mai incorrere.I ragazzi gli amici li hanno già ; hanno bisogno di persone che li assistano nelle loro scelte e che dicano loro cosa è giusto o sbagliato;ci sono padri e madri che non si rendono conto che i loro figli quando tornano a casa da una serata in compagnia di amici sono ubriachi o drograti; le paghette poi sono un altro errore grave e lo sono anche i premi in denaro per aver ottenuto buoni risultati scolastici,perchè così facendo i ragazzi non capiscono che impegnarsi è fondamentale per il loro futuro e non per i soldi dei loro genitori, dato che la fatica dello studio viene già largamente ripagata da un bell’otto in pagella. In famiglia capita spesso che non si comunichi,perchè ogni singolo membro è troppo distratto dalle sue faccende private per pensare agli altri suoi familiari! Per ovviare a questo problema si dovrebbe assolutamente recuperare l’abitudine sacrosanta di consumare i pasti della giornata tutti insieme,ove possibile, alla stessa tavola,visto che si è facilitati a comunicare ed è possibile avviare discussioni anche solo di carattere generale ad esempio : “cosa è successo oggi a scuola?”,”ragazzi,cosa ne pensate di questo nuovo decreto legge?” ecc. ecc. ! Essere genitori è il mestiere più complesso del mondo , non ci saranno mai manuali o guide che ti spiegheranno come fare , bisogna essere pazienti , attenti ,tenaci, amorevoli ; tenere per mano i propri figli; proteggerli e ad un certo punto avere il coraggio di lasciarli andare ma facendogli sempre sentire la propria presenza. La formazione di ciascun individuo inizia già dai primi mesi di vita per questo motivo i figli devono essere stimolati a conoscere e andando avanti nel percorso di crescita bisogna indefessamente rispondere ai loro “perchè” anche quando possono risultare snervanti al genitore tornato dal lavoro che è stanco e vorrebbe riposare. Bisogna partecipare ai loro giochi; proporre delle attività; ascoltare sempre le loro idee;meravigliarsi insieme a loro se hanno scoperto una cosa nuova! Ho avuto la fortuna di avere genitori straordinari , mi hanno dato tanto e continuano a darmelo , ho sempre avuto la possibiltà di esprimere me stessa e la mia creatività : mia madre appendeva i miei disegni sulle pareti di casa e mi vedeva gioire e lei gioiva con me; mio padre, come fa ancora, rispondeva sempre con precisione alle mie domande continue ;mi facevano ascoltare musica bellissima che a distanza di anni riconosco perfettamente;visitavo città e musei fantastici. Ricordo con tanto affetto le giornate di Capodanno quando mandavano in onda il concerto su Rai Uno ed io volevo diventare un direttore d’orchestra,infatti al momento dell’esecuzione della mia amata “Marcia di Radetzky” di Strauss, prendevo uno spaghetto dalla dispensa e la usavo a mò di bacchetta cercando di riprodurre quei movimenti cadenzati e leggeri del maestro. Ci sono un’infinità di momenti straordinari nella mia infanzia che hanno contribuito a rendere quel periodo davvero felice e se ora sono soddisfatta e contenta di me stessa lo devo ai miei genitori e a ciò che mi hanno dato quando ero piccola.

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  195. Salve Professoressa , ho letto il Suo commento al mio post “Giovani?” solo oggi e volevo ringraziarla di cuore ,ricevere i suoi complimenti mi ha dato una grande gioia! Le lascio qui di seguito il testo dell’intervento così Lei potrà utilizzarlo per l’ebook.

    Si discute largamente della gioventù odierna , dai salotti televisivi alle pagine dei giornali , vengono chiamati in causa numerosi “esperti” tra psicologi e sociologi , i quali attribuiscono spesso le cause del disagio della mia generazione a fattori come : l’affermazione di disvalori quali il denaro e la fama ad ogni costo, i cattivi modelli proposti dai mass media,il consumismo eccessivo e la massificazione. Di noi ragazzi se ne parla troppo e se ne parla male , ci descrivono tutti come idioti e babbuini incapaci di intendere e volere , senza passione, svogliati , disinformati su ciò che accade nel mondo, fashion victim e ossessionati da computers e cellulari! Alcuni di noi,purtroppo, sono così ma la colpa di ciò non è da attribuirsi ai fattori sopra citati, sono solo alibi che utilizzano i GRANDI per nascondere il loro concorso di colpa nel degrado evidente in cui versa la nostra generazione ! Ci sono genitori che non prestano attenzione ai loro figli ; non li ascoltano; alcuni fanno gli amici , i confidenti dei loro figli ma è l’errore più grave in cui si possa mai incorrere.I ragazzi gli amici li hanno già ; hanno bisogno di persone che li assistano nelle loro scelte e che dicano loro cosa è giusto o sbagliato;ci sono padri e madri che non si rendono conto che i loro figli quando tornano a casa da una serata in compagnia di amici sono ubriachi o drograti; le paghette poi sono un altro errore grave e lo sono anche i premi in denaro per aver ottenuto buoni risultati scolastici,perchè così facendo i ragazzi non capiscono che impegnarsi è fondamentale per il loro futuro e non per i soldi dei loro genitori, dato che la fatica dello studio viene già largamente ripagata da un bell’otto in pagella. In famiglia capita spesso che non si comunichi,perchè ogni singolo membro è troppo distratto dalle sue faccende private per pensare agli altri suoi familiari! Per ovviare a questo problema si dovrebbe assolutamente recuperare l’abitudine sacrosanta di consumare i pasti della giornata tutti insieme,ove possibile, alla stessa tavola,visto che si è facilitati a comunicare ed è possibile avviare discussioni anche solo di carattere generale ad esempio : “cosa è successo oggi a scuola?”,”ragazzi,cosa ne pensate di questo nuovo decreto legge?” ecc. ecc. ! Essere genitori è il mestiere più complesso del mondo , non ci saranno mai manuali o guide che ti spiegheranno come fare , bisogna essere pazienti , attenti ,tenaci, amorevoli ; tenere per mano i propri figli; proteggerli e ad un certo punto avere il coraggio di lasciarli andare ma facendogli sempre sentire la propria presenza. La formazione di ciascun individuo inizia già dai primi mesi di vita per questo motivo i figli devono essere stimolati a conoscere e andando avanti nel percorso di crescita bisogna indefessamente rispondere ai loro “perchè” anche quando possono risultare snervanti al genitore tornato dal lavoro che è stanco e vorrebbe riposare. Bisogna partecipare ai loro giochi; proporre delle attività; ascoltare sempre le loro idee;meravigliarsi insieme a loro se hanno scoperto una cosa nuova! Ho avuto la fortuna di avere genitori straordinari , mi hanno dato tanto e continuano a darmelo , ho sempre avuto la possibiltà di esprimere me stessa e la mia creatività : mia madre appendeva i miei disegni sulle pareti di casa e mi vedeva gioire e lei gioiva con me; mio padre, come fa ancora, rispondeva sempre con precisione alle mie domande continue ;mi facevano ascoltare musica bellissima che a distanza di anni riconosco perfettamente;visitavo città e musei fantastici. Ricordo con tanto affetto le giornate di Capodanno quando mandavano in onda il concerto su Rai Uno ed io volevo diventare un direttore d’orchestra,infatti al momento dell’esecuzione della mia amata “Marcia di Radetzky” di Strauss, prendevo uno spaghetto dalla dispensa e la usavo a mò di bacchetta cercando di riprodurre quei movimenti cadenzati e leggeri del maestro. Ci sono un’infinità di momenti straordinari nella mia infanzia che hanno contribuito a rendere quel periodo davvero felice e se ora sono soddisfatta e contenta di me stessa lo devo ai miei genitori e a ciò che mi hanno dato quando ero piccola.

    BrujaLoca

    P.S:La Sua stima è per me grande motivo di orgoglio.

  196. Salve Professoressa , ho letto il Suo commento al mio post “Giovani?” solo oggi e volevo ringraziarla di cuore ,ricevere i suoi complimenti mi ha dato una grande gioia! Le lascio qui di seguito il testo dell’intervento così Lei potrà utilizzarlo per l’ebook.

    Si discute largamente della gioventù odierna , dai salotti televisivi alle pagine dei giornali , vengono chiamati in causa numerosi “esperti” tra psicologi e sociologi , i quali attribuiscono spesso le cause del disagio della mia generazione a fattori come : l’affermazione di disvalori quali il denaro e la fama ad ogni costo, i cattivi modelli proposti dai mass media,il consumismo eccessivo e la massificazione. Di noi ragazzi se ne parla troppo e se ne parla male , ci descrivono tutti come idioti e babbuini incapaci di intendere e volere , senza passione, svogliati , disinformati su ciò che accade nel mondo, fashion victim e ossessionati da computers e cellulari! Alcuni di noi,purtroppo, sono così ma la colpa di ciò non è da attribuirsi ai fattori sopra citati, sono solo alibi che utilizzano i GRANDI per nascondere il loro concorso di colpa nel degrado evidente in cui versa la nostra generazione ! Ci sono genitori che non prestano attenzione ai loro figli ; non li ascoltano; alcuni fanno gli amici , i confidenti dei loro figli ma è l’errore più grave in cui si possa mai incorrere.I ragazzi gli amici li hanno già ; hanno bisogno di persone che li assistano nelle loro scelte e che dicano loro cosa è giusto o sbagliato;ci sono padri e madri che non si rendono conto che i loro figli quando tornano a casa da una serata in compagnia di amici sono ubriachi o drograti; le paghette poi sono un altro errore grave e lo sono anche i premi in denaro per aver ottenuto buoni risultati scolastici,perchè così facendo i ragazzi non capiscono che impegnarsi è fondamentale per il loro futuro e non per i soldi dei loro genitori, dato che la fatica dello studio viene già largamente ripagata da un bell’otto in pagella. In famiglia capita spesso che non si comunichi,perchè ogni singolo membro è troppo distratto dalle sue faccende private per pensare agli altri suoi familiari! Per ovviare a questo problema si dovrebbe assolutamente recuperare l’abitudine sacrosanta di consumare i pasti della giornata tutti insieme,ove possibile, alla stessa tavola,visto che si è facilitati a comunicare ed è possibile avviare discussioni anche solo di carattere generale ad esempio : “cosa è successo oggi a scuola?”,”ragazzi,cosa ne pensate di questo nuovo decreto legge?” ecc. ecc. ! Essere genitori è il mestiere più complesso del mondo , non ci saranno mai manuali o guide che ti spiegheranno come fare , bisogna essere pazienti , attenti ,tenaci, amorevoli ; tenere per mano i propri figli; proteggerli e ad un certo punto avere il coraggio di lasciarli andare ma facendogli sempre sentire la propria presenza. La formazione di ciascun individuo inizia già dai primi mesi di vita per questo motivo i figli devono essere stimolati a conoscere e andando avanti nel percorso di crescita bisogna indefessamente rispondere ai loro “perchè” anche quando possono risultare snervanti al genitore tornato dal lavoro che è stanco e vorrebbe riposare. Bisogna partecipare ai loro giochi; proporre delle attività; ascoltare sempre le loro idee;meravigliarsi insieme a loro se hanno scoperto una cosa nuova! Ho avuto la fortuna di avere genitori straordinari , mi hanno dato tanto e continuano a darmelo , ho sempre avuto la possibiltà di esprimere me stessa e la mia creatività : mia madre appendeva i miei disegni sulle pareti di casa e mi vedeva gioire e lei gioiva con me; mio padre, come fa ancora, rispondeva sempre con precisione alle mie domande continue ;mi facevano ascoltare musica bellissima che a distanza di anni riconosco perfettamente;visitavo città e musei fantastici. Ricordo con tanto affetto le giornate di Capodanno quando mandavano in onda il concerto su Rai Uno ed io volevo diventare un direttore d’orchestra,infatti al momento dell’esecuzione della mia amata “Marcia di Radetzky” di Strauss, prendevo uno spaghetto dalla dispensa e la usavo a mò di bacchetta cercando di riprodurre quei movimenti cadenzati e leggeri del maestro. Ci sono un’infinità di momenti straordinari nella mia infanzia che hanno contribuito a rendere quel periodo davvero felice e se ora sono soddisfatta e contenta di me stessa lo devo ai miei genitori e a ciò che mi hanno dato quando ero piccola.

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  197. Salve Professoressa , ho letto il Suo commento al mio post “Giovani?” solo oggi e volevo ringraziarla di cuore ,ricevere i suoi complimenti mi ha dato una grande gioia! Le lascio qui di seguito il testo dell’intervento così Lei potrà utilizzarlo per l’ebook.

    Si discute largamente della gioventù odierna , dai salotti televisivi alle pagine dei giornali , vengono chiamati in causa numerosi “esperti” tra psicologi e sociologi , i quali attribuiscono spesso le cause del disagio della mia generazione a fattori come : l’affermazione di disvalori quali il denaro e la fama ad ogni costo, i cattivi modelli proposti dai mass media,il consumismo eccessivo e la massificazione. Di noi ragazzi se ne parla troppo e se ne parla male , ci descrivono tutti come idioti e babbuini incapaci di intendere e volere , senza passione, svogliati , disinformati su ciò che accade nel mondo, fashion victim e ossessionati da computers e cellulari! Alcuni di noi,purtroppo, sono così ma la colpa di ciò non è da attribuirsi ai fattori sopra citati, sono solo alibi che utilizzano i GRANDI per nascondere il loro concorso di colpa nel degrado evidente in cui versa la nostra generazione ! Ci sono genitori che non prestano attenzione ai loro figli ; non li ascoltano; alcuni fanno gli amici , i confidenti dei loro figli ma è l’errore più grave in cui si possa mai incorrere.I ragazzi gli amici li hanno già ; hanno bisogno di persone che li assistano nelle loro scelte e che dicano loro cosa è giusto o sbagliato;ci sono padri e madri che non si rendono conto che i loro figli quando tornano a casa da una serata in compagnia di amici sono ubriachi o drograti; le paghette poi sono un altro errore grave e lo sono anche i premi in denaro per aver ottenuto buoni risultati scolastici,perchè così facendo i ragazzi non capiscono che impegnarsi è fondamentale per il loro futuro e non per i soldi dei loro genitori, dato che la fatica dello studio viene già largamente ripagata da un bell’otto in pagella. In famiglia capita spesso che non si comunichi,perchè ogni singolo membro è troppo distratto dalle sue faccende private per pensare agli altri suoi familiari! Per ovviare a questo problema si dovrebbe assolutamente recuperare l’abitudine sacrosanta di consumare i pasti della giornata tutti insieme,ove possibile, alla stessa tavola,visto che si è facilitati a comunicare ed è possibile avviare discussioni anche solo di carattere generale ad esempio : “cosa è successo oggi a scuola?”,”ragazzi,cosa ne pensate di questo nuovo decreto legge?” ecc. ecc. ! Essere genitori è il mestiere più complesso del mondo , non ci saranno mai manuali o guide che ti spiegheranno come fare , bisogna essere pazienti , attenti ,tenaci, amorevoli ; tenere per mano i propri figli; proteggerli e ad un certo punto avere il coraggio di lasciarli andare ma facendogli sempre sentire la propria presenza. La formazione di ciascun individuo inizia già dai primi mesi di vita per questo motivo i figli devono essere stimolati a conoscere e andando avanti nel percorso di crescita bisogna indefessamente rispondere ai loro “perchè” anche quando possono risultare snervanti al genitore tornato dal lavoro che è stanco e vorrebbe riposare. Bisogna partecipare ai loro giochi; proporre delle attività; ascoltare sempre le loro idee;meravigliarsi insieme a loro se hanno scoperto una cosa nuova! Ho avuto la fortuna di avere genitori straordinari , mi hanno dato tanto e continuano a darmelo , ho sempre avuto la possibiltà di esprimere me stessa e la mia creatività : mia madre appendeva i miei disegni sulle pareti di casa e mi vedeva gioire e lei gioiva con me; mio padre, come fa ancora, rispondeva sempre con precisione alle mie domande continue ;mi facevano ascoltare musica bellissima che a distanza di anni riconosco perfettamente;visitavo città e musei fantastici. Ricordo con tanto affetto le giornate di Capodanno quando mandavano in onda il concerto su Rai Uno ed io volevo diventare un direttore d’orchestra,infatti al momento dell’esecuzione della mia amata “Marcia di Radetzky” di Strauss, prendevo uno spaghetto dalla dispensa e la usavo a mò di bacchetta cercando di riprodurre quei movimenti cadenzati e leggeri del maestro. Ci sono un’infinità di momenti straordinari nella mia infanzia che hanno contribuito a rendere quel periodo davvero felice e se ora sono soddisfatta e contenta di me stessa lo devo ai miei genitori e a ciò che mi hanno dato quando ero piccola.

