Una decina di mesi di condanna, confermata in Cassazione, per l’insegnante vicentino che ha minacciato una studentessa di bocciarla e in più esigeva regali e faceva ripetizioni ai suoi stessi studenti, non sono né tanti, né pochi, né uno scandalo.
Sono una assurdità; sono la conferma che il pianeta scuola può funzionare bene, per merito di bravi docenti, ma può essere un asteroide fuori di testa.
Se è vero che il docente si è vendicato per l’arrogante invadenza di una mamma, se è vero che il comportamento del docente è stato assurdo e violentemente diseducativo, è anche vero che la scuola non può essere gestita anarchicamente come questo caso, che si spera sufficientemente isolato, potrebbe far credere.
La genitrice ha insultato il docente durante una riunione a scuola?
E perché glielo si è lasciato fare?
Il prof minacciava?
E perché non è stato richiamato alle regole e un a comportamento corretto?
Il prof estorceva regali e ripetizioni?
Perché non è intervenuto un dirigente scolastico? Era in aspettativa?
Gli insegnanti, per primi, sanno bene che la scuola non è, o non dovrebbe essere il libero paese dell’anarchia.
Ci sono leggi, circolari e regolamenti; gli insegnanti hanno diritti e doveri scritti, i presidi sono dirigenti dello Stato e rispondono ad ispettori e dirigenti del Ministero.
Come è potuto accadere che la questione sia stata regolata dalla Magistratura?
Che c’azzecca la Magistratura? I genitori non hanno trovato un preside a cui rivolgersi?
E’ evidente che una denuncia è partita per riempire un vuoto; non solo nell’amministrazione e nel processo disciplinare interno, ma anche un vuoto educativo rotondo e profondo.
Forse la famiglia era abbastanza bellicosa e determinata da non lasciar correre; ma ritengo difficile, considerando le conseguenze, che prima di fare una denuncia non abbia tentato un chiarimento, vigoroso e agguerrito, nei confronti del docente.
La Pubblica Istruzione è una istituzione dove la burocrazia e le regole abbondano; nelle singole scuole norme e circolari piovono quotidianamente fitte fitte come la grandine e tutto può essere regolato.
Tutto, a quanto pare, tranne la negligente inazione menefreghista.
Quella che genera rabbia e denuncie.
Cosa ha ottenuto, infatti, la denuncia? Un’ovvia condanna che forse può costringere a riflettere, ma certamente non ha risolto la vicenda della ragazzina iperprotetta che si dichiarò traumatizzata e che infine, come la protagonista dell’ode pariniana “idol placato/ delle vittime umane isti superba.”
Cosa ha ottenuto questa condanna? Ha dimostrato che ove la inefficienza e l’ignavia regnano, regna anche l’ingiustizia.
E’ ingiusta, perché evitabile, la denuncia; inevitabile e, a quel che è dato sapere, giuridicamente corretta la sentenza.
Ma quella scuola, come altre, non doveva infatti essere messa nelle mani di qualcuno non in grado di gestire persone: professori o studenti che siano.
Tuttavia sconsiglio vivamente di abboccare all’amo della discussione odierna sulla decisione della Cassazione.
In particolare sconsiglio Garavaglia di dire le sue solite banalità “Non è così che si aiuta la scuola!”
E certo che no: la si aiuta passando dal mestiere di insegnante a quello della politica popolar-sussiegosa?
La si aiuta agitandosi dall’alto pulpito del governo ombra?
La si aiuta negando le evidenze, difendendo un eventuale insipiente o fannullone, e attaccando chi cerca di riordinare la scuola?
Invece prima tutto ok?
Cosa cambia questa sentenza?
La sentenza ribadisce ciò che sappiamo : alcuni insegnanti non dovrebbero occupare cattedre né insegnare; alcune famiglie sono esasperate e reagiscono come possono.
Questo round è chiuso e perso. Vediamo come va la prossima partita.
Ma smettiamola con le caste intoccabili.