(in un POST un po’ lungo) –
Mariaserena diario – Il mio libro ed io
Non ho scritto sempre.
La mia è stata piuttosto una vicenda di lettrice, insegnante divulgatrice, e di studiosa.
Posso permettermi, senza troppo turbamento, di apparire immodesta ad eventuali lettori di queste righe. Mi definisco studiosa semplicemente perché non ho mai smesso, né smetto, di studiare, riflettere e rielaborare le mie letture. Insegnante lo sono stata a luogo, ed ho interrotto solo per esaurimento delle energie indispensabili a lavorare a livelli di eccellenza (come adesso si dice), o su standard dignitosi se si preferisce.
Non avevo mai pensato di scrivere, per vocazione. Però la mia dev’essere una vocazione tardiva; nel senso che mi sono accorta quanto mi piacesse scrivere solo da pochi anni.
Allora ho iniziato; ho scritto un intero libro sulla mia scuola, sui miei ragazzi e, indirettamente su di me. Si chiama “La classe non è.doc”.
Risultato: lettura affettuosa ed entusiastica dei ragazzi, lodi stralodi dai colleghi, circospetta attenzione di mio marito, indifferenza delle figlie (o almeno, se non sono indifferenti, simulano bene …J)
Poi ho raccolto tutte le mie energie psicologiche e, vinto l’imbarazzo, e l’ho spedito:
1) a un Autore di note antologie e letterature che si è dichiarato ammirato e divertito ha detto che lo avrebbe fatto leggere ma…. Non si è più sentito.
2) a quattro case editrici
3) alla SIAE … (in giro mi si dice sia meglio)
Solo una delle quattro case editrici ha risposto di aver letto ma….
“Nonostante l'idea da cui parte il romanzo sia interessante e divertente, in realtà però questa particolarità di fondo si perde nella trattazione e nel dipanarsi della vicenda. Il testo, pur avendo una sua compattezza, un linguaggio essenziale, scorrevole, costruito in modo veloce e dinamico, senza lunghe pause o digressioni, tanto da sembrare a volte una sceneggiatura, sembra essere, a nostro parere, troppo scarno, oggettivo, referenziale, privo di guizzi. Non che la dimensione privata sia trascurata, ma si ha quasi l'impressione che la vicenda, per quanto autobiografica, sia trattata come un ordinario fatto di cronaca (questa oggettività rende il testo poco narrativo), senza pathos e forza. Per questo motivo soltanto la nostra risposta non può che essere negativa.
Nella speranza di essere stati chiari, le facciamo un grosso in bocca al lupo.”
In realtà io stessa condivido le osservazioni sul fatto che la che la vicenda, per quanto autobiografica, sia trattata come un ordinario fatto di cronaca (questa oggettività rende il testo poco narrativo), senza pathos e forza.”
Tuttavia quella era anche la mia intenzione, dichiarata nella scheda di accompagnamento del “libro” dove scrivevo:
La classe non è.doc parla di ragazzi e di scuola.
Gli avvenimenti e le storie, le persone e i luoghi sono veri e reali; l'interpretazione che se ne è data è, e non potrebbe che essere, semiseria.
Ciò che accade agli studenti tra i sedici e i diciotto-diciannove anni, agli insegnanti (e ai dirigenti) nel corso di un triennio scolastico superiore non ha, in sé, nulla di particolarmente straordinario o eccezionale.
Tuttavia a chi scrive è parso che la quotidianità, raccontata senza la presunzione di esaurire l'universo giovanile e scolastico, ma con l'attenzione e la passione di sentimenti vivi e reali, abbia in sé un suo singolare interesse: quello di una verità soggettiva, ma condivisa.
In effetti i ragazzi che hanno ispirato il racconto, e ne sono i principali protagonisti, lo hanno letto e vi si sono riconosciuti. Sono stati felici di essere stati capiti e raccontati.
Chi l'ha scritto ha creduto che questa storia fosse così simile alla verità da non poter essere taciuta, e che ne comprendesse e ne rappresentasse molte altre.
L'ottica della scrivente è quella di chi osserva dall'interno, o molto da vicino, fauna e microfauna scolastica, ne analizza dinamiche e fenomeni.
L'autrice vorrebbe spesso che le cose andassero diversamente e, pur non possedendo nessuno strumento di potere, tende ad illudersi di poter cambiare e migliorare la scuola con il suo lavoro.
Il "libro" è stato scritto per raccontare queste cose ai propri studenti e a qualche collega. Terminate la scrittura e le revisioni, qualcuno ha affettuosamente consigliato di proporlo all'attenzione di una Casa Editrice.
C'e poco da aggiungere.
Oppure potrei aggiungere la risposta che ho inviato alla casa editrice…. Ma sì, eccola
Gentile Comitato di Redazione,
Ho ricevuto la vostra risposta negativa.
Ringrazio per l’attenzione con cui il mio manoscritto è stato esaminato.
Gli apprezzamenti espressi mi hanno fatto molto piacere.
Per quanto riguarda le vostre critiche, mi sembra corretto ammettere che esse rispecchiano le mie perplessità, ma anche le mie scelte.
Proprio per la cortese serietà dedicatami io credo che accetterete una risposta di spiegazione e una piccola nota a margine.
Il mio scritto è, come il titolo dichiara, piuttosto una sorta di cronaca scolastica dal vivo, ovvero una serie di “Note”, che un vero e proprio romanzo.
Ho voluto rappresentare la realtà specifica della scuola. Altri fatti (episodi drammatici e tragici o comici: dalla morte di studenti o professori alle violenze subite o provocate dai ragazzi, dai piccanti exploit di sesso accaduti tra docenti o bidelli o studenti, agli arresti e ai furti) anche se ugualmente veri e visti, come quelli narrati, avrebbero vivacizzato diversamente il testo e forse gli avrebbero dato quel guizzo che manca; ma a mio modesto parere avrebbero raccontato la scuola così come si racconta un romanzo dei tanti e di qualsiasi ambientazione.
(E questo accade ad esempio anche nei serial televisivi dove cambiano gli ambienti e i personaggi, dall’ospedale al distretto di polizia, dalle commesse ai protagonisti della storia romana o del ‘900, ma i fatti sono, più o meno, sempre gli stessi).
Mi perdonerete una piccolissima e forse impertinente rivendicazione: da insegnante di lettere conosco bene i meccanismi e i “trucchi” dei romanzi, dei romanzieri e dei riscrittori; ma non mi è sembrato giusto romanzare la scuola.
O forse non me la sono sentita.
Anche perché la scuola in questi anni subisce (giustamente) molte critiche e crisi; ma è l’ambiente in cui crescono i giovani ed è per me una cosa troppo seria e importante.
Ho tentato di far conoscere il mio scritto inviandolo a quattro case editrici; e vi sono grata della vostra squisita attenzione. Non farò, penso, altri tentativi.
Continuerò a scrivere e farmi leggere da chi vorrà; su carta e su… blog; (adesso si fa anche questo).
Maria Serena ecc ecc