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    P.S:La Sua stima è per me grande motivo di orgoglio.

  198. Salve Professoressa , ho letto il Suo commento al mio post “Giovani?” solo oggi e volevo ringraziarla di cuore ,ricevere i suoi complimenti mi ha dato una grande gioia! Le lascio qui di seguito il testo dell’intervento così Lei potrà utilizzarlo per l’ebook.

    Si discute largamente della gioventù odierna , dai salotti televisivi alle pagine dei giornali , vengono chiamati in causa numerosi “esperti” tra psicologi e sociologi , i quali attribuiscono spesso le cause del disagio della mia generazione a fattori come : l’affermazione di disvalori quali il denaro e la fama ad ogni costo, i cattivi modelli proposti dai mass media,il consumismo eccessivo e la massificazione. Di noi ragazzi se ne parla troppo e se ne parla male , ci descrivono tutti come idioti e babbuini incapaci di intendere e volere , senza passione, svogliati , disinformati su ciò che accade nel mondo, fashion victim e ossessionati da computers e cellulari! Alcuni di noi,purtroppo, sono così ma la colpa di ciò non è da attribuirsi ai fattori sopra citati, sono solo alibi che utilizzano i GRANDI per nascondere il loro concorso di colpa nel degrado evidente in cui versa la nostra generazione ! Ci sono genitori che non prestano attenzione ai loro figli ; non li ascoltano; alcuni fanno gli amici , i confidenti dei loro figli ma è l’errore più grave in cui si possa mai incorrere.I ragazzi gli amici li hanno già ; hanno bisogno di persone che li assistano nelle loro scelte e che dicano loro cosa è giusto o sbagliato;ci sono padri e madri che non si rendono conto che i loro figli quando tornano a casa da una serata in compagnia di amici sono ubriachi o drograti; le paghette poi sono un altro errore grave e lo sono anche i premi in denaro per aver ottenuto buoni risultati scolastici,perchè così facendo i ragazzi non capiscono che impegnarsi è fondamentale per il loro futuro e non per i soldi dei loro genitori, dato che la fatica dello studio viene già largamente ripagata da un bell’otto in pagella. In famiglia capita spesso che non si comunichi,perchè ogni singolo membro è troppo distratto dalle sue faccende private per pensare agli altri suoi familiari! Per ovviare a questo problema si dovrebbe assolutamente recuperare l’abitudine sacrosanta di consumare i pasti della giornata tutti insieme,ove possibile, alla stessa tavola,visto che si è facilitati a comunicare ed è possibile avviare discussioni anche solo di carattere generale ad esempio : “cosa è successo oggi a scuola?”,”ragazzi,cosa ne pensate di questo nuovo decreto legge?” ecc. ecc. ! Essere genitori è il mestiere più complesso del mondo , non ci saranno mai manuali o guide che ti spiegheranno come fare , bisogna essere pazienti , attenti ,tenaci, amorevoli ; tenere per mano i propri figli; proteggerli e ad un certo punto avere il coraggio di lasciarli andare ma facendogli sempre sentire la propria presenza. La formazione di ciascun individuo inizia già dai primi mesi di vita per questo motivo i figli devono essere stimolati a conoscere e andando avanti nel percorso di crescita bisogna indefessamente rispondere ai loro “perchè” anche quando possono risultare snervanti al genitore tornato dal lavoro che è stanco e vorrebbe riposare. Bisogna partecipare ai loro giochi; proporre delle attività; ascoltare sempre le loro idee;meravigliarsi insieme a loro se hanno scoperto una cosa nuova! Ho avuto la fortuna di avere genitori straordinari , mi hanno dato tanto e continuano a darmelo , ho sempre avuto la possibiltà di esprimere me stessa e la mia creatività : mia madre appendeva i miei disegni sulle pareti di casa e mi vedeva gioire e lei gioiva con me; mio padre, come fa ancora, rispondeva sempre con precisione alle mie domande continue ;mi facevano ascoltare musica bellissima che a distanza di anni riconosco perfettamente;visitavo città e musei fantastici. Ricordo con tanto affetto le giornate di Capodanno quando mandavano in onda il concerto su Rai Uno ed io volevo diventare un direttore d’orchestra,infatti al momento dell’esecuzione della mia amata “Marcia di Radetzky” di Strauss, prendevo uno spaghetto dalla dispensa e la usavo a mò di bacchetta cercando di riprodurre quei movimenti cadenzati e leggeri del maestro. Ci sono un’infinità di momenti straordinari nella mia infanzia che hanno contribuito a rendere quel periodo davvero felice e se ora sono soddisfatta e contenta di me stessa lo devo ai miei genitori e a ciò che mi hanno dato quando ero piccola.

    BrujaLoca

    P.S:La Sua stima è per me grande motivo di orgoglio.

  199. Salve Professoressa , ho letto il Suo commento al mio post “Giovani?” solo oggi e volevo ringraziarla di cuore ,ricevere i suoi complimenti mi ha dato una grande gioia! Le lascio qui di seguito il testo dell’intervento così Lei potrà utilizzarlo per l’ebook.

    Si discute largamente della gioventù odierna , dai salotti televisivi alle pagine dei giornali , vengono chiamati in causa numerosi “esperti” tra psicologi e sociologi , i quali attribuiscono spesso le cause del disagio della mia generazione a fattori come : l’affermazione di disvalori quali il denaro e la fama ad ogni costo, i cattivi modelli proposti dai mass media,il consumismo eccessivo e la massificazione. Di noi ragazzi se ne parla troppo e se ne parla male , ci descrivono tutti come idioti e babbuini incapaci di intendere e volere , senza passione, svogliati , disinformati su ciò che accade nel mondo, fashion victim e ossessionati da computers e cellulari! Alcuni di noi,purtroppo, sono così ma la colpa di ciò non è da attribuirsi ai fattori sopra citati, sono solo alibi che utilizzano i GRANDI per nascondere il loro concorso di colpa nel degrado evidente in cui versa la nostra generazione ! Ci sono genitori che non prestano attenzione ai loro figli ; non li ascoltano; alcuni fanno gli amici , i confidenti dei loro figli ma è l’errore più grave in cui si possa mai incorrere.I ragazzi gli amici li hanno già ; hanno bisogno di persone che li assistano nelle loro scelte e che dicano loro cosa è giusto o sbagliato;ci sono padri e madri che non si rendono conto che i loro figli quando tornano a casa da una serata in compagnia di amici sono ubriachi o drograti; le paghette poi sono un altro errore grave e lo sono anche i premi in denaro per aver ottenuto buoni risultati scolastici,perchè così facendo i ragazzi non capiscono che impegnarsi è fondamentale per il loro futuro e non per i soldi dei loro genitori, dato che la fatica dello studio viene già largamente ripagata da un bell’otto in pagella. In famiglia capita spesso che non si comunichi,perchè ogni singolo membro è troppo distratto dalle sue faccende private per pensare agli altri suoi familiari! Per ovviare a questo problema si dovrebbe assolutamente recuperare l’abitudine sacrosanta di consumare i pasti della giornata tutti insieme,ove possibile, alla stessa tavola,visto che si è facilitati a comunicare ed è possibile avviare discussioni anche solo di carattere generale ad esempio : “cosa è successo oggi a scuola?”,”ragazzi,cosa ne pensate di questo nuovo decreto legge?” ecc. ecc. ! Essere genitori è il mestiere più complesso del mondo , non ci saranno mai manuali o guide che ti spiegheranno come fare , bisogna essere pazienti , attenti ,tenaci, amorevoli ; tenere per mano i propri figli; proteggerli e ad un certo punto avere il coraggio di lasciarli andare ma facendogli sempre sentire la propria presenza. La formazione di ciascun individuo inizia già dai primi mesi di vita per questo motivo i figli devono essere stimolati a conoscere e andando avanti nel percorso di crescita bisogna indefessamente rispondere ai loro “perchè” anche quando possono risultare snervanti al genitore tornato dal lavoro che è stanco e vorrebbe riposare. Bisogna partecipare ai loro giochi; proporre delle attività; ascoltare sempre le loro idee;meravigliarsi insieme a loro se hanno scoperto una cosa nuova! Ho avuto la fortuna di avere genitori straordinari , mi hanno dato tanto e continuano a darmelo , ho sempre avuto la possibiltà di esprimere me stessa e la mia creatività : mia madre appendeva i miei disegni sulle pareti di casa e mi vedeva gioire e lei gioiva con me; mio padre, come fa ancora, rispondeva sempre con precisione alle mie domande continue ;mi facevano ascoltare musica bellissima che a distanza di anni riconosco perfettamente;visitavo città e musei fantastici. Ricordo con tanto affetto le giornate di Capodanno quando mandavano in onda il concerto su Rai Uno ed io volevo diventare un direttore d’orchestra,infatti al momento dell’esecuzione della mia amata “Marcia di Radetzky” di Strauss, prendevo uno spaghetto dalla dispensa e la usavo a mò di bacchetta cercando di riprodurre quei movimenti cadenzati e leggeri del maestro. Ci sono un’infinità di momenti straordinari nella mia infanzia che hanno contribuito a rendere quel periodo davvero felice e se ora sono soddisfatta e contenta di me stessa lo devo ai miei genitori e a ciò che mi hanno dato quando ero piccola.

    BrujaLoca

    P.S:La Sua stima è per me grande motivo di orgoglio.

  200. Salve Professoressa , ho letto il Suo commento al mio post “Giovani?” solo oggi e volevo ringraziarla di cuore ,ricevere i suoi complimenti mi ha dato una grande gioia! Le lascio qui di seguito il testo dell’intervento così Lei potrà utilizzarlo per l’ebook.

    Si discute largamente della gioventù odierna , dai salotti televisivi alle pagine dei giornali , vengono chiamati in causa numerosi “esperti” tra psicologi e sociologi , i quali attribuiscono spesso le cause del disagio della mia generazione a fattori come : l’affermazione di disvalori quali il denaro e la fama ad ogni costo, i cattivi modelli proposti dai mass media,il consumismo eccessivo e la massificazione. Di noi ragazzi se ne parla troppo e se ne parla male , ci descrivono tutti come idioti e babbuini incapaci di intendere e volere , senza passione, svogliati , disinformati su ciò che accade nel mondo, fashion victim e ossessionati da computers e cellulari! Alcuni di noi,purtroppo, sono così ma la colpa di ciò non è da attribuirsi ai fattori sopra citati, sono solo alibi che utilizzano i GRANDI per nascondere il loro concorso di colpa nel degrado evidente in cui versa la nostra generazione ! Ci sono genitori che non prestano attenzione ai loro figli ; non li ascoltano; alcuni fanno gli amici , i confidenti dei loro figli ma è l’errore più grave in cui si possa mai incorrere.I ragazzi gli amici li hanno già ; hanno bisogno di persone che li assistano nelle loro scelte e che dicano loro cosa è giusto o sbagliato;ci sono padri e madri che non si rendono conto che i loro figli quando tornano a casa da una serata in compagnia di amici sono ubriachi o drograti; le paghette poi sono un altro errore grave e lo sono anche i premi in denaro per aver ottenuto buoni risultati scolastici,perchè così facendo i ragazzi non capiscono che impegnarsi è fondamentale per il loro futuro e non per i soldi dei loro genitori, dato che la fatica dello studio viene già largamente ripagata da un bell’otto in pagella. In famiglia capita spesso che non si comunichi,perchè ogni singolo membro è troppo distratto dalle sue faccende private per pensare agli altri suoi familiari! Per ovviare a questo problema si dovrebbe assolutamente recuperare l’abitudine sacrosanta di consumare i pasti della giornata tutti insieme,ove possibile, alla stessa tavola,visto che si è facilitati a comunicare ed è possibile avviare discussioni anche solo di carattere generale ad esempio : “cosa è successo oggi a scuola?”,”ragazzi,cosa ne pensate di questo nuovo decreto legge?” ecc. ecc. ! Essere genitori è il mestiere più complesso del mondo , non ci saranno mai manuali o guide che ti spiegheranno come fare , bisogna essere pazienti , attenti ,tenaci, amorevoli ; tenere per mano i propri figli; proteggerli e ad un certo punto avere il coraggio di lasciarli andare ma facendogli sempre sentire la propria presenza. La formazione di ciascun individuo inizia già dai primi mesi di vita per questo motivo i figli devono essere stimolati a conoscere e andando avanti nel percorso di crescita bisogna indefessamente rispondere ai loro “perchè” anche quando possono risultare snervanti al genitore tornato dal lavoro che è stanco e vorrebbe riposare. Bisogna partecipare ai loro giochi; proporre delle attività; ascoltare sempre le loro idee;meravigliarsi insieme a loro se hanno scoperto una cosa nuova! Ho avuto la fortuna di avere genitori straordinari , mi hanno dato tanto e continuano a darmelo , ho sempre avuto la possibiltà di esprimere me stessa e la mia creatività : mia madre appendeva i miei disegni sulle pareti di casa e mi vedeva gioire e lei gioiva con me; mio padre, come fa ancora, rispondeva sempre con precisione alle mie domande continue ;mi facevano ascoltare musica bellissima che a distanza di anni riconosco perfettamente;visitavo città e musei fantastici. Ricordo con tanto affetto le giornate di Capodanno quando mandavano in onda il concerto su Rai Uno ed io volevo diventare un direttore d’orchestra,infatti al momento dell’esecuzione della mia amata “Marcia di Radetzky” di Strauss, prendevo uno spaghetto dalla dispensa e la usavo a mò di bacchetta cercando di riprodurre quei movimenti cadenzati e leggeri del maestro. Ci sono un’infinità di momenti straordinari nella mia infanzia che hanno contribuito a rendere quel periodo davvero felice e se ora sono soddisfatta e contenta di me stessa lo devo ai miei genitori e a ciò che mi hanno dato quando ero piccola.

