Un’opinione :
ascoltare la coscienza per una riflessione sull’aborto
Avevo altro da scrivere, ma mi devo fermare. Avevo idee da esprimere, ma qualche volta è necessario esprimere anche sentimenti. Sulla questione dell’aborto le discussioni sono per me pesantissime : si parla di vita e di morte, come potrebbero essere leggere.
Non è facile parlarne, perché lo scudo ideologico è aperto a schermo di ragioni che solo i sentimenti, solo il cuore possono invece spiegare.
Mi trovo a scrivere aspettandomi già battute di scherno o di umorismo di convenienza. Ma come si fa a tacere? Come si fa a sopportare una propaganda gridata nel nome delle donne, quando a me sembra invece una propaganda gridata contro la vita? Un concepimento (tranne quei casi di estrema violenza che porti al concepimento) si può o si potrebbe evitare.
Perché bisogna invece intervenire sulla vita che sta prendendo forma e anima?
Le donne sono sole, si dice: ma in questo modo non saranno ancora più sole?
I maschi non c’entrano si urla: ma come si fa a dire che non c’entra un padre? Come si fa a dire sì consentendo prima e a dire no e a togliere da sè dopo?
Spetta alle donne l’ultima parola si afferma: ma la donna non concepisce per gemmazione, e dunque è giusto coinvolgere una seconda persona e poi escluderla?
Questo non rende davvero i maschi più egoisti e indifferenti: se la vedrà lei… è lei che deve decidere?
La maternità non è una malattia, non si “contrae”. La maternità si raggiunge con un’altra persona quando ne nasce una terza.
Già, la maternità. In passato, era un riconoscimento, una gioia, una grazia. Era un innalzamento sociale, un ruolo, un arricchimento il cui simbolo era l’alba della vita.
Adesso per qualcuno è un grumo di cellule inutili da gettare via. E chi la pensa così vuole imporre in tutti i modi le proprie concezioni spacciandole per "liberazione della donna". Non mi sembra che stiamo progredendo. La nostra società incoraggia l’aborto: lo incoraggiano i datori di lavoro perseguitando le lavoratrici madri, lo permette lo Stato che non assiste le donne e i neonati, ma riserva reparti per la 194; ma lo fa anche l’atteggiamento di chi non riesce a venire a patti con la sua natura.
Le cause dell’aborto: già le cause. Forse varrebbe la pena di rifletterne seriamente. Ce ne sono di gravissime. Ma se e quando la causa è “non mi sento ancora pronta”… allora è necessario mettersi a pensare, invece, a che tipo di generazione abbiamo cresciuto, a che tipo di donne adulte abbiano dato l’impronta a questo pensiero dominante. Non c’è da essere fieri di loro.
Donna volutamente sterile, chimicamente sterile, abortivamente sterile: ma quale donna e come?
Chiedo scusa dello sfogo, ma forse , da queste righe, sarà ancora lecito dissentire.