Archivi del mese: aprile 2007

Un carretto, un gelato e… una canzone?

 


 

Perché, mi chiedo, basta a volte un foglietto, di carta, piccolo come un tovagliolino che fa da sottobicchiere ad una coppa di gelato, a richiamare un’immagine, un verso, un testo, un sentimento?

 



 

Forse perchè il foglietto rappresenta un bellissimo disegno, e anche se la mia foto non gli rende giustizia, ma per lo meno lo rappresenta…

E poi il gelato, o meglio il carretto dei gelati nel nostro comune ricordo è sempre lo stesso, quello di Lucio Battisti. Fissato dal testo di Mogol e dalla sua musica allora così nuova, ma ancora oggi così… così attuale.

 Il carretto passava e quell’uomo gridava "gelati!"

Ma quanti altri mestieri si avvalevano della bicicletta: io ricordo perfino il vetraio, l’arrotino, il ragazzo che consegnava la spesa e il pane, e….. e la bici andava e va!

Giovane violenza – note cellulari

Arriva sudato, e sconvolto strattona violentemente i suoi amici che lo trattengono:

"Che succede?" – "L’ammazzo a quello." – "Ma che succede?- "L’ammazzo!" – "Spiegatemi, fermi parlate…"- "Lo lasci perdere, è meglio…" – "No jelo dico; ho incontrato M. la ragazza mia sull’autobus, ieri m’ha lasciato, oggi stava ridere co’ uno. A lei jò dato no schiaffone, poi m’hanno buttato fuori dall’autobus… ma io quello l’aspetto e l’ammazzo." – "Così finisci in questura…" – "e che m’importa? E’ di famiglia, mio padre troppe volte c’è finito…" – "E tua madre?" –

Si ferma. Sbianca in viso.

"Quella, poraccia, piange sempre."

"Ti prego allora…." 

Ma lui già si è accasciato sul banco, la testa tra le braccia a faccia in giù: e trema.

"Lasciatelo perdere adesso."

Gli accarezzo la testa rasata e ispida. Vibra anche quella. 

 

ADOLESCENTI VIOLENTI? Ma che ne sapete voi…
 
"Io so’ uno tosto," mi dice, "io ho provato tutto," aggiunge. Poi si infervora. "Mio padre si sbraca sul divano, tira fuori le canne e dice, vuoi provare? Facciamoci una canna insieme.Mia madre non vuole che lo frequenti; vive con il suo compagno, ha una figlia con lui; la mia sorellina."
Gli chiedo "E com’è tua sorella?"
Qui si intenerisce.
"E’ uguale a me da piccola."
"E ci vai d’accordo con il compagno di tua madre?"
"E che ne so? Lui non mi può dire niente; va bene a lei. Lei e mio padre si odiano e lei non poteva restare sempre sola, ha 37 anni."
So che lui ne ha diciotto, e la sorellina ne compirà due.
"Mio padre è un fallito, fa il simpatico, ma è un deficiente, lavora quando ne trova; così mia madre dice che la devo aiutare."
"Economicamente?" chiedo.
"E certo, io a quindici anni scaricavo le cassette e facevo il fruttarolo due giorni a settimana, per questo facevo assenze a scuola. So fare tutto: scarico, pulisco la verdura, faccio il banco, so’ i prezzi, faccio le buste."
"E adesso?"
"Adesso no. Da quest’estate faccio i turni allo Sheraton; mi sono imparato a fare i cocktail, a servire ai tavoli, ad apparecchiare: mica è facile. E poi c’è il servizio in camera, però lì..."
"Lì?"
"Capitano certe vecchiacce tutte truccate, coi labbroni rifatti, e ce provano. Che schifo."
"Ma dici davvero?"
Posso fumare?”
“Lo sai che qui non si può…”
Ci ho provato… insomma dicevo, quelle appena vedono un ragazzo giovane ci provano e ti infilano i biglietti da venti, anche cinquanta euro nei jeans. Fanno schifo.”
“E tu che rispondi?”
Io dico che mi aspettano ai servizi e scappo. Io so uno tosto, le droghe le ho provate tutte; quando dico tutte, vuol dire proprio tutte; e tante volte dai rave  non lo so manco io come sono tornato a casa.
Ma certe cose non le ho volute fare; c’erano ragazzine che si strusciavano, avranno avuto dodici tredici anni; m’hanno dato pure del frocio; ma io certe cose no.”
“Capisco”
No non puoi capire; però grazie che me stai a sentì”.
"Ma….no. Grazie a te. "
 

Domenica dell’Ulivo – Domenica delle Palme

Giovanni Pascoli – MYRICAE


con un’immagine simbolica e surreale,ma presa dal vero
NUOVA NIKON 30 aprile 040
e dedicata alla sua poesia, grande, ma delle piccole cose. 


In Campagna IV

 
 
La domenica dell’ulivo
 
Hanno compiuto in questo dì gli uccelli
il nido (oggi è la festa dell’ulivo)
di foglie secche, radiche, fuscelli;
quel sul cipresso, questo su l’alloro,
al bosco, lungo il chioccolo d’un rivo,
nell’ombra mossa d’un tremolìo d’oro.
E covano sul musco e sul lichene
fissando muti il cielo cristallino,
con improvvisi palpiti, se viene
un ronzio d’ape, un vol di maggiolino.