    BrujaLoca

    P.S:La Sua stima è per me grande motivo di orgoglio.

  201. Salve Professoressa , ho letto il Suo commento al mio post “Giovani?” solo oggi e volevo ringraziarla di cuore ,ricevere i suoi complimenti mi ha dato una grande gioia! Le lascio qui di seguito il testo dell’intervento così Lei potrà utilizzarlo per l’ebook.

    Si discute largamente della gioventù odierna , dai salotti televisivi alle pagine dei giornali , vengono chiamati in causa numerosi “esperti” tra psicologi e sociologi , i quali attribuiscono spesso le cause del disagio della mia generazione a fattori come : l’affermazione di disvalori quali il denaro e la fama ad ogni costo, i cattivi modelli proposti dai mass media,il consumismo eccessivo e la massificazione. Di noi ragazzi se ne parla troppo e se ne parla male , ci descrivono tutti come idioti e babbuini incapaci di intendere e volere , senza passione, svogliati , disinformati su ciò che accade nel mondo, fashion victim e ossessionati da computers e cellulari! Alcuni di noi,purtroppo, sono così ma la colpa di ciò non è da attribuirsi ai fattori sopra citati, sono solo alibi che utilizzano i GRANDI per nascondere il loro concorso di colpa nel degrado evidente in cui versa la nostra generazione ! Ci sono genitori che non prestano attenzione ai loro figli ; non li ascoltano; alcuni fanno gli amici , i confidenti dei loro figli ma è l’errore più grave in cui si possa mai incorrere.I ragazzi gli amici li hanno già ; hanno bisogno di persone che li assistano nelle loro scelte e che dicano loro cosa è giusto o sbagliato;ci sono padri e madri che non si rendono conto che i loro figli quando tornano a casa da una serata in compagnia di amici sono ubriachi o drograti; le paghette poi sono un altro errore grave e lo sono anche i premi in denaro per aver ottenuto buoni risultati scolastici,perchè così facendo i ragazzi non capiscono che impegnarsi è fondamentale per il loro futuro e non per i soldi dei loro genitori, dato che la fatica dello studio viene già largamente ripagata da un bell’otto in pagella. In famiglia capita spesso che non si comunichi,perchè ogni singolo membro è troppo distratto dalle sue faccende private per pensare agli altri suoi familiari! Per ovviare a questo problema si dovrebbe assolutamente recuperare l’abitudine sacrosanta di consumare i pasti della giornata tutti insieme,ove possibile, alla stessa tavola,visto che si è facilitati a comunicare ed è possibile avviare discussioni anche solo di carattere generale ad esempio : “cosa è successo oggi a scuola?”,”ragazzi,cosa ne pensate di questo nuovo decreto legge?” ecc. ecc. ! Essere genitori è il mestiere più complesso del mondo , non ci saranno mai manuali o guide che ti spiegheranno come fare , bisogna essere pazienti , attenti ,tenaci, amorevoli ; tenere per mano i propri figli; proteggerli e ad un certo punto avere il coraggio di lasciarli andare ma facendogli sempre sentire la propria presenza. La formazione di ciascun individuo inizia già dai primi mesi di vita per questo motivo i figli devono essere stimolati a conoscere e andando avanti nel percorso di crescita bisogna indefessamente rispondere ai loro “perchè” anche quando possono risultare snervanti al genitore tornato dal lavoro che è stanco e vorrebbe riposare. Bisogna partecipare ai loro giochi; proporre delle attività; ascoltare sempre le loro idee;meravigliarsi insieme a loro se hanno scoperto una cosa nuova! Ho avuto la fortuna di avere genitori straordinari , mi hanno dato tanto e continuano a darmelo , ho sempre avuto la possibiltà di esprimere me stessa e la mia creatività : mia madre appendeva i miei disegni sulle pareti di casa e mi vedeva gioire e lei gioiva con me; mio padre, come fa ancora, rispondeva sempre con precisione alle mie domande continue ;mi facevano ascoltare musica bellissima che a distanza di anni riconosco perfettamente;visitavo città e musei fantastici. Ricordo con tanto affetto le giornate di Capodanno quando mandavano in onda il concerto su Rai Uno ed io volevo diventare un direttore d’orchestra,infatti al momento dell’esecuzione della mia amata “Marcia di Radetzky” di Strauss, prendevo uno spaghetto dalla dispensa e la usavo a mò di bacchetta cercando di riprodurre quei movimenti cadenzati e leggeri del maestro. Ci sono un’infinità di momenti straordinari nella mia infanzia che hanno contribuito a rendere quel periodo davvero felice e se ora sono soddisfatta e contenta di me stessa lo devo ai miei genitori e a ciò che mi hanno dato quando ero piccola.

    BrujaLoca

    P.S:La Sua stima è per me grande motivo di orgoglio.

  202. Grazie Bruja!
    La mia gioia è sentirvi e leggervi. 🙂

  203. Grazie Bruja!
    La mia gioia è sentirvi e leggervi. 🙂

  204. Grazie Bruja!
    La mia gioia è sentirvi e leggervi. 🙂

  205. Grazie Bruja!
    La mia gioia è sentirvi e leggervi. 🙂

  206. Grazie Bruja!
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  208. Grazie Bruja!
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  209. Grazie Bruja!
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  210. Grazie Bruja!
    La mia gioia è sentirvi e leggervi. 🙂

  211. Grazie Bruja!
    La mia gioia è sentirvi e leggervi. 🙂

  212. Grazie Bruja!
    La mia gioia è sentirvi e leggervi. 🙂

  213. …che strano trovarsi davanti ad una traccia per svolgere un tema dopo 19 anni abbondanti. Credo di non essere più in grado, mi assale il terrore di non saper tradurre in uno scritto le mille sensazioni che la traccia stessa scatena nel mio animo e nella mia mente, ormai disabituata a mettere per iscritto quel che alberga nei suoi meandri.
    Poi, ora che ci penso, l’ultimo tema composto fu quello per la maturità e quindi, stenterete a crederci, era stato fatto con carta e penna e non digitando freneticamente i tasti di una tastiera.
    Strano…mi ritrovo a fare un tema e non ho neanche più i familiari strumenti all’uopo usati quando ero fanciullo!
    Provo allora a cavalcare la tecnologia e ad iniziare questo scritto con una definizione presa da un vocabolario ma anche questo, nel frattempo, si è magicamente trasformato da un qualcosa di carta e inchiostro a….dei pixel illuminati su un video!!
    Ecco…sto andando, come previsto, fuori tema. “Andrea, parla della famiglia, non della tecnologia”)

    Vado allora su wikipedia (che all’epoca dell’ultimo tema da me svolto non era, probabilmente, neanche nei pensieri dei suoi inventori); digito la parola famiglia e leggo :”Una famiglia è costituita da un gruppo di persone che vivono insieme, oppure da più gruppi di persone aventi in comune la discendenza (dimostrata o stipulata) da uno stesso progenitore o progenitrice nel caso di famiglia matriarcale, da una unione legale o da una adozione. Tra i membri di una famiglia si individuano varie relazioni e gradi di parentela.”
    Mi accorgo così che seppur con strumenti tecnologicamente avanzati trovo una definizione che, immediatamente, mi sembra nel contempo arcaica, superata, limitativa seppur inconfutabile nei suoi contenuti.
    La famiglia (quella ristretta formata da genitori e figli o anche solo da marito e moglie) è per me sempre andata ala di là di eventuali legami, siano essi di sangue o sanciti da un provvedimento “a tavolino”, che qualcuno o qualcosa ci ha imposto. Sono sempre stato convinto che la famiglia è tale perché ci si riconosce, in maniera autonoma e priva di sofferenza, in uno dei ruoli che la famiglia ci assegna. Genitori o figli, ci si sente al di là del fatto che lo si debba essere.
    Della famiglia ho ricordi precisi ma che ritengo inutile riportare in queste righe: estrapolati dal contesto emotivo nel quale li ho vissuti apparirebbero banali e non renderebbero giustizia al carico di sensazioni e sentimenti che recano con loro.
    Può essere una spasmodica attesa della mamma che viene a prenderci a scuola, può essere un’occchiata complice o severa di un papà, un sorriso di un figlio. O anche, alle volte soprattutto, una frase non detta ma correttamente recepita dal destinatario.
    La famiglia è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto a capirmi ma non necessariamente pronto a difendermi; è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto ad ascoltare le mie idee ma non necessariamente pronto a condividerle; è stata la sicurezza di avere qualcuno vicino ma non necessariamente qualcuno incondizionatamente al mio fianco; è stata la sicurezza di non sentirsi mai solo ma non necessariamente avere qualcuno che non ti permettesse di camminare in solitudine; è stata la sicurezza di avere qualcuno che potesse farti capire gli errori ma non necessariamente qualcuno che ti impedisse di sbagliare.
    E’ stata avere qualcuno che cercasse di insegnarti a vivere in maniera civile rispettando il prossimo ma avendo sempre le tue idee; è stata qualcuno che ti invita a combattere per quelle idee.
    E’ stata soprattutto qualcuno che mi ha spiegato che nella vita i compromessi ci sono ma non vanno mai fatti a scapito della propria moralità; che nella vita possono esistere le mezze misure ma devi però provare a prenderti il tutto….purché tu non lo tolga a qualcun altro che ne ha diritto quanto te!
    La famiglia mi ha insegnato che la furbizia non sempre è figlia dell’intelligenza e mi ha insegnato che se fai qualcosa perché vuoi bene a qualcuno non devi avere un tornaconto per forza. La famiglia mi ha insegnato che essere è meglio di apparire. Mi ha insegnato che il modo di parlare riflette cultura, intelligenza ed educazione.
    Mi ha insegnato che guardarsi allo specchio è più importante che essere in vista. Mi ha insegnato che devi, obbligatoriamente, sempre, in ogni situazione, fare del tuo meglio.
    Ma soprattutto la famiglia è stata…presenza. Certa, sicura, disinteressata.
    Qualunque cosa fosse successa..lei, la famiglia, ci sarebbe stata.
    Scrivo di getto e mi rendo conto che tutto ciò che ho scritto è la vera percezione della famiglia ma sono cose che nessuno dei miei familiari mi ha mai detto. Allora scopro che è vero: un esempio vale più di mille parole e che i tanti piccoli, frammenti e ricordi, in apparenza banali, se accostati completano un puzzle che appare rassicurante. Oggi più di ieri.
    Sarebbe bello se poi i componenti della famiglia che ho creato (e che cerco di creare ogni giorno) potessero un giorno scrivere un qualcosa con contenuti simili a quelli sopra riportati.
    Avrei fatto grandi cose per quella famiglia, moglie e figli, che sono tutto. Davvero tutto. Assolutamente tutto. Indiscutibilmente tutto.

  214. …che strano trovarsi davanti ad una traccia per svolgere un tema dopo 19 anni abbondanti. Credo di non essere più in grado, mi assale il terrore di non saper tradurre in uno scritto le mille sensazioni che la traccia stessa scatena nel mio animo e nella mia mente, ormai disabituata a mettere per iscritto quel che alberga nei suoi meandri.
    Poi, ora che ci penso, l’ultimo tema composto fu quello per la maturità e quindi, stenterete a crederci, era stato fatto con carta e penna e non digitando freneticamente i tasti di una tastiera.
    Strano…mi ritrovo a fare un tema e non ho neanche più i familiari strumenti all’uopo usati quando ero fanciullo!
    Provo allora a cavalcare la tecnologia e ad iniziare questo scritto con una definizione presa da un vocabolario ma anche questo, nel frattempo, si è magicamente trasformato da un qualcosa di carta e inchiostro a….dei pixel illuminati su un video!!
    Ecco…sto andando, come previsto, fuori tema. “Andrea, parla della famiglia, non della tecnologia”)

    Vado allora su wikipedia (che all’epoca dell’ultimo tema da me svolto non era, probabilmente, neanche nei pensieri dei suoi inventori); digito la parola famiglia e leggo :”Una famiglia è costituita da un gruppo di persone che vivono insieme, oppure da più gruppi di persone aventi in comune la discendenza (dimostrata o stipulata) da uno stesso progenitore o progenitrice nel caso di famiglia matriarcale, da una unione legale o da una adozione. Tra i membri di una famiglia si individuano varie relazioni e gradi di parentela.”
    Mi accorgo così che seppur con strumenti tecnologicamente avanzati trovo una definizione che, immediatamente, mi sembra nel contempo arcaica, superata, limitativa seppur inconfutabile nei suoi contenuti.
    La famiglia (quella ristretta formata da genitori e figli o anche solo da marito e moglie) è per me sempre andata ala di là di eventuali legami, siano essi di sangue o sanciti da un provvedimento “a tavolino”, che qualcuno o qualcosa ci ha imposto. Sono sempre stato convinto che la famiglia è tale perché ci si riconosce, in maniera autonoma e priva di sofferenza, in uno dei ruoli che la famiglia ci assegna. Genitori o figli, ci si sente al di là del fatto che lo si debba essere.
    Della famiglia ho ricordi precisi ma che ritengo inutile riportare in queste righe: estrapolati dal contesto emotivo nel quale li ho vissuti apparirebbero banali e non renderebbero giustizia al carico di sensazioni e sentimenti che recano con loro.
    Può essere una spasmodica attesa della mamma che viene a prenderci a scuola, può essere un’occchiata complice o severa di un papà, un sorriso di un figlio. O anche, alle volte soprattutto, una frase non detta ma correttamente recepita dal destinatario.
    La famiglia è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto a capirmi ma non necessariamente pronto a difendermi; è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto ad ascoltare le mie idee ma non necessariamente pronto a condividerle; è stata la sicurezza di avere qualcuno vicino ma non necessariamente qualcuno incondizionatamente al mio fianco; è stata la sicurezza di non sentirsi mai solo ma non necessariamente avere qualcuno che non ti permettesse di camminare in solitudine; è stata la sicurezza di avere qualcuno che potesse farti capire gli errori ma non necessariamente qualcuno che ti impedisse di sbagliare.
    E’ stata avere qualcuno che cercasse di insegnarti a vivere in maniera civile rispettando il prossimo ma avendo sempre le tue idee; è stata qualcuno che ti invita a combattere per quelle idee.
    E’ stata soprattutto qualcuno che mi ha spiegato che nella vita i compromessi ci sono ma non vanno mai fatti a scapito della propria moralità; che nella vita possono esistere le mezze misure ma devi però provare a prenderti il tutto….purché tu non lo tolga a qualcun altro che ne ha diritto quanto te!
    La famiglia mi ha insegnato che la furbizia non sempre è figlia dell’intelligenza e mi ha insegnato che se fai qualcosa perché vuoi bene a qualcuno non devi avere un tornaconto per forza. La famiglia mi ha insegnato che essere è meglio di apparire. Mi ha insegnato che il modo di parlare riflette cultura, intelligenza ed educazione.
    Mi ha insegnato che guardarsi allo specchio è più importante che essere in vista. Mi ha insegnato che devi, obbligatoriamente, sempre, in ogni situazione, fare del tuo meglio.
    Ma soprattutto la famiglia è stata…presenza. Certa, sicura, disinteressata.
    Qualunque cosa fosse successa..lei, la famiglia, ci sarebbe stata.
    Scrivo di getto e mi rendo conto che tutto ciò che ho scritto è la vera percezione della famiglia ma sono cose che nessuno dei miei familiari mi ha mai detto. Allora scopro che è vero: un esempio vale più di mille parole e che i tanti piccoli, frammenti e ricordi, in apparenza banali, se accostati completano un puzzle che appare rassicurante. Oggi più di ieri.
    Sarebbe bello se poi i componenti della famiglia che ho creato (e che cerco di creare ogni giorno) potessero un giorno scrivere un qualcosa con contenuti simili a quelli sopra riportati.
    Avrei fatto grandi cose per quella famiglia, moglie e figli, che sono tutto. Davvero tutto. Assolutamente tutto. Indiscutibilmente tutto.

  215. …che strano trovarsi davanti ad una traccia per svolgere un tema dopo 19 anni abbondanti. Credo di non essere più in grado, mi assale il terrore di non saper tradurre in uno scritto le mille sensazioni che la traccia stessa scatena nel mio animo e nella mia mente, ormai disabituata a mettere per iscritto quel che alberga nei suoi meandri.
    Poi, ora che ci penso, l’ultimo tema composto fu quello per la maturità e quindi, stenterete a crederci, era stato fatto con carta e penna e non digitando freneticamente i tasti di una tastiera.
    Strano…mi ritrovo a fare un tema e non ho neanche più i familiari strumenti all’uopo usati quando ero fanciullo!
    Provo allora a cavalcare la tecnologia e ad iniziare questo scritto con una definizione presa da un vocabolario ma anche questo, nel frattempo, si è magicamente trasformato da un qualcosa di carta e inchiostro a….dei pixel illuminati su un video!!
    Ecco…sto andando, come previsto, fuori tema. “Andrea, parla della famiglia, non della tecnologia”)

    Vado allora su wikipedia (che all’epoca dell’ultimo tema da me svolto non era, probabilmente, neanche nei pensieri dei suoi inventori); digito la parola famiglia e leggo :”Una famiglia è costituita da un gruppo di persone che vivono insieme, oppure da più gruppi di persone aventi in comune la discendenza (dimostrata o stipulata) da uno stesso progenitore o progenitrice nel caso di famiglia matriarcale, da una unione legale o da una adozione. Tra i membri di una famiglia si individuano varie relazioni e gradi di parentela.”
    Mi accorgo così che seppur con strumenti tecnologicamente avanzati trovo una definizione che, immediatamente, mi sembra nel contempo arcaica, superata, limitativa seppur inconfutabile nei suoi contenuti.
    La famiglia (quella ristretta formata da genitori e figli o anche solo da marito e moglie) è per me sempre andata ala di là di eventuali legami, siano essi di sangue o sanciti da un provvedimento “a tavolino”, che qualcuno o qualcosa ci ha imposto. Sono sempre stato convinto che la famiglia è tale perché ci si riconosce, in maniera autonoma e priva di sofferenza, in uno dei ruoli che la famiglia ci assegna. Genitori o figli, ci si sente al di là del fatto che lo si debba essere.
    Della famiglia ho ricordi precisi ma che ritengo inutile riportare in queste righe: estrapolati dal contesto emotivo nel quale li ho vissuti apparirebbero banali e non renderebbero giustizia al carico di sensazioni e sentimenti che recano con loro.
    Può essere una spasmodica attesa della mamma che viene a prenderci a scuola, può essere un’occchiata complice o severa di un papà, un sorriso di un figlio. O anche, alle volte soprattutto, una frase non detta ma correttamente recepita dal destinatario.
    La famiglia è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto a capirmi ma non necessariamente pronto a difendermi; è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto ad ascoltare le mie idee ma non necessariamente pronto a condividerle; è stata la sicurezza di avere qualcuno vicino ma non necessariamente qualcuno incondizionatamente al mio fianco; è stata la sicurezza di non sentirsi mai solo ma non necessariamente avere qualcuno che non ti permettesse di camminare in solitudine; è stata la sicurezza di avere qualcuno che potesse farti capire gli errori ma non necessariamente qualcuno che ti impedisse di sbagliare.
    E’ stata avere qualcuno che cercasse di insegnarti a vivere in maniera civile rispettando il prossimo ma avendo sempre le tue idee; è stata qualcuno che ti invita a combattere per quelle idee.
    E’ stata soprattutto qualcuno che mi ha spiegato che nella vita i compromessi ci sono ma non vanno mai fatti a scapito della propria moralità; che nella vita possono esistere le mezze misure ma devi però provare a prenderti il tutto….purché tu non lo tolga a qualcun altro che ne ha diritto quanto te!
    La famiglia mi ha insegnato che la furbizia non sempre è figlia dell’intelligenza e mi ha insegnato che se fai qualcosa perché vuoi bene a qualcuno non devi avere un tornaconto per forza. La famiglia mi ha insegnato che essere è meglio di apparire. Mi ha insegnato che il modo di parlare riflette cultura, intelligenza ed educazione.
    Mi ha insegnato che guardarsi allo specchio è più importante che essere in vista. Mi ha insegnato che devi, obbligatoriamente, sempre, in ogni situazione, fare del tuo meglio.
    Ma soprattutto la famiglia è stata…presenza. Certa, sicura, disinteressata.
    Qualunque cosa fosse successa..lei, la famiglia, ci sarebbe stata.
    Scrivo di getto e mi rendo conto che tutto ciò che ho scritto è la vera percezione della famiglia ma sono cose che nessuno dei miei familiari mi ha mai detto. Allora scopro che è vero: un esempio vale più di mille parole e che i tanti piccoli, frammenti e ricordi, in apparenza banali, se accostati completano un puzzle che appare rassicurante. Oggi più di ieri.
    Sarebbe bello se poi i componenti della famiglia che ho creato (e che cerco di creare ogni giorno) potessero un giorno scrivere un qualcosa con contenuti simili a quelli sopra riportati.
    Avrei fatto grandi cose per quella famiglia, moglie e figli, che sono tutto. Davvero tutto. Assolutamente tutto. Indiscutibilmente tutto.

  216. …che strano trovarsi davanti ad una traccia per svolgere un tema dopo 19 anni abbondanti. Credo di non essere più in grado, mi assale il terrore di non saper tradurre in uno scritto le mille sensazioni che la traccia stessa scatena nel mio animo e nella mia mente, ormai disabituata a mettere per iscritto quel che alberga nei suoi meandri.
    Poi, ora che ci penso, l’ultimo tema composto fu quello per la maturità e quindi, stenterete a crederci, era stato fatto con carta e penna e non digitando freneticamente i tasti di una tastiera.
    Strano…mi ritrovo a fare un tema e non ho neanche più i familiari strumenti all’uopo usati quando ero fanciullo!
    Provo allora a cavalcare la tecnologia e ad iniziare questo scritto con una definizione presa da un vocabolario ma anche questo, nel frattempo, si è magicamente trasformato da un qualcosa di carta e inchiostro a….dei pixel illuminati su un video!!
    Ecco…sto andando, come previsto, fuori tema. “Andrea, parla della famiglia, non della tecnologia”)

    Vado allora su wikipedia (che all’epoca dell’ultimo tema da me svolto non era, probabilmente, neanche nei pensieri dei suoi inventori); digito la parola famiglia e leggo :”Una famiglia è costituita da un gruppo di persone che vivono insieme, oppure da più gruppi di persone aventi in comune la discendenza (dimostrata o stipulata) da uno stesso progenitore o progenitrice nel caso di famiglia matriarcale, da una unione legale o da una adozione. Tra i membri di una famiglia si individuano varie relazioni e gradi di parentela.”
    Mi accorgo così che seppur con strumenti tecnologicamente avanzati trovo una definizione che, immediatamente, mi sembra nel contempo arcaica, superata, limitativa seppur inconfutabile nei suoi contenuti.
    La famiglia (quella ristretta formata da genitori e figli o anche solo da marito e moglie) è per me sempre andata ala di là di eventuali legami, siano essi di sangue o sanciti da un provvedimento “a tavolino”, che qualcuno o qualcosa ci ha imposto. Sono sempre stato convinto che la famiglia è tale perché ci si riconosce, in maniera autonoma e priva di sofferenza, in uno dei ruoli che la famiglia ci assegna. Genitori o figli, ci si sente al di là del fatto che lo si debba essere.
    Della famiglia ho ricordi precisi ma che ritengo inutile riportare in queste righe: estrapolati dal contesto emotivo nel quale li ho vissuti apparirebbero banali e non renderebbero giustizia al carico di sensazioni e sentimenti che recano con loro.
    Può essere una spasmodica attesa della mamma che viene a prenderci a scuola, può essere un’occchiata complice o severa di un papà, un sorriso di un figlio. O anche, alle volte soprattutto, una frase non detta ma correttamente recepita dal destinatario.
    La famiglia è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto a capirmi ma non necessariamente pronto a difendermi; è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto ad ascoltare le mie idee ma non necessariamente pronto a condividerle; è stata la sicurezza di avere qualcuno vicino ma non necessariamente qualcuno incondizionatamente al mio fianco; è stata la sicurezza di non sentirsi mai solo ma non necessariamente avere qualcuno che non ti permettesse di camminare in solitudine; è stata la sicurezza di avere qualcuno che potesse farti capire gli errori ma non necessariamente qualcuno che ti impedisse di sbagliare.
    E’ stata avere qualcuno che cercasse di insegnarti a vivere in maniera civile rispettando il prossimo ma avendo sempre le tue idee; è stata qualcuno che ti invita a combattere per quelle idee.
    E’ stata soprattutto qualcuno che mi ha spiegato che nella vita i compromessi ci sono ma non vanno mai fatti a scapito della propria moralità; che nella vita possono esistere le mezze misure ma devi però provare a prenderti il tutto….purché tu non lo tolga a qualcun altro che ne ha diritto quanto te!
    La famiglia mi ha insegnato che la furbizia non sempre è figlia dell’intelligenza e mi ha insegnato che se fai qualcosa perché vuoi bene a qualcuno non devi avere un tornaconto per forza. La famiglia mi ha insegnato che essere è meglio di apparire. Mi ha insegnato che il modo di parlare riflette cultura, intelligenza ed educazione.
    Mi ha insegnato che guardarsi allo specchio è più importante che essere in vista. Mi ha insegnato che devi, obbligatoriamente, sempre, in ogni situazione, fare del tuo meglio.
    Ma soprattutto la famiglia è stata…presenza. Certa, sicura, disinteressata.
    Qualunque cosa fosse successa..lei, la famiglia, ci sarebbe stata.
    Scrivo di getto e mi rendo conto che tutto ciò che ho scritto è la vera percezione della famiglia ma sono cose che nessuno dei miei familiari mi ha mai detto. Allora scopro che è vero: un esempio vale più di mille parole e che i tanti piccoli, frammenti e ricordi, in apparenza banali, se accostati completano un puzzle che appare rassicurante. Oggi più di ieri.
    Sarebbe bello se poi i componenti della famiglia che ho creato (e che cerco di creare ogni giorno) potessero un giorno scrivere un qualcosa con contenuti simili a quelli sopra riportati.
    Avrei fatto grandi cose per quella famiglia, moglie e figli, che sono tutto. Davvero tutto. Assolutamente tutto. Indiscutibilmente tutto.

  217. …che strano trovarsi davanti ad una traccia per svolgere un tema dopo 19 anni abbondanti. Credo di non essere più in grado, mi assale il terrore di non saper tradurre in uno scritto le mille sensazioni che la traccia stessa scatena nel mio animo e nella mia mente, ormai disabituata a mettere per iscritto quel che alberga nei suoi meandri.
    Poi, ora che ci penso, l’ultimo tema composto fu quello per la maturità e quindi, stenterete a crederci, era stato fatto con carta e penna e non digitando freneticamente i tasti di una tastiera.
    Strano…mi ritrovo a fare un tema e non ho neanche più i familiari strumenti all’uopo usati quando ero fanciullo!
    Provo allora a cavalcare la tecnologia e ad iniziare questo scritto con una definizione presa da un vocabolario ma anche questo, nel frattempo, si è magicamente trasformato da un qualcosa di carta e inchiostro a….dei pixel illuminati su un video!!
    Ecco…sto andando, come previsto, fuori tema. “Andrea, parla della famiglia, non della tecnologia”)

    Vado allora su wikipedia (che all’epoca dell’ultimo tema da me svolto non era, probabilmente, neanche nei pensieri dei suoi inventori); digito la parola famiglia e leggo :”Una famiglia è costituita da un gruppo di persone che vivono insieme, oppure da più gruppi di persone aventi in comune la discendenza (dimostrata o stipulata) da uno stesso progenitore o progenitrice nel caso di famiglia matriarcale, da una unione legale o da una adozione. Tra i membri di una famiglia si individuano varie relazioni e gradi di parentela.”
    Mi accorgo così che seppur con strumenti tecnologicamente avanzati trovo una definizione che, immediatamente, mi sembra nel contempo arcaica, superata, limitativa seppur inconfutabile nei suoi contenuti.
    La famiglia (quella ristretta formata da genitori e figli o anche solo da marito e moglie) è per me sempre andata ala di là di eventuali legami, siano essi di sangue o sanciti da un provvedimento “a tavolino”, che qualcuno o qualcosa ci ha imposto. Sono sempre stato convinto che la famiglia è tale perché ci si riconosce, in maniera autonoma e priva di sofferenza, in uno dei ruoli che la famiglia ci assegna. Genitori o figli, ci si sente al di là del fatto che lo si debba essere.
    Della famiglia ho ricordi precisi ma che ritengo inutile riportare in queste righe: estrapolati dal contesto emotivo nel quale li ho vissuti apparirebbero banali e non renderebbero giustizia al carico di sensazioni e sentimenti che recano con loro.
    Può essere una spasmodica attesa della mamma che viene a prenderci a scuola, può essere un’occchiata complice o severa di un papà, un sorriso di un figlio. O anche, alle volte soprattutto, una frase non detta ma correttamente recepita dal destinatario.
    La famiglia è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto a capirmi ma non necessariamente pronto a difendermi; è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto ad ascoltare le mie idee ma non necessariamente pronto a condividerle; è stata la sicurezza di avere qualcuno vicino ma non necessariamente qualcuno incondizionatamente al mio fianco; è stata la sicurezza di non sentirsi mai solo ma non necessariamente avere qualcuno che non ti permettesse di camminare in solitudine; è stata la sicurezza di avere qualcuno che potesse farti capire gli errori ma non necessariamente qualcuno che ti impedisse di sbagliare.
    E’ stata avere qualcuno che cercasse di insegnarti a vivere in maniera civile rispettando il prossimo ma avendo sempre le tue idee; è stata qualcuno che ti invita a combattere per quelle idee.
    E’ stata soprattutto qualcuno che mi ha spiegato che nella vita i compromessi ci sono ma non vanno mai fatti a scapito della propria moralità; che nella vita possono esistere le mezze misure ma devi però provare a prenderti il tutto….purché tu non lo tolga a qualcun altro che ne ha diritto quanto te!
    La famiglia mi ha insegnato che la furbizia non sempre è figlia dell’intelligenza e mi ha insegnato che se fai qualcosa perché vuoi bene a qualcuno non devi avere un tornaconto per forza. La famiglia mi ha insegnato che essere è meglio di apparire. Mi ha insegnato che il modo di parlare riflette cultura, intelligenza ed educazione.
    Mi ha insegnato che guardarsi allo specchio è più importante che essere in vista. Mi ha insegnato che devi, obbligatoriamente, sempre, in ogni situazione, fare del tuo meglio.
    Ma soprattutto la famiglia è stata…presenza. Certa, sicura, disinteressata.
    Qualunque cosa fosse successa..lei, la famiglia, ci sarebbe stata.
    Scrivo di getto e mi rendo conto che tutto ciò che ho scritto è la vera percezione della famiglia ma sono cose che nessuno dei miei familiari mi ha mai detto. Allora scopro che è vero: un esempio vale più di mille parole e che i tanti piccoli, frammenti e ricordi, in apparenza banali, se accostati completano un puzzle che appare rassicurante. Oggi più di ieri.
    Sarebbe bello se poi i componenti della famiglia che ho creato (e che cerco di creare ogni giorno) potessero un giorno scrivere un qualcosa con contenuti simili a quelli sopra riportati.
    Avrei fatto grandi cose per quella famiglia, moglie e figli, che sono tutto. Davvero tutto. Assolutamente tutto. Indiscutibilmente tutto.

  218. …che strano trovarsi davanti ad una traccia per svolgere un tema dopo 19 anni abbondanti. Credo di non essere più in grado, mi assale il terrore di non saper tradurre in uno scritto le mille sensazioni che la traccia stessa scatena nel mio animo e nella mia mente, ormai disabituata a mettere per iscritto quel che alberga nei suoi meandri.
    Poi, ora che ci penso, l’ultimo tema composto fu quello per la maturità e quindi, stenterete a crederci, era stato fatto con carta e penna e non digitando freneticamente i tasti di una tastiera.
    Strano…mi ritrovo a fare un tema e non ho neanche più i familiari strumenti all’uopo usati quando ero fanciullo!
    Provo allora a cavalcare la tecnologia e ad iniziare questo scritto con una definizione presa da un vocabolario ma anche questo, nel frattempo, si è magicamente trasformato da un qualcosa di carta e inchiostro a….dei pixel illuminati su un video!!
    Ecco…sto andando, come previsto, fuori tema. “Andrea, parla della famiglia, non della tecnologia”)

    Vado allora su wikipedia (che all’epoca dell’ultimo tema da me svolto non era, probabilmente, neanche nei pensieri dei suoi inventori); digito la parola famiglia e leggo :”Una famiglia è costituita da un gruppo di persone che vivono insieme, oppure da più gruppi di persone aventi in comune la discendenza (dimostrata o stipulata) da uno stesso progenitore o progenitrice nel caso di famiglia matriarcale, da una unione legale o da una adozione. Tra i membri di una famiglia si individuano varie relazioni e gradi di parentela.”
    Mi accorgo così che seppur con strumenti tecnologicamente avanzati trovo una definizione che, immediatamente, mi sembra nel contempo arcaica, superata, limitativa seppur inconfutabile nei suoi contenuti.
    La famiglia (quella ristretta formata da genitori e figli o anche solo da marito e moglie) è per me sempre andata ala di là di eventuali legami, siano essi di sangue o sanciti da un provvedimento “a tavolino”, che qualcuno o qualcosa ci ha imposto. Sono sempre stato convinto che la famiglia è tale perché ci si riconosce, in maniera autonoma e priva di sofferenza, in uno dei ruoli che la famiglia ci assegna. Genitori o figli, ci si sente al di là del fatto che lo si debba essere.
    Della famiglia ho ricordi precisi ma che ritengo inutile riportare in queste righe: estrapolati dal contesto emotivo nel quale li ho vissuti apparirebbero banali e non renderebbero giustizia al carico di sensazioni e sentimenti che recano con loro.
    Può essere una spasmodica attesa della mamma che viene a prenderci a scuola, può essere un’occchiata complice o severa di un papà, un sorriso di un figlio. O anche, alle volte soprattutto, una frase non detta ma correttamente recepita dal destinatario.
    La famiglia è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto a capirmi ma non necessariamente pronto a difendermi; è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto ad ascoltare le mie idee ma non necessariamente pronto a condividerle; è stata la sicurezza di avere qualcuno vicino ma non necessariamente qualcuno incondizionatamente al mio fianco; è stata la sicurezza di non sentirsi mai solo ma non necessariamente avere qualcuno che non ti permettesse di camminare in solitudine; è stata la sicurezza di avere qualcuno che potesse farti capire gli errori ma non necessariamente qualcuno che ti impedisse di sbagliare.
    E’ stata avere qualcuno che cercasse di insegnarti a vivere in maniera civile rispettando il prossimo ma avendo sempre le tue idee; è stata qualcuno che ti invita a combattere per quelle idee.
    E’ stata soprattutto qualcuno che mi ha spiegato che nella vita i compromessi ci sono ma non vanno mai fatti a scapito della propria moralità; che nella vita possono esistere le mezze misure ma devi però provare a prenderti il tutto….purché tu non lo tolga a qualcun altro che ne ha diritto quanto te!
    La famiglia mi ha insegnato che la furbizia non sempre è figlia dell’intelligenza e mi ha insegnato che se fai qualcosa perché vuoi bene a qualcuno non devi avere un tornaconto per forza. La famiglia mi ha insegnato che essere è meglio di apparire. Mi ha insegnato che il modo di parlare riflette cultura, intelligenza ed educazione.
    Mi ha insegnato che guardarsi allo specchio è più importante che essere in vista. Mi ha insegnato che devi, obbligatoriamente, sempre, in ogni situazione, fare del tuo meglio.
    Ma soprattutto la famiglia è stata…presenza. Certa, sicura, disinteressata.
    Qualunque cosa fosse successa..lei, la famiglia, ci sarebbe stata.
    Scrivo di getto e mi rendo conto che tutto ciò che ho scritto è la vera percezione della famiglia ma sono cose che nessuno dei miei familiari mi ha mai detto. Allora scopro che è vero: un esempio vale più di mille parole e che i tanti piccoli, frammenti e ricordi, in apparenza banali, se accostati completano un puzzle che appare rassicurante. Oggi più di ieri.
    Sarebbe bello se poi i componenti della famiglia che ho creato (e che cerco di creare ogni giorno) potessero un giorno scrivere un qualcosa con contenuti simili a quelli sopra riportati.
    Avrei fatto grandi cose per quella famiglia, moglie e figli, che sono tutto. Davvero tutto. Assolutamente tutto. Indiscutibilmente tutto.

  219. …che strano trovarsi davanti ad una traccia per svolgere un tema dopo 19 anni abbondanti. Credo di non essere più in grado, mi assale il terrore di non saper tradurre in uno scritto le mille sensazioni che la traccia stessa scatena nel mio animo e nella mia mente, ormai disabituata a mettere per iscritto quel che alberga nei suoi meandri.
    Poi, ora che ci penso, l’ultimo tema composto fu quello per la maturità e quindi, stenterete a crederci, era stato fatto con carta e penna e non digitando freneticamente i tasti di una tastiera.
    Strano…mi ritrovo a fare un tema e non ho neanche più i familiari strumenti all’uopo usati quando ero fanciullo!
    Provo allora a cavalcare la tecnologia e ad iniziare questo scritto con una definizione presa da un vocabolario ma anche questo, nel frattempo, si è magicamente trasformato da un qualcosa di carta e inchiostro a….dei pixel illuminati su un video!!
    Ecco…sto andando, come previsto, fuori tema. “Andrea, parla della famiglia, non della tecnologia”)

    Vado allora su wikipedia (che all’epoca dell’ultimo tema da me svolto non era, probabilmente, neanche nei pensieri dei suoi inventori); digito la parola famiglia e leggo :”Una famiglia è costituita da un gruppo di persone che vivono insieme, oppure da più gruppi di persone aventi in comune la discendenza (dimostrata o stipulata) da uno stesso progenitore o progenitrice nel caso di famiglia matriarcale, da una unione legale o da una adozione. Tra i membri di una famiglia si individuano varie relazioni e gradi di parentela.”
    Mi accorgo così che seppur con strumenti tecnologicamente avanzati trovo una definizione che, immediatamente, mi sembra nel contempo arcaica, superata, limitativa seppur inconfutabile nei suoi contenuti.
    La famiglia (quella ristretta formata da genitori e figli o anche solo da marito e moglie) è per me sempre andata ala di là di eventuali legami, siano essi di sangue o sanciti da un provvedimento “a tavolino”, che qualcuno o qualcosa ci ha imposto. Sono sempre stato convinto che la famiglia è tale perché ci si riconosce, in maniera autonoma e priva di sofferenza, in uno dei ruoli che la famiglia ci assegna. Genitori o figli, ci si sente al di là del fatto che lo si debba essere.
    Della famiglia ho ricordi precisi ma che ritengo inutile riportare in queste righe: estrapolati dal contesto emotivo nel quale li ho vissuti apparirebbero banali e non renderebbero giustizia al carico di sensazioni e sentimenti che recano con loro.
    Può essere una spasmodica attesa della mamma che viene a prenderci a scuola, può essere un’occchiata complice o severa di un papà, un sorriso di un figlio. O anche, alle volte soprattutto, una frase non detta ma correttamente recepita dal destinatario.
    La famiglia è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto a capirmi ma non necessariamente pronto a difendermi; è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto ad ascoltare le mie idee ma non necessariamente pronto a condividerle; è stata la sicurezza di avere qualcuno vicino ma non necessariamente qualcuno incondizionatamente al mio fianco; è stata la sicurezza di non sentirsi mai solo ma non necessariamente avere qualcuno che non ti permettesse di camminare in solitudine; è stata la sicurezza di avere qualcuno che potesse farti capire gli errori ma non necessariamente qualcuno che ti impedisse di sbagliare.
    E’ stata avere qualcuno che cercasse di insegnarti a vivere in maniera civile rispettando il prossimo ma avendo sempre le tue idee; è stata qualcuno che ti invita a combattere per quelle idee.
    E’ stata soprattutto qualcuno che mi ha spiegato che nella vita i compromessi ci sono ma non vanno mai fatti a scapito della propria moralità; che nella vita possono esistere le mezze misure ma devi però provare a prenderti il tutto….purché tu non lo tolga a qualcun altro che ne ha diritto quanto te!
    La famiglia mi ha insegnato che la furbizia non sempre è figlia dell’intelligenza e mi ha insegnato che se fai qualcosa perché vuoi bene a qualcuno non devi avere un tornaconto per forza. La famiglia mi ha insegnato che essere è meglio di apparire. Mi ha insegnato che il modo di parlare riflette cultura, intelligenza ed educazione.
    Mi ha insegnato che guardarsi allo specchio è più importante che essere in vista. Mi ha insegnato che devi, obbligatoriamente, sempre, in ogni situazione, fare del tuo meglio.
    Ma soprattutto la famiglia è stata…presenza. Certa, sicura, disinteressata.
    Qualunque cosa fosse successa..lei, la famiglia, ci sarebbe stata.
    Scrivo di getto e mi rendo conto che tutto ciò che ho scritto è la vera percezione della famiglia ma sono cose che nessuno dei miei familiari mi ha mai detto. Allora scopro che è vero: un esempio vale più di mille parole e che i tanti piccoli, frammenti e ricordi, in apparenza banali, se accostati completano un puzzle che appare rassicurante. Oggi più di ieri.
    Sarebbe bello se poi i componenti della famiglia che ho creato (e che cerco di creare ogni giorno) potessero un giorno scrivere un qualcosa con contenuti simili a quelli sopra riportati.
    Avrei fatto grandi cose per quella famiglia, moglie e figli, che sono tutto. Davvero tutto. Assolutamente tutto. Indiscutibilmente tutto.

  220. …che strano trovarsi davanti ad una traccia per svolgere un tema dopo 19 anni abbondanti. Credo di non essere più in grado, mi assale il terrore di non saper tradurre in uno scritto le mille sensazioni che la traccia stessa scatena nel mio animo e nella mia mente, ormai disabituata a mettere per iscritto quel che alberga nei suoi meandri.
    Poi, ora che ci penso, l’ultimo tema composto fu quello per la maturità e quindi, stenterete a crederci, era stato fatto con carta e penna e non digitando freneticamente i tasti di una tastiera.
    Strano…mi ritrovo a fare un tema e non ho neanche più i familiari strumenti all’uopo usati quando ero fanciullo!
    Provo allora a cavalcare la tecnologia e ad iniziare questo scritto con una definizione presa da un vocabolario ma anche questo, nel frattempo, si è magicamente trasformato da un qualcosa di carta e inchiostro a….dei pixel illuminati su un video!!
    Ecco…sto andando, come previsto, fuori tema. “Andrea, parla della famiglia, non della tecnologia”)

    Vado allora su wikipedia (che all’epoca dell’ultimo tema da me svolto non era, probabilmente, neanche nei pensieri dei suoi inventori); digito la parola famiglia e leggo :”Una famiglia è costituita da un gruppo di persone che vivono insieme, oppure da più gruppi di persone aventi in comune la discendenza (dimostrata o stipulata) da uno stesso progenitore o progenitrice nel caso di famiglia matriarcale, da una unione legale o da una adozione. Tra i membri di una famiglia si individuano varie relazioni e gradi di parentela.”
    Mi accorgo così che seppur con strumenti tecnologicamente avanzati trovo una definizione che, immediatamente, mi sembra nel contempo arcaica, superata, limitativa seppur inconfutabile nei suoi contenuti.
    La famiglia (quella ristretta formata da genitori e figli o anche solo da marito e moglie) è per me sempre andata ala di là di eventuali legami, siano essi di sangue o sanciti da un provvedimento “a tavolino”, che qualcuno o qualcosa ci ha imposto. Sono sempre stato convinto che la famiglia è tale perché ci si riconosce, in maniera autonoma e priva di sofferenza, in uno dei ruoli che la famiglia ci assegna. Genitori o figli, ci si sente al di là del fatto che lo si debba essere.
    Della famiglia ho ricordi precisi ma che ritengo inutile riportare in queste righe: estrapolati dal contesto emotivo nel quale li ho vissuti apparirebbero banali e non renderebbero giustizia al carico di sensazioni e sentimenti che recano con loro.
    Può essere una spasmodica attesa della mamma che viene a prenderci a scuola, può essere un’occchiata complice o severa di un papà, un sorriso di un figlio. O anche, alle volte soprattutto, una frase non detta ma correttamente recepita dal destinatario.
    La famiglia è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto a capirmi ma non necessariamente pronto a difendermi; è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto ad ascoltare le mie idee ma non necessariamente pronto a condividerle; è stata la sicurezza di avere qualcuno vicino ma non necessariamente qualcuno incondizionatamente al mio fianco; è stata la sicurezza di non sentirsi mai solo ma non necessariamente avere qualcuno che non ti permettesse di camminare in solitudine; è stata la sicurezza di avere qualcuno che potesse farti capire gli errori ma non necessariamente qualcuno che ti impedisse di sbagliare.
    E’ stata avere qualcuno che cercasse di insegnarti a vivere in maniera civile rispettando il prossimo ma avendo sempre le tue idee; è stata qualcuno che ti invita a combattere per quelle idee.
    E’ stata soprattutto qualcuno che mi ha spiegato che nella vita i compromessi ci sono ma non vanno mai fatti a scapito della propria moralità; che nella vita possono esistere le mezze misure ma devi però provare a prenderti il tutto….purché tu non lo tolga a qualcun altro che ne ha diritto quanto te!
    La famiglia mi ha insegnato che la furbizia non sempre è figlia dell’intelligenza e mi ha insegnato che se fai qualcosa perché vuoi bene a qualcuno non devi avere un tornaconto per forza. La famiglia mi ha insegnato che essere è meglio di apparire. Mi ha insegnato che il modo di parlare riflette cultura, intelligenza ed educazione.
    Mi ha insegnato che guardarsi allo specchio è più importante che essere in vista. Mi ha insegnato che devi, obbligatoriamente, sempre, in ogni situazione, fare del tuo meglio.
    Ma soprattutto la famiglia è stata…presenza. Certa, sicura, disinteressata.
    Qualunque cosa fosse successa..lei, la famiglia, ci sarebbe stata.
    Scrivo di getto e mi rendo conto che tutto ciò che ho scritto è la vera percezione della famiglia ma sono cose che nessuno dei miei familiari mi ha mai detto. Allora scopro che è vero: un esempio vale più di mille parole e che i tanti piccoli, frammenti e ricordi, in apparenza banali, se accostati completano un puzzle che appare rassicurante. Oggi più di ieri.
    Sarebbe bello se poi i componenti della famiglia che ho creato (e che cerco di creare ogni giorno) potessero un giorno scrivere un qualcosa con contenuti simili a quelli sopra riportati.
    Avrei fatto grandi cose per quella famiglia, moglie e figli, che sono tutto. Davvero tutto. Assolutamente tutto. Indiscutibilmente tutto.

  221. …che strano trovarsi davanti ad una traccia per svolgere un tema dopo 19 anni abbondanti. Credo di non essere più in grado, mi assale il terrore di non saper tradurre in uno scritto le mille sensazioni che la traccia stessa scatena nel mio animo e nella mia mente, ormai disabituata a mettere per iscritto quel che alberga nei suoi meandri.
    Poi, ora che ci penso, l’ultimo tema composto fu quello per la maturità e quindi, stenterete a crederci, era stato fatto con carta e penna e non digitando freneticamente i tasti di una tastiera.
    Strano…mi ritrovo a fare un tema e non ho neanche più i familiari strumenti all’uopo usati quando ero fanciullo!
    Provo allora a cavalcare la tecnologia e ad iniziare questo scritto con una definizione presa da un vocabolario ma anche questo, nel frattempo, si è magicamente trasformato da un qualcosa di carta e inchiostro a….dei pixel illuminati su un video!!
    Ecco…sto andando, come previsto, fuori tema. “Andrea, parla della famiglia, non della tecnologia”)

    Vado allora su wikipedia (che all’epoca dell’ultimo tema da me svolto non era, probabilmente, neanche nei pensieri dei suoi inventori); digito la parola famiglia e leggo :”Una famiglia è costituita da un gruppo di persone che vivono insieme, oppure da più gruppi di persone aventi in comune la discendenza (dimostrata o stipulata) da uno stesso progenitore o progenitrice nel caso di famiglia matriarcale, da una unione legale o da una adozione. Tra i membri di una famiglia si individuano varie relazioni e gradi di parentela.”
    Mi accorgo così che seppur con strumenti tecnologicamente avanzati trovo una definizione che, immediatamente, mi sembra nel contempo arcaica, superata, limitativa seppur inconfutabile nei suoi contenuti.
    La famiglia (quella ristretta formata da genitori e figli o anche solo da marito e moglie) è per me sempre andata ala di là di eventuali legami, siano essi di sangue o sanciti da un provvedimento “a tavolino”, che qualcuno o qualcosa ci ha imposto. Sono sempre stato convinto che la famiglia è tale perché ci si riconosce, in maniera autonoma e priva di sofferenza, in uno dei ruoli che la famiglia ci assegna. Genitori o figli, ci si sente al di là del fatto che lo si debba essere.
    Della famiglia ho ricordi precisi ma che ritengo inutile riportare in queste righe: estrapolati dal contesto emotivo nel quale li ho vissuti apparirebbero banali e non renderebbero giustizia al carico di sensazioni e sentimenti che recano con loro.
    Può essere una spasmodica attesa della mamma che viene a prenderci a scuola, può essere un’occchiata complice o severa di un papà, un sorriso di un figlio. O anche, alle volte soprattutto, una frase non detta ma correttamente recepita dal destinatario.
    La famiglia è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto a capirmi ma non necessariamente pronto a difendermi; è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto ad ascoltare le mie idee ma non necessariamente pronto a condividerle; è stata la sicurezza di avere qualcuno vicino ma non necessariamente qualcuno incondizionatamente al mio fianco; è stata la sicurezza di non sentirsi mai solo ma non necessariamente avere qualcuno che non ti permettesse di camminare in solitudine; è stata la sicurezza di avere qualcuno che potesse farti capire gli errori ma non necessariamente qualcuno che ti impedisse di sbagliare.
    E’ stata avere qualcuno che cercasse di insegnarti a vivere in maniera civile rispettando il prossimo ma avendo sempre le tue idee; è stata qualcuno che ti invita a combattere per quelle idee.
    E’ stata soprattutto qualcuno che mi ha spiegato che nella vita i compromessi ci sono ma non vanno mai fatti a scapito della propria moralità; che nella vita possono esistere le mezze misure ma devi però provare a prenderti il tutto….purché tu non lo tolga a qualcun altro che ne ha diritto quanto te!
    La famiglia mi ha insegnato che la furbizia non sempre è figlia dell’intelligenza e mi ha insegnato che se fai qualcosa perché vuoi bene a qualcuno non devi avere un tornaconto per forza. La famiglia mi ha insegnato che essere è meglio di apparire. Mi ha insegnato che il modo di parlare riflette cultura, intelligenza ed educazione.
    Mi ha insegnato che guardarsi allo specchio è più importante che essere in vista. Mi ha insegnato che devi, obbligatoriamente, sempre, in ogni situazione, fare del tuo meglio.
    Ma soprattutto la famiglia è stata…presenza. Certa, sicura, disinteressata.
    Qualunque cosa fosse successa..lei, la famiglia, ci sarebbe stata.
    Scrivo di getto e mi rendo conto che tutto ciò che ho scritto è la vera percezione della famiglia ma sono cose che nessuno dei miei familiari mi ha mai detto. Allora scopro che è vero: un esempio vale più di mille parole e che i tanti piccoli, frammenti e ricordi, in apparenza banali, se accostati completano un puzzle che appare rassicurante. Oggi più di ieri.
    Sarebbe bello se poi i componenti della famiglia che ho creato (e che cerco di creare ogni giorno) potessero un giorno scrivere un qualcosa con contenuti simili a quelli sopra riportati.
    Avrei fatto grandi cose per quella famiglia, moglie e figli, che sono tutto. Davvero tutto. Assolutamente tutto. Indiscutibilmente tutto.

  222. …che strano trovarsi davanti ad una traccia per svolgere un tema dopo 19 anni abbondanti. Credo di non essere più in grado, mi assale il terrore di non saper tradurre in uno scritto le mille sensazioni che la traccia stessa scatena nel mio animo e nella mia mente, ormai disabituata a mettere per iscritto quel che alberga nei suoi meandri.
    Poi, ora che ci penso, l’ultimo tema composto fu quello per la maturità e quindi, stenterete a crederci, era stato fatto con carta e penna e non digitando freneticamente i tasti di una tastiera.
    Strano…mi ritrovo a fare un tema e non ho neanche più i familiari strumenti all’uopo usati quando ero fanciullo!
    Provo allora a cavalcare la tecnologia e ad iniziare questo scritto con una definizione presa da un vocabolario ma anche questo, nel frattempo, si è magicamente trasformato da un qualcosa di carta e inchiostro a….dei pixel illuminati su un video!!
    Ecco…sto andando, come previsto, fuori tema. “Andrea, parla della famiglia, non della tecnologia”)

    Vado allora su wikipedia (che all’epoca dell’ultimo tema da me svolto non era, probabilmente, neanche nei pensieri dei suoi inventori); digito la parola famiglia e leggo :”Una famiglia è costituita da un gruppo di persone che vivono insieme, oppure da più gruppi di persone aventi in comune la discendenza (dimostrata o stipulata) da uno stesso progenitore o progenitrice nel caso di famiglia matriarcale, da una unione legale o da una adozione. Tra i membri di una famiglia si individuano varie relazioni e gradi di parentela.”
    Mi accorgo così che seppur con strumenti tecnologicamente avanzati trovo una definizione che, immediatamente, mi sembra nel contempo arcaica, superata, limitativa seppur inconfutabile nei suoi contenuti.
    La famiglia (quella ristretta formata da genitori e figli o anche solo da marito e moglie) è per me sempre andata ala di là di eventuali legami, siano essi di sangue o sanciti da un provvedimento “a tavolino”, che qualcuno o qualcosa ci ha imposto. Sono sempre stato convinto che la famiglia è tale perché ci si riconosce, in maniera autonoma e priva di sofferenza, in uno dei ruoli che la famiglia ci assegna. Genitori o figli, ci si sente al di là del fatto che lo si debba essere.
    Della famiglia ho ricordi precisi ma che ritengo inutile riportare in queste righe: estrapolati dal contesto emotivo nel quale li ho vissuti apparirebbero banali e non renderebbero giustizia al carico di sensazioni e sentimenti che recano con loro.
    Può essere una spasmodica attesa della mamma che viene a prenderci a scuola, può essere un’occchiata complice o severa di un papà, un sorriso di un figlio. O anche, alle volte soprattutto, una frase non detta ma correttamente recepita dal destinatario.
    La famiglia è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto a capirmi ma non necessariamente pronto a difendermi; è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto ad ascoltare le mie idee ma non necessariamente pronto a condividerle; è stata la sicurezza di avere qualcuno vicino ma non necessariamente qualcuno incondizionatamente al mio fianco; è stata la sicurezza di non sentirsi mai solo ma non necessariamente avere qualcuno che non ti permettesse di camminare in solitudine; è stata la sicurezza di avere qualcuno che potesse farti capire gli errori ma non necessariamente qualcuno che ti impedisse di sbagliare.
    E’ stata avere qualcuno che cercasse di insegnarti a vivere in maniera civile rispettando il prossimo ma avendo sempre le tue idee; è stata qualcuno che ti invita a combattere per quelle idee.
    E’ stata soprattutto qualcuno che mi ha spiegato che nella vita i compromessi ci sono ma non vanno mai fatti a scapito della propria moralità; che nella vita possono esistere le mezze misure ma devi però provare a prenderti il tutto….purché tu non lo tolga a qualcun altro che ne ha diritto quanto te!
    La famiglia mi ha insegnato che la furbizia non sempre è figlia dell’intelligenza e mi ha insegnato che se fai qualcosa perché vuoi bene a qualcuno non devi avere un tornaconto per forza. La famiglia mi ha insegnato che essere è meglio di apparire. Mi ha insegnato che il modo di parlare riflette cultura, intelligenza ed educazione.
    Mi ha insegnato che guardarsi allo specchio è più importante che essere in vista. Mi ha insegnato che devi, obbligatoriamente, sempre, in ogni situazione, fare del tuo meglio.
    Ma soprattutto la famiglia è stata…presenza. Certa, sicura, disinteressata.
    Qualunque cosa fosse successa..lei, la famiglia, ci sarebbe stata.
    Scrivo di getto e mi rendo conto che tutto ciò che ho scritto è la vera percezione della famiglia ma sono cose che nessuno dei miei familiari mi ha mai detto. Allora scopro che è vero: un esempio vale più di mille parole e che i tanti piccoli, frammenti e ricordi, in apparenza banali, se accostati completano un puzzle che appare rassicurante. Oggi più di ieri.
    Sarebbe bello se poi i componenti della famiglia che ho creato (e che cerco di creare ogni giorno) potessero un giorno scrivere un qualcosa con contenuti simili a quelli sopra riportati.
    Avrei fatto grandi cose per quella famiglia, moglie e figli, che sono tutto. Davvero tutto. Assolutamente tutto. Indiscutibilmente tutto.

  223. …che strano trovarsi davanti ad una traccia per svolgere un tema dopo 19 anni abbondanti. Credo di non essere più in grado, mi assale il terrore di non saper tradurre in uno scritto le mille sensazioni che la traccia stessa scatena nel mio animo e nella mia mente, ormai disabituata a mettere per iscritto quel che alberga nei suoi meandri.
    Poi, ora che ci penso, l’ultimo tema composto fu quello per la maturità e quindi, stenterete a crederci, era stato fatto con carta e penna e non digitando freneticamente i tasti di una tastiera.
    Strano…mi ritrovo a fare un tema e non ho neanche più i familiari strumenti all’uopo usati quando ero fanciullo!
    Provo allora a cavalcare la tecnologia e ad iniziare questo scritto con una definizione presa da un vocabolario ma anche questo, nel frattempo, si è magicamente trasformato da un qualcosa di carta e inchiostro a….dei pixel illuminati su un video!!
    Ecco…sto andando, come previsto, fuori tema. “Andrea, parla della famiglia, non della tecnologia”)

    Vado allora su wikipedia (che all’epoca dell’ultimo tema da me svolto non era, probabilmente, neanche nei pensieri dei suoi inventori); digito la parola famiglia e leggo :”Una famiglia è costituita da un gruppo di persone che vivono insieme, oppure da più gruppi di persone aventi in comune la discendenza (dimostrata o stipulata) da uno stesso progenitore o progenitrice nel caso di famiglia matriarcale, da una unione legale o da una adozione. Tra i membri di una famiglia si individuano varie relazioni e gradi di parentela.”
    Mi accorgo così che seppur con strumenti tecnologicamente avanzati trovo una definizione che, immediatamente, mi sembra nel contempo arcaica, superata, limitativa seppur inconfutabile nei suoi contenuti.
    La famiglia (quella ristretta formata da genitori e figli o anche solo da marito e moglie) è per me sempre andata ala di là di eventuali legami, siano essi di sangue o sanciti da un provvedimento “a tavolino”, che qualcuno o qualcosa ci ha imposto. Sono sempre stato convinto che la famiglia è tale perché ci si riconosce, in maniera autonoma e priva di sofferenza, in uno dei ruoli che la famiglia ci assegna. Genitori o figli, ci si sente al di là del fatto che lo si debba essere.
    Della famiglia ho ricordi precisi ma che ritengo inutile riportare in queste righe: estrapolati dal contesto emotivo nel quale li ho vissuti apparirebbero banali e non renderebbero giustizia al carico di sensazioni e sentimenti che recano con loro.
    Può essere una spasmodica attesa della mamma che viene a prenderci a scuola, può essere un’occchiata complice o severa di un papà, un sorriso di un figlio. O anche, alle volte soprattutto, una frase non detta ma correttamente recepita dal destinatario.
    La famiglia è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto a capirmi ma non necessariamente pronto a difendermi; è stata la sicurezza di avere qualcuno pronto ad ascoltare le mie idee ma non necessariamente pronto a condividerle; è stata la sicurezza di avere qualcuno vicino ma non necessariamente qualcuno incondizionatamente al mio fianco; è stata la sicurezza di non sentirsi mai solo ma non necessariamente avere qualcuno che non ti permettesse di camminare in solitudine; è stata la sicurezza di avere qualcuno che potesse farti capire gli errori ma non necessariamente qualcuno che ti impedisse di sbagliare.
    E’ stata avere qualcuno che cercasse di insegnarti a vivere in maniera civile rispettando il prossimo ma avendo sempre le tue idee; è stata qualcuno che ti invita a combattere per quelle idee.
    E’ stata soprattutto qualcuno che mi ha spiegato che nella vita i compromessi ci sono ma non vanno mai fatti a scapito della propria moralità; che nella vita possono esistere le mezze misure ma devi però provare a prenderti il tutto….purché tu non lo tolga a qualcun altro che ne ha diritto quanto te!
    La famiglia mi ha insegnato che la furbizia non sempre è figlia dell’intelligenza e mi ha insegnato che se fai qualcosa perché vuoi bene a qualcuno non devi avere un tornaconto per forza. La famiglia mi ha insegnato che essere è meglio di apparire. Mi ha insegnato che il modo di parlare riflette cultura, intelligenza ed educazione.
    Mi ha insegnato che guardarsi allo specchio è più importante che essere in vista. Mi ha insegnato che devi, obbligatoriamente, sempre, in ogni situazione, fare del tuo meglio.
    Ma soprattutto la famiglia è stata…presenza. Certa, sicura, disinteressata.
    Qualunque cosa fosse successa..lei, la famiglia, ci sarebbe stata.
    Scrivo di getto e mi rendo conto che tutto ciò che ho scritto è la vera percezione della famiglia ma sono cose che nessuno dei miei familiari mi ha mai detto. Allora scopro che è vero: un esempio vale più di mille parole e che i tanti piccoli, frammenti e ricordi, in apparenza banali, se accostati completano un puzzle che appare rassicurante. Oggi più di ieri.
    Sarebbe bello se poi i componenti della famiglia che ho creato (e che cerco di creare ogni giorno) potessero un giorno scrivere un qualcosa con contenuti simili a quelli sopra riportati.
    Avrei fatto grandi cose per quella famiglia, moglie e figli, che sono tutto. Davvero tutto. Assolutamente tutto. Indiscutibilmente tutto.

  224. Beh ragazzi, siete grandi.
    Proprio davvero!

  225. Beh ragazzi, siete grandi.
    Proprio davvero!

  226. Beh ragazzi, siete grandi.
    Proprio davvero!

  227. Beh ragazzi, siete grandi.
    Proprio davvero!

  228. Beh ragazzi, siete grandi.
    Proprio davvero!

  229. Beh ragazzi, siete grandi.
    Proprio davvero!

  230. Beh ragazzi, siete grandi.
    Proprio davvero!

  231. Beh ragazzi, siete grandi.
    Proprio davvero!

  232. Beh ragazzi, siete grandi.
    Proprio davvero!

  233. Beh ragazzi, siete grandi.
    Proprio davvero!

  234. Beh ragazzi, siete grandi.
    Proprio davvero!

  235. ..ma siamo grandi nel senso dell’età?

    Altra curiosità (oltre a quella di dover scrivere un tema dopo 19 anni): il tema scritto è stato realizzato sulla base di una traccia data da quella che è stata realmente la mia prof d’italiano. Be’ mi pare nel contempo curioso e particolare. Molti di voi hanno scritto a Maria Serena…io ho scritto “alla prof”. Strano, eh?

  236. …Cate….quanno scrivi ??

  237. ..ma siamo grandi nel senso dell’età?

    Altra curiosità (oltre a quella di dover scrivere un tema dopo 19 anni): il tema scritto è stato realizzato sulla base di una traccia data da quella che è stata realmente la mia prof d’italiano. Be’ mi pare nel contempo curioso e particolare. Molti di voi hanno scritto a Maria Serena…io ho scritto “alla prof”. Strano, eh?

  238. ..ma siamo grandi nel senso dell’età?

    Altra curiosità (oltre a quella di dover scrivere un tema dopo 19 anni): il tema scritto è stato realizzato sulla base di una traccia data da quella che è stata realmente la mia prof d’italiano. Be’ mi pare nel contempo curioso e particolare. Molti di voi hanno scritto a Maria Serena…io ho scritto “alla prof”. Strano, eh?

  239. ..ma siamo grandi nel senso dell’età?

    Altra curiosità (oltre a quella di dover scrivere un tema dopo 19 anni): il tema scritto è stato realizzato sulla base di una traccia data da quella che è stata realmente la mia prof d’italiano. Be’ mi pare nel contempo curioso e particolare. Molti di voi hanno scritto a Maria Serena…io ho scritto “alla prof”. Strano, eh?

  240. ..ma siamo grandi nel senso dell’età?

    Altra curiosità (oltre a quella di dover scrivere un tema dopo 19 anni): il tema scritto è stato realizzato sulla base di una traccia data da quella che è stata realmente la mia prof d’italiano. Be’ mi pare nel contempo curioso e particolare. Molti di voi hanno scritto a Maria Serena…io ho scritto “alla prof”. Strano, eh?

  241. ..ma siamo grandi nel senso dell’età?

    Altra curiosità (oltre a quella di dover scrivere un tema dopo 19 anni): il tema scritto è stato realizzato sulla base di una traccia data da quella che è stata realmente la mia prof d’italiano. Be’ mi pare nel contempo curioso e particolare. Molti di voi hanno scritto a Maria Serena…io ho scritto “alla prof”. Strano, eh?

  242. ..ma siamo grandi nel senso dell’età?

    Altra curiosità (oltre a quella di dover scrivere un tema dopo 19 anni): il tema scritto è stato realizzato sulla base di una traccia data da quella che è stata realmente la mia prof d’italiano. Be’ mi pare nel contempo curioso e particolare. Molti di voi hanno scritto a Maria Serena…io ho scritto “alla prof”. Strano, eh?

  243. ..ma siamo grandi nel senso dell’età?

    Altra curiosità (oltre a quella di dover scrivere un tema dopo 19 anni): il tema scritto è stato realizzato sulla base di una traccia data da quella che è stata realmente la mia prof d’italiano. Be’ mi pare nel contempo curioso e particolare. Molti di voi hanno scritto a Maria Serena…io ho scritto “alla prof”. Strano, eh?

  244. ..ma siamo grandi nel senso dell’età?

    Altra curiosità (oltre a quella di dover scrivere un tema dopo 19 anni): il tema scritto è stato realizzato sulla base di una traccia data da quella che è stata realmente la mia prof d’italiano. Be’ mi pare nel contempo curioso e particolare. Molti di voi hanno scritto a Maria Serena…io ho scritto “alla prof”. Strano, eh?

  245. ..ma siamo grandi nel senso dell’età?

    Altra curiosità (oltre a quella di dover scrivere un tema dopo 19 anni): il tema scritto è stato realizzato sulla base di una traccia data da quella che è stata realmente la mia prof d’italiano. Be’ mi pare nel contempo curioso e particolare. Molti di voi hanno scritto a Maria Serena…io ho scritto “alla prof”. Strano, eh?

  246. ..ma siamo grandi nel senso dell’età?

    Altra curiosità (oltre a quella di dover scrivere un tema dopo 19 anni): il tema scritto è stato realizzato sulla base di una traccia data da quella che è stata realmente la mia prof d’italiano. Be’ mi pare nel contempo curioso e particolare. Molti di voi hanno scritto a Maria Serena…io ho scritto “alla prof”. Strano, eh?

  247. Infatti tu sei soggetto a bocciatura e noi no 😛

  248. …guarda che la prof mi ha dato un bel voto per il tema….
    Magari mi avesse dato quei voti 20 anni fa…

    …e poi quel Krumiro di Cate che può anche permettersi il lusso di non consegnare (e magari si sta facendo scrivere il tema da un profesionista della penna)

  249. …guarda che la prof mi ha dato un bel voto per il tema….
    Magari mi avesse dato quei voti 20 anni fa…

    …e poi quel Krumiro di Cate che può anche permettersi il lusso di non consegnare (e magari si sta facendo scrivere il tema da un profesionista della penna)

  250. …guarda che la prof mi ha dato un bel voto per il tema….
    Magari mi avesse dato quei voti 20 anni fa…

    …e poi quel Krumiro di Cate che può anche permettersi il lusso di non consegnare (e magari si sta facendo scrivere il tema da un profesionista della penna)

  251. …guarda che la prof mi ha dato un bel voto per il tema….
    Magari mi avesse dato quei voti 20 anni fa…

    …e poi quel Krumiro di Cate che può anche permettersi il lusso di non consegnare (e magari si sta facendo scrivere il tema da un profesionista della penna)

  252. …guarda che la prof mi ha dato un bel voto per il tema….
    Magari mi avesse dato quei voti 20 anni fa…

    …e poi quel Krumiro di Cate che può anche permettersi il lusso di non consegnare (e magari si sta facendo scrivere il tema da un profesionista della penna)

  253. …guarda che la prof mi ha dato un bel voto per il tema….
    Magari mi avesse dato quei voti 20 anni fa…

    …e poi quel Krumiro di Cate che può anche permettersi il lusso di non consegnare (e magari si sta facendo scrivere il tema da un profesionista della penna)

  254. …guarda che la prof mi ha dato un bel voto per il tema….
    Magari mi avesse dato quei voti 20 anni fa…

    …e poi quel Krumiro di Cate che può anche permettersi il lusso di non consegnare (e magari si sta facendo scrivere il tema da un profesionista della penna)

  255. …guarda che la prof mi ha dato un bel voto per il tema….
    Magari mi avesse dato quei voti 20 anni fa…

    …e poi quel Krumiro di Cate che può anche permettersi il lusso di non consegnare (e magari si sta facendo scrivere il tema da un profesionista della penna)

  256. …guarda che la prof mi ha dato un bel voto per il tema….
    Magari mi avesse dato quei voti 20 anni fa…

    …e poi quel Krumiro di Cate che può anche permettersi il lusso di non consegnare (e magari si sta facendo scrivere il tema da un profesionista della penna)

  257. …guarda che la prof mi ha dato un bel voto per il tema….
    Magari mi avesse dato quei voti 20 anni fa…

    …e poi quel Krumiro di Cate che può anche permettersi il lusso di non consegnare (e magari si sta facendo scrivere il tema da un profesionista della penna)

  258. …guarda che la prof mi ha dato un bel voto per il tema….
    Magari mi avesse dato quei voti 20 anni fa…

    …e poi quel Krumiro di Cate che può anche permettersi il lusso di non consegnare (e magari si sta facendo scrivere il tema da un profesionista della penna)

  259. Ciao a tutti, non potrei mai avvalermi di un professionista della penna mi piace troppo scrivere.
    Da un paio di settimane divido la stanza con un collega (futuro capo) un po’ str…..
    Oggi è in trasferta, anche se per scrivere il tema come si deve avrei bisogno di più tempo.
    Di ricordi ce ne sono tanti, ricordo la cinquecento gialla, con mio papà alla guida mia mamma accanto, e io e mio fratello dietro, e una montagna di bagagli. Come abbiamo fatto a metterci dentro così tante cose per me resta un mistero.
    Ricordo le giornate al mare con l’ombrellone ed i viveri per una settimana.
    Ricordo quando andavamo alla stazione termini a salutare mia zia che ritornava a Parigi e una fila di ragazzini (cinque, i miei cugini) che ci correvano incontro perchè mia mamma aveva preparato la cena per tutti.
    Un po’ corto come tema, ma se non chiudo mi metto a piangere.
    Caterina

    P.S. Un grosso abbraccio a Andrea, Viviana e alla mitica Profi.

  260. Ciao a tutti, non potrei mai avvalermi di un professionista della penna mi piace troppo scrivere.
    Da un paio di settimane divido la stanza con un collega (futuro capo) un po’ str…..
    Oggi è in trasferta, anche se per scrivere il tema come si deve avrei bisogno di più tempo.
    Di ricordi ce ne sono tanti, ricordo la cinquecento gialla, con mio papà alla guida mia mamma accanto, e io e mio fratello dietro, e una montagna di bagagli. Come abbiamo fatto a metterci dentro così tante cose per me resta un mistero.
    Ricordo le giornate al mare con l’ombrellone ed i viveri per una settimana.
    Ricordo quando andavamo alla stazione termini a salutare mia zia che ritornava a Parigi e una fila di ragazzini (cinque, i miei cugini) che ci correvano incontro perchè mia mamma aveva preparato la cena per tutti.
    Un po’ corto come tema, ma se non chiudo mi metto a piangere.
    Caterina

    P.S. Un grosso abbraccio a Andrea, Viviana e alla mitica Profi.

  261. Ciao a tutti, non potrei mai avvalermi di un professionista della penna mi piace troppo scrivere.
    Da un paio di settimane divido la stanza con un collega (futuro capo) un po’ str…..
    Oggi è in trasferta, anche se per scrivere il tema come si deve avrei bisogno di più tempo.
    Di ricordi ce ne sono tanti, ricordo la cinquecento gialla, con mio papà alla guida mia mamma accanto, e io e mio fratello dietro, e una montagna di bagagli. Come abbiamo fatto a metterci dentro così tante cose per me resta un mistero.
    Ricordo le giornate al mare con l’ombrellone ed i viveri per una settimana.
    Ricordo quando andavamo alla stazione termini a salutare mia zia che ritornava a Parigi e una fila di ragazzini (cinque, i miei cugini) che ci correvano incontro perchè mia mamma aveva preparato la cena per tutti.
    Un po’ corto come tema, ma se non chiudo mi metto a piangere.
    Caterina

    P.S. Un grosso abbraccio a Andrea, Viviana e alla mitica Profi.

  262. Ciao a tutti, non potrei mai avvalermi di un professionista della penna mi piace troppo scrivere.
    Da un paio di settimane divido la stanza con un collega (futuro capo) un po’ str…..
    Oggi è in trasferta, anche se per scrivere il tema come si deve avrei bisogno di più tempo.
    Di ricordi ce ne sono tanti, ricordo la cinquecento gialla, con mio papà alla guida mia mamma accanto, e io e mio fratello dietro, e una montagna di bagagli. Come abbiamo fatto a metterci dentro così tante cose per me resta un mistero.
    Ricordo le giornate al mare con l’ombrellone ed i viveri per una settimana.
    Ricordo quando andavamo alla stazione termini a salutare mia zia che ritornava a Parigi e una fila di ragazzini (cinque, i miei cugini) che ci correvano incontro perchè mia mamma aveva preparato la cena per tutti.
    Un po’ corto come tema, ma se non chiudo mi metto a piangere.
    Caterina

    P.S. Un grosso abbraccio a Andrea, Viviana e alla mitica Profi.

  263. Ciao a tutti, non potrei mai avvalermi di un professionista della penna mi piace troppo scrivere.
    Da un paio di settimane divido la stanza con un collega (futuro capo) un po’ str…..
    Oggi è in trasferta, anche se per scrivere il tema come si deve avrei bisogno di più tempo.
    Di ricordi ce ne sono tanti, ricordo la cinquecento gialla, con mio papà alla guida mia mamma accanto, e io e mio fratello dietro, e una montagna di bagagli. Come abbiamo fatto a metterci dentro così tante cose per me resta un mistero.
    Ricordo le giornate al mare con l’ombrellone ed i viveri per una settimana.
    Ricordo quando andavamo alla stazione termini a salutare mia zia che ritornava a Parigi e una fila di ragazzini (cinque, i miei cugini) che ci correvano incontro perchè mia mamma aveva preparato la cena per tutti.
    Un po’ corto come tema, ma se non chiudo mi metto a piangere.
    Caterina

    P.S. Un grosso abbraccio a Andrea, Viviana e alla mitica Profi.

  264. Ciao a tutti, non potrei mai avvalermi di un professionista della penna mi piace troppo scrivere.
    Da un paio di settimane divido la stanza con un collega (futuro capo) un po’ str…..
    Oggi è in trasferta, anche se per scrivere il tema come si deve avrei bisogno di più tempo.
    Di ricordi ce ne sono tanti, ricordo la cinquecento gialla, con mio papà alla guida mia mamma accanto, e io e mio fratello dietro, e una montagna di bagagli. Come abbiamo fatto a metterci dentro così tante cose per me resta un mistero.
    Ricordo le giornate al mare con l’ombrellone ed i viveri per una settimana.
    Ricordo quando andavamo alla stazione termini a salutare mia zia che ritornava a Parigi e una fila di ragazzini (cinque, i miei cugini) che ci correvano incontro perchè mia mamma aveva preparato la cena per tutti.
    Un po’ corto come tema, ma se non chiudo mi metto a piangere.
    Caterina

    P.S. Un grosso abbraccio a Andrea, Viviana e alla mitica Profi.

  265. Ciao a tutti, non potrei mai avvalermi di un professionista della penna mi piace troppo scrivere.
    Da un paio di settimane divido la stanza con un collega (futuro capo) un po’ str…..
    Oggi è in trasferta, anche se per scrivere il tema come si deve avrei bisogno di più tempo.
    Di ricordi ce ne sono tanti, ricordo la cinquecento gialla, con mio papà alla guida mia mamma accanto, e io e mio fratello dietro, e una montagna di bagagli. Come abbiamo fatto a metterci dentro così tante cose per me resta un mistero.
    Ricordo le giornate al mare con l’ombrellone ed i viveri per una settimana.
    Ricordo quando andavamo alla stazione termini a salutare mia zia che ritornava a Parigi e una fila di ragazzini (cinque, i miei cugini) che ci correvano incontro perchè mia mamma aveva preparato la cena per tutti.
    Un po’ corto come tema, ma se non chiudo mi metto a piangere.
    Caterina

    P.S. Un grosso abbraccio a Andrea, Viviana e alla mitica Profi.

  266. Ciao a tutti, non potrei mai avvalermi di un professionista della penna mi piace troppo scrivere.
    Da un paio di settimane divido la stanza con un collega (futuro capo) un po’ str…..
    Oggi è in trasferta, anche se per scrivere il tema come si deve avrei bisogno di più tempo.
    Di ricordi ce ne sono tanti, ricordo la cinquecento gialla, con mio papà alla guida mia mamma accanto, e io e mio fratello dietro, e una montagna di bagagli. Come abbiamo fatto a metterci dentro così tante cose per me resta un mistero.
    Ricordo le giornate al mare con l’ombrellone ed i viveri per una settimana.
    Ricordo quando andavamo alla stazione termini a salutare mia zia che ritornava a Parigi e una fila di ragazzini (cinque, i miei cugini) che ci correvano incontro perchè mia mamma aveva preparato la cena per tutti.
    Un po’ corto come tema, ma se non chiudo mi metto a piangere.
    Caterina

    P.S. Un grosso abbraccio a Andrea, Viviana e alla mitica Profi.

  267. Ciao a tutti, non potrei mai avvalermi di un professionista della penna mi piace troppo scrivere.
    Da un paio di settimane divido la stanza con un collega (futuro capo) un po’ str…..
    Oggi è in trasferta, anche se per scrivere il tema come si deve avrei bisogno di più tempo.
    Di ricordi ce ne sono tanti, ricordo la cinquecento gialla, con mio papà alla guida mia mamma accanto, e io e mio fratello dietro, e una montagna di bagagli. Come abbiamo fatto a metterci dentro così tante cose per me resta un mistero.
    Ricordo le giornate al mare con l’ombrellone ed i viveri per una settimana.
    Ricordo quando andavamo alla stazione termini a salutare mia zia che ritornava a Parigi e una fila di ragazzini (cinque, i miei cugini) che ci correvano incontro perchè mia mamma aveva preparato la cena per tutti.
    Un po’ corto come tema, ma se non chiudo mi metto a piangere.
    Caterina

    P.S. Un grosso abbraccio a Andrea, Viviana e alla mitica Profi.

  268. Ciao a tutti, non potrei mai avvalermi di un professionista della penna mi piace troppo scrivere.
    Da un paio di settimane divido la stanza con un collega (futuro capo) un po’ str…..
    Oggi è in trasferta, anche se per scrivere il tema come si deve avrei bisogno di più tempo.
    Di ricordi ce ne sono tanti, ricordo la cinquecento gialla, con mio papà alla guida mia mamma accanto, e io e mio fratello dietro, e una montagna di bagagli. Come abbiamo fatto a metterci dentro così tante cose per me resta un mistero.
    Ricordo le giornate al mare con l’ombrellone ed i viveri per una settimana.
    Ricordo quando andavamo alla stazione termini a salutare mia zia che ritornava a Parigi e una fila di ragazzini (cinque, i miei cugini) che ci correvano incontro perchè mia mamma aveva preparato la cena per tutti.
    Un po’ corto come tema, ma se non chiudo mi metto a piangere.
    Caterina

    P.S. Un grosso abbraccio a Andrea, Viviana e alla mitica Profi.

  269. Ciao a tutti, non potrei mai avvalermi di un professionista della penna mi piace troppo scrivere.
    Da un paio di settimane divido la stanza con un collega (futuro capo) un po’ str…..
    Oggi è in trasferta, anche se per scrivere il tema come si deve avrei bisogno di più tempo.
    Di ricordi ce ne sono tanti, ricordo la cinquecento gialla, con mio papà alla guida mia mamma accanto, e io e mio fratello dietro, e una montagna di bagagli. Come abbiamo fatto a metterci dentro così tante cose per me resta un mistero.
    Ricordo le giornate al mare con l’ombrellone ed i viveri per una settimana.
    Ricordo quando andavamo alla stazione termini a salutare mia zia che ritornava a Parigi e una fila di ragazzini (cinque, i miei cugini) che ci correvano incontro perchè mia mamma aveva preparato la cena per tutti.
    Un po’ corto come tema, ma se non chiudo mi metto a piangere.
    Caterina

    P.S. Un grosso abbraccio a Andrea, Viviana e alla mitica Profi.

  270. Cate… Cate… Cate… devo insegnarti tutto????

    Il futuro capo un po’ str**** lo devi addestrare ora! che non è ancora capo. Fagli capire che il tuo lavoro lo sai fare, le scadenze le conosci, non sbomballasse i santissimi se una tantum ti prendi 10 minuti per te (ogni due ore, come da contratto!), considerato che nemmeno fumi… (io per esempio mi prendo le pause blog e quelle sigarette :-P)

    BASTA con questi uffici impostati come la scuola materna, dove il primo imbecille che recupera mezza promozione si arroga il diritto di fare il maestro! Che si lavori con coscienza e responsabilità ma senza cog***** tra i piedi!

    Scusate lo sfogo ma oggi è una giornata particolare!

  271. Cate… Cate… Cate… devo insegnarti tutto????

    Il futuro capo un po’ str**** lo devi addestrare ora! che non è ancora capo. Fagli capire che il tuo lavoro lo sai fare, le scadenze le conosci, non sbomballasse i santissimi se una tantum ti prendi 10 minuti per te (ogni due ore, come da contratto!), considerato che nemmeno fumi… (io per esempio mi prendo le pause blog e quelle sigarette :-P)

    BASTA con questi uffici impostati come la scuola materna, dove il primo imbecille che recupera mezza promozione si arroga il diritto di fare il maestro! Che si lavori con coscienza e responsabilità ma senza cog***** tra i piedi!

    Scusate lo sfogo ma oggi è una giornata particolare!

  272. Cate… Cate… Cate… devo insegnarti tutto????

    Il futuro capo un po’ str**** lo devi addestrare ora! che non è ancora capo. Fagli capire che il tuo lavoro lo sai fare, le scadenze le conosci, non sbomballasse i santissimi se una tantum ti prendi 10 minuti per te (ogni due ore, come da contratto!), considerato che nemmeno fumi… (io per esempio mi prendo le pause blog e quelle sigarette :-P)

    BASTA con questi uffici impostati come la scuola materna, dove il primo imbecille che recupera mezza promozione si arroga il diritto di fare il maestro! Che si lavori con coscienza e responsabilità ma senza cog***** tra i piedi!

    Scusate lo sfogo ma oggi è una giornata particolare!

  273. Cate… Cate… Cate… devo insegnarti tutto????

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    BASTA con questi uffici impostati come la scuola materna, dove il primo imbecille che recupera mezza promozione si arroga il diritto di fare il maestro! Che si lavori con coscienza e responsabilità ma senza cog***** tra i piedi!

    Scusate lo sfogo ma oggi è una giornata particolare!

  274. Cate… Cate… Cate… devo insegnarti tutto????

    Il futuro capo un po’ str**** lo devi addestrare ora! che non è ancora capo. Fagli capire che il tuo lavoro lo sai fare, le scadenze le conosci, non sbomballasse i santissimi se una tantum ti prendi 10 minuti per te (ogni due ore, come da contratto!), considerato che nemmeno fumi… (io per esempio mi prendo le pause blog e quelle sigarette :-P)

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    Il futuro capo un po’ str**** lo devi addestrare ora! che non è ancora capo. Fagli capire che il tuo lavoro lo sai fare, le scadenze le conosci, non sbomballasse i santissimi se una tantum ti prendi 10 minuti per te (ogni due ore, come da contratto!), considerato che nemmeno fumi… (io per esempio mi prendo le pause blog e quelle sigarette :-P)

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    Scusate lo sfogo ma oggi è una giornata particolare!

  280. Cate… Cate… Cate… devo insegnarti tutto????

    Il futuro capo un po’ str**** lo devi addestrare ora! che non è ancora capo. Fagli capire che il tuo lavoro lo sai fare, le scadenze le conosci, non sbomballasse i santissimi se una tantum ti prendi 10 minuti per te (ogni due ore, come da contratto!), considerato che nemmeno fumi… (io per esempio mi prendo le pause blog e quelle sigarette :-P)

    BASTA con questi uffici impostati come la scuola materna, dove il primo imbecille che recupera mezza promozione si arroga il diritto di fare il maestro! Che si lavori con coscienza e responsabilità ma senza cog***** tra i piedi!

    Scusate lo sfogo ma oggi è una giornata particolare!

  281. Ehi sono la prof!
    Basta smocciolamenti!
    QUi si batte la fiacca; eppoi non mi andate fuori tema.
    Cate, i ricordi sono la II parte; e la prima?
    Beccata!
    lo sai che tutti piangono 🙂
    mica sei originale :))
    Eddaiiii
    il pross tema, visto l’andazzo, sarà sul lavoro.
    Ma devo preparare la traccia.
    vi abbraccio tutti
    scriventi e leggenti (lettori)

    Mariaserena

  282. Ehi sono la prof!
    Basta smocciolamenti!
    QUi si batte la fiacca; eppoi non mi andate fuori tema.
    Cate, i ricordi sono la II parte; e la prima?
    Beccata!
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    Mariaserena

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    il pross tema, visto l’andazzo, sarà sul lavoro.
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    vi abbraccio tutti
    scriventi e leggenti (lettori)

    Mariaserena

  284. Ehi sono la prof!
    Basta smocciolamenti!
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    Mariaserena

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    Mariaserena

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    Basta smocciolamenti!
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    Mariaserena

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    Basta smocciolamenti!
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    Mariaserena

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    Basta smocciolamenti!
    QUi si batte la fiacca; eppoi non mi andate fuori tema.
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    Mariaserena

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    Basta smocciolamenti!
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    Mariaserena

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    Beccata!
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    vi abbraccio tutti
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    Mariaserena

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    Basta smocciolamenti!
    QUi si batte la fiacca; eppoi non mi andate fuori tema.
    Cate, i ricordi sono la II parte; e la prima?
    Beccata!
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    Mariaserena

  292. sul post 32.

    Sei la prof ?
    E perchè quella firma “utente anonimo?”

    Mmmhhhhh

    Andrea

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    Andrea

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    Andrea

  303. A te piace sfidare… 😛
    (tutto sommato anche a me :-P)
    Se candidato al 5 in condotta ahahahah

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  314. post 31

    Cara Viviana, non ho più energia per combattere, me adeguo e provo a fare comunque come mi pare.
    Non è il massimo ma si deve pur sopravvivere.

    post 32.

    cra profi, mi hai convinta, la prossima volta il tema me lo faccio fare da un professionista della penna.

  315. post 31

    Cara Viviana, non ho più energia per combattere, me adeguo e provo a fare comunque come mi pare.
    Non è il massimo ma si deve pur sopravvivere.

    post 32.

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  316. post 31

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    Non è il massimo ma si deve pur sopravvivere.

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  317. post 31

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  318. post 31

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  320. post 31

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  321. post 31

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    post 32.

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  324. post 31

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    Non è il massimo ma si deve pur sopravvivere.

    post 32.

    cra profi, mi hai convinta, la prossima volta il tema me lo faccio fare da un professionista della penna.

  325. Cate dissento!
    Mai arrendersi, mai farsi abbattere dagli eventi!

  326. Cate dissento!
    Mai arrendersi, mai farsi abbattere dagli eventi!

  327. Cate dissento!
    Mai arrendersi, mai farsi abbattere dagli eventi!

  328. Cate dissento!
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  329. Cate dissento!
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    Mai arrendersi, mai farsi abbattere dagli eventi!

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  333. Cate dissento!
    Mai arrendersi, mai farsi abbattere dagli eventi!

  334. Cate dissento!
    Mai arrendersi, mai farsi abbattere dagli eventi!

  335. Cate dissento!
    Mai arrendersi, mai farsi abbattere dagli eventi!

  336. Sento profumo di disputa.
    🙂

  337. Sento profumo di disputa.
    🙂

  338. Sento profumo di disputa.
    🙂

  339. Sento profumo di disputa.
    🙂

  340. Sento profumo di disputa.
    🙂

  341. Sento profumo di disputa.
    🙂

  342. Sento profumo di disputa.
    🙂

  343. Sento profumo di disputa.
    🙂

  344. Sento profumo di disputa.
    🙂

  345. Sento profumo di disputa.
    🙂

  346. Sento profumo di disputa.
    🙂